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ALBUM DEI RICORDI: IL BAR CASTELLI E I SUOI DIPENDENTI

SALVATORE “TURI” SALMERI E VINCENZO CAMBRIA, due fra i tanti dipendenti del glorioso ritrovo milazzese di Piazza Caio Duilio…

IL BAR CASTELLI, aperto da Francesco Castelli nel 1953, era un locale di moderna concezione che abbinava al tradizionale banco per la somministrazione di caffè e di bevande alcoliche o analcoliche, anche una fornitissima salumeria, affidata ad un giovane Santo Calascione, che si era formato presso la bottega che il fratello del titolare, Giovannino Castelli, e la moglie Maddalena Maiorana avevano in pescheria. Le insegne che campeggiavano sulle tre porte di ingresso del locale riportavano le scritte “Bar Castelli – pasticceria, gelateria, salumeria, drogheria, coloniali”, quest’ultimo vocabolo per indicare la vendita di prodotti non italiani, ma provenienti da altri paesi, le ex colonie! Davanti al bancone del bar, appeso ad una parete, adiacente alla porta che immetteva nell’atrio del Carmine, c’era un multicolore dipinto realizzato da Andrea Di Natale, che riproduceva un paesaggio esotico e del quale si sono perse le tracce dopo il restauro del locale, nella prima metà degli anni 70.

Già dalla seconda metà degli anni 50 il bar Castelli era destinato a diventare il centro di attrazione e il ritrovo di una clientela sempre crescente e variegata, e nel corso degli anni furono assunti moltissimi dipendenti, dal semplice ragazzo per le consegne a domicilio all’apprendista banconista, dal lavorante in pasticceria, al gelatiere, al cameriere ai tavoli. Difficile ricordarli tutti per ovvi motivi. Attorno a papà, che in segno di rispetto e per la sua professionalità veniva chiamato “Maestro”, sono cresciuti i vari Pippo Sergente, Nino Milone, Nino Maiorana, i fratelli Franco e Turi Salmeri, Tindaro Sergente, Vincenzo Cambria e suo fratello Sarino, Vincenzo e Mario Salmeri, Carmelo Maisano, Pippo Santangelo, Sarino Alioto, Franco Salamone, tutti più o meno ribattezzati con soprannomi curiosi e simpaticissimi affibbiati il più delle volte dalla clientela, e per finire a Salvatore Indelicato e Pippo Silipigni, che negli anni del boom economico diedero un notevole impulso alla gastronomia, alla gelateria, alla pasticceria. Di quelli nominati parecchi continuarono ad esercitare la professione appresa, diventando rinomati barman, e specializzandosi in pasticceria o in gelateria, continuando a riproporre negli anni i cocktail, le prelibatezze dell’arte dolciaria, le inimitabili granite o i gelati spesso creati all’interno di quel locale.

Ancora oggi i “ragazzi” di allora, giunti al Bar Castelli con i pantaloncini corti, anche se hanno da un pezzo superato l’età per la pensione, continuano a divertirsi destreggiandosi nell’arte pasticciera che hanno voluto trasmettere anche a chi ha voluto seguirli per apprendere i segreti: un lavoro oscuro per chi passa ore ed ore chiuso all’interno dei laboratori dei bar, ma ricco di soddisfazioni per il locale che deve spesso la sua popolarità alle gustose prelibatezze preparate da Maestri gelatieri che nel corso degli anni sono riusciti a testimoniare con i fatti una passione mai venuta meno. Un segno di rispetto anche per chi aveva creduto in loro, e la consapevolezza di non avere deluso le attese del vecchio Maestro riempie d’orgoglio due fra i tanti che conservano intatto il ricordo di don Andrea! Due, scelti a caso, Turi Salmeri e Vincenzo Cambria, che con commozione ricordano quegli anni lontani, fatti di semplicità e di amicizia, in un’atmosfera diversa che si viveva a Milazzo, la Milazzo dei primi anni 60…  

(il presente brano è stato tratto dal libro DALLA SENA IN POI, seconda parte, scritto da Santino Smedili)

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