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ADMO, PER SCONFIGGERE LA LEUCEMIA.

Admo_LogoUN’INTERVISTA DI ATTILIO ANDRIOLO A CHIARA STELLA VETROMILE, PRESIDENTESSA DEL SODALIZIO A MILAZZO. PER SAPERNE DI PIU’ E PER NON ABBASSARE LA GUARDIA…

Fu il padre di Rossano Bella, un ragazzo morto di leucemia nel 1990, a fondare, assieme all’ing. Picardi, l’ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo), che ben presto si diffuse in tutto il territorio nazionale. In Sicilia fu Marzio Tricoli a costituire la prima sezione di ADMO, nel 1993 a Palermo. Nella nostra città l’ADMO è rappresentata dalla signora Chiara Stella Vetromile, nata in Calabria a Rosarno. La vediamo nella foto assieme al marito, il dott. Giorgio Maugeri, già direttore della sede INPS di Milazzo e dinamico promotore delle iniziative del sodalizio. Conosciamo da anni la prof.ssa Vetromile, e ci siamo rivolti a lei per poter capire meglio cos’è l’ADMO, quali sono i suoi fini, che attività svolge nel territorio.

D.: Lei è stata professoressa alla scuola media di Rometta e mi ha raccontato che amava l’insegnamento così tanto da non aver mai sentito l’esigenza di assentarsi.

R.: Si, è vero, al punto che nonostante mi sentissi già molto stanca, affannata per la leucemia che mi aveva aggredito, volli finire l’anno scolastico per consegnare i registri in ordine. Subito dopo avvenne la scoperta della malattia, “leucemia mieloide acuta”, una condanna a morte se pensiamo che nel 1995 la medicina non aveva ancora fatto i passi da gigante nella cura di questa terribile malattia.

D.: Quando le fu comunicata la diagnosi, che pensieri le passarono per la mente?

R.: Mi arrabbiai con il destino; non accettai la sentenza che trovavo ingiusta: avevo una famiglia con un marito che mi adorava e due figli, Aldo e Monica, da godermi e da proteggere ancora per molto tempo. Fu così che iniziò la mia lotta contro il male, una guerra fatta a colpi di ferrea volontà e di coraggio, che mi servì ad affrontare tutte le procedure e le terapie, anche le più dolorose, pur di sconfiggere il mostro: la leucemia. Che brutto nome però, incute paura ma poi, quando sai di poterla sconfiggere, ti fa compagnia e ci convivi nella speranza fondata di trasformarla in un ricordo, terribile, ma sempre un ricordo.

D.: Dopo il ricovero all’ematologia del Piemonte fu trasferita agli Ospedali Riuniti di R. Calabria e qui le proposero il trapianto di midollo osseo. Non voglio rievocarle un’esperienza dolorosa, ma, credo che raccontarla serva alla causa dell’ADMO. Non le pare?

R.: Si, ha perfettamente ragione. Meglio di tanti opuscoli o campagne di sensibilizzazione. Cominciamo dall’inizio, però. Bisogna trovare un donatore compatibile: io fui fortunata perché mia sorella fu tipizzata compatibile al 100%, a differenza di mio fratello al 70%. Per voi siciliani è sempre più difficile rispetto ad altri, trovare donatori anche in famiglia compatibili al 100%  perché la vostra terra è stata oggetto di invasioni di popoli diversi nel tempo e quindi il vostro HLA (il codice genetico d’identificazione dei tessuti ematopoietici) è molto complicato. La fase preparatoria al trapianto è molto delicata, in quanto il ricevente deve essere sottoposto ad una chemioterapia pesantissima per azzerare tutte le cellule del midollo fino alla scomparsa totale. Soltanto così il trapianto di cellule staminali può attecchire e consentire al midollo di iniziare la produzione di  cellule sane. Chiaramente in quel periodo il malato viene isolato da tutti e persino le terapie vengono eseguite dall’esterno della stanza attraverso un catetere venoso. Questo è il momento peggiore forse, in cui ti senti così debole che non hai la forza di alzarti dal letto. Solo la tua forza mentale a guarire ti può aiutare a superare quelle sofferenze.

D.: Sua sorella ebbe a soffrire per donarle il midollo?

R.: Assolutamente no! La gente pensa magari al midollo spinale, alla puntura della schiena. Niente di tutto questo: un tempo si prelevava il midollo dalla cresta iliaca dell’osso del bacino o dallo sterno con un intervento in anestesia generale, ma oggi si esegue una semplice puntura endovena, che ci permette tramite la tecnica della plasmaferesi, di isolare le cellule staminali dal resto delle cellule midollari, che così vengono reimmesse nel circolo ematico del donatore tramite un’altra puntura nel braccio contro laterale. Si figuri che mia sorella avrebbe voluto continuare, se necessario, a donarmi altro midollo. In pratica una volta che si raccolgono le cellule staminali, si sottopone il malato ad una semplice trasfusione e si aspetta la reazione del midollo, che a poco a poco comincerà a produrre le nuove cellule staminali, che vanno a sostituire le cellule malate nel sangue del ricevente. Non sempre le cose vanno bene perché il midollo può anche non rispondere alla donazione di cellule staminali, ma nel mio caso tutto andò bene e con l’aiuto di Dio mi trovo qui in mezzo a voi.

D.: Chi può iscriversi al Registro dei Donatori’?

R.: In Sicilia ci si può iscrivere dai 18. ai 40 aa. ,ma se ne esce all’età di 55 aa. Per iscriversi basta rivolgersi alle sedi AVIS, a Milazzo ad es. ce n’è una in via S. Giovanni, o alle sezioni ADMO, a Milazzo la sezione è rappresentata da me, che sono reperibile al 3287268447 o alla mail: chiara.vetromile@gmail.com . C’è un risvolto economicamente interessante nel dare la propria disponibilità: al momento del prelievo per la tipizzazione del sangue, si è sottoposti ad una serie di esami di controllo assolutamente gratis, come succede per i donatori di sangue e con i ticket, che incombono attualmente, è un’opportunità da non sottovalutare.

admo-fumetti-donazioneLa mia intervista si conclude. Ho continuato comunque a parlare con una donna che ha sacrificato sull’altare della sua malattia il lavoro che amava tantissimo, ma che resta un esempio di tenacia, di coraggio, di forza di vivere per tutti noi! L’invito che Chiara Stella Vetromile rivolge ad iscriversi al Registro dei donatori di midollo è lo stesso di Rossano Bella prima di morire: non lasciamoci trascinare da quella che Papa Francesco ha chiamato “globalizzazione dell’indifferenza!”. Non giriamoci dall’altra parte, non alziamo le spalle in segno di disinteresse: con un semplice gesto, assolutamente indolore, possiamo salvare uno di noi o magari un bambino con un grave malattia ereditaria che ci aspetta in qualche parte del mondo, perché potremmo essere gli unici a ridargli quella vita che lo sta lasciando. Promettetemi di pensarci, anche solo pochi attimi, l’ADMO è lì, che vi aspetta.

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