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ARIA MARINA (S)PROTETTA

COMUNICATO STAMPA DEL CIRCOLO COMUNISTA “VENTUNOUNOVENTUNO” DI MILAZZO: NESSUNA PENALIZZAZIONE PER L’ATTIVITA’ DEI PESCATORI. INDICAZIONI PER UN MIGLIORE RIPOPOLAMENTO DELLE AREE LIMITROFE. TIMORI PER UNO SFRUTTAMENTO DA PARTE DI PRIVATI, A FINI ECONOMICI… 

Ormai è deciso: la Riserva Marina di Capo Milazzo è una realtà.

La cittadinanza potrà finalmente godere di quest’oasi di pace e tutte le specie, animali e vegetali, avranno garantita la giusta quiete, per ripopolare fondali martoriati e ingiustificatamente prosciugati dai saccheggi perpetrati per anni.

Uno scempio che, pur essendo sotto gli occhi di tutti, non è mai cessato.

E’ sufficiente fare una passeggiata in Marina Garibaldi, ove vige il divieto di ancoraggio e pesca riportato sulle carte nautiche, per accorgersi di quante reti da posta stazionino sistematicamente a pochi metri dalla riva.

Ma la contraddizione che emerge è quella di un rettangolino dedicato alla zona A, che non sarà mai sufficiente a dare vita a quella riproduzione di cui tutti gli interessati decantano mirabolanti risultati.

Non si pretenderà di educare i pesci a soggiornare costantemente in un ambito, così ristretto, di area interdetta? Oppure si vuol far credere che le boe di segnalazione vengano giustamente interpretate da saraghi e donzelle!

In questi giorni si è levata una protesta, per un fantomatico divieto apposto su “tre secche”: populisticamente, qualcuno ha abbracciato la ribellione, perorando strumentalmente la causa, in vista degli appuntamenti elettorali.

La “secca vietata” è UNA SOLA, di conseguenza, non esiste alcuna  penalizzazione per l’attività dei pescatori professionisti!

Noi, del Circolo Comunista “Ventunounoventuno” di Milazzo, affermiamo che, se il “Ripopolamento Marino” è l’unico e reale obiettivo per la Riserva, la secca di Levante e la secca di Ponente dovrebbero essere interdette, entrambe, a pesca di ogni genere, transito di imbarcazioni, ancoraggio, escursioni subacquee e turismo.

Inoltre, se proprio si vuol bene alla popolazione marina, nell’area limitrofa alle due secche, che noi riteniamo strategiche per il ripopolamento, è d’obbligo applicare una regolamentazione che, almeno, alterni i periodi per lo sfruttamento. Perché le secche sono i luoghi entro i quali le specie marine possono trovare il giusto habitat, per stanziare, accoppiarsi e prolificare.

Noi stiamo incondizionatamente dalla parte di pesci, polpi, gamberi e affini.

E proprio per questo motivo, un interrogativo sconvolge ogni più logica affermazione, ascoltata in tante interviste e riportata dai quotidiani locali.

“Perché una tale enorme Riserva dedica così poco spazio ai padroni di casa (i pesci), mentre al predone uomo viene concesso (previa autorizzazione), tutto quello che, in acque libere, è comunque permesso fare?”

Ricordiamo che, nei lontani anni 90, lo stesso disegno fu bocciato anche dall’autorevole voce di Folco Quilici, che ritenne un siffatto contesto inutile per ristabilire la pescosità dei fondali marini, martoriati da una pesca incontrollata e altamente invasiva, perpetrata per decenni.

Stando così le cose, evidentemente questo progetto è destinato alla delimitazione di un’Area che dovrebbe essere “Protetta”, per modo di dire.

Una zona in cui sia possibile praticare la pesca professionale e quella agonistica lascia ampio spazio a dubbi e perplessità, considerato soprattutto il fatto che la regolamentazione dell’Area Marina Protetta non prevede, in nessun punto o articolo, il rispetto e il conseguente controllo degli “Attrezzi da utilizzare” e delle “Misure Minime” catturabili, previste dalla norma nazionale (DPR 1639 del 02/10/1968) e dalla Direttiva Europea (Regolamento (CE) N. 1967/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006).

Ci si augura che la Commissione che gestirà questo patrimonio faccia emergere queste criticità che, nel circondario, mai sono state applicate, per far rispettare le vigenti leggi in materia di taglia, anche sui banchi delle pescherie.

Ultimamente, si sta anche diffondendo la voce di uno o più famigerati campi boe…

Dobbiamo forse pensare che la Riserva Marina del Capo sia un lucroso affare per privati?

Siamo, forse, di fronte a un becero travestimento che tende ad appropriarsi di un’area seducente, al fine di sfruttarne vantaggi e benefici?

Sussiste, a nostro avviso, il rischio concreto che tutto questo sia solo una manovra dei soliti furbetti, per altro ben noti; i quali, per mero opportunismo politico o personale, tra contrattazioni e compromessi, stanno progettando l’ennesima, squallida manovra, a danno della città e dell’ecosistema!

 

                                    Circolo Comunista “Ventunounoventuno”

                                                              Milazzo (ME)

                                                Cristoforo Tramontana

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