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ADDIO A TURI CONTI, IL VETERANO DELLA PESCHERIA DI MILAZZO

SI E’ SPENTO LA SETTIMANA SCORSA, MA COME SPESSO ACCADE, NON ABBIAMO SAPUTO NULLA DI QUELLA PARTENZA… E CI RIMANE IL RIMPIANTO DI NON AVERLO POTUTO SALUTARE PER L’ULTIMA VOLTA…

Un necrologio visto da lontano, in auto. Un nome che rimane impresso nella memoria, ma che al momento non riesci a collegare… Poi, dopo giorni e giorni, un improvviso flash back! Il nome ritorna in mente, e il dubbio che si potesse trattare di una persona conosciuta ti assale. Colleghi quel nome ad un volto amico, ad una persona cara, ai ricordi dell’infanzia, a mio padre… Ed allora fai di tutto per sapere se si trattava proprio di uno dei vecchi amici di papà… La conferma, impietosa, arriva nel giro di pochi minuti. E con la conferma, anche il recapito telefonico di Enzo, il figlio, vecchio compagno di scuola, amico degli anni spensierati dell’adolescenza, collega nel mondo del lavoro. E’ lui a dirmi che suo papà, il vecchio e caro Turi Conti, il più anziano dei venditori della pescheria milazzese, quando era un brulicare di clienti ed animava la vita del centro di Milazzo, si era spento qualche giorno prima. E’ lui a giustificare la mia assenza, perchè sapeva che non avrei potuto mancare, se l’avessi saputo, all’ultimo saluto dato a suo padre, andato a incontrare il mio. E’ lui a ricordarmi la vecchia amicizia e l’affettuosa intesa che c’era tra uomini di vecchio stampo, di un’altra generazione. Sono confuso di fronte ad una perdita simile: anche se avanti negli anni, aveva la stessa età di don Andrea… ma guai a definire vecchi i nostri genitori, qualunque sia oggi la loro età, e rassegnarsi. Inarrivabili per saggezza ed esperienza, suscitano tenerezza per la loro fragilità, che si accentua giorno dopo giorno. Querce robuste che ci hanno riparato da tutte le intemperie, diventano in un colpo vulnerabili ad ogni soffio di vento… e se perdono la loro forza, non vogliono cedere all’incalzare delle avversità, e si aggrappano di più alla vita che si allontana.

Mi ricordo, e lo scrissi nel libro “Dalla Sena in poi…”, dedicando un capitolo ad una delle nostre goliardate, quando mi chiese della vincita al Totocalcio, quasi cinquant’anni fa. Una vincita nella quale c’era anche il figlio Enzo, nemmeno quindici anni! Lo aveva sentito in giro, in quel pomeriggio di domenica, e cercava notizie più fondate proprio da me che avevo ideato lo scherzo. Ma lui non lo sapeva! … – “Ma quali soddi, non è veru nenti! Ma non dica niente a nessuno, altrimenti che piacere ci sarebbe! Appena arriva suo figlio lo raccontiamo pure a lui…”. Non sapendo se ridere per lo scherzo che era stato giocato, o piangere per l’occasione perduta di diventare milionario, se ne andò scuotendo la testa, come per dire “ma chi massa di mbrugghiuni…!”.

Un sorriso si stampa ancora sul mio volto, rivedendo l’espressione sconcertata e delusa del signor Conti, energico nel fisico, elegante nel portamento, come lo erano tutti i nostri genitori quando erano passati gli anni migliori della loro giovinezza, e se per noi erano “matusa”, incutevano timore e rispetto … 

Altri tempi, altre amicizie… ricordi incancellabili che oggi, più che mai, mi fanno rendere conto che gli anni passano e portano via i nostri affetti e le persone care…

Addio, signor Conti. Mi perdoni se non sono venuto a salutarla. Lassù troverà mio padre… lo ha trovato già, vero?  Gli dia un abbraccio anche per me. Avrete tante cose da raccontarvi… 

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