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BASTIONE, I FURBI E I FESSI!

BASTIONE DUEGLI ARGINI DEL TORRENTE MELA NON SONO STATI RICOSTRUITI. E C’E’ CHI ENTRA ED ESCE A SUO PIACIMENTO… LO SFOGO DI DUE RESIDENTI… 

Ricordate cosa accadde lo scorso ottobre? E ricorderete anche le promesse, vero? Se a L’Aquila si stenta a ripartire, a Bastione, al confine con Barcellona, le cose non sono migliori: forse si aspetta la prossima alluvione, la prossima “bomba d’acqua” per riproporre lo spettacolo desolante di politici “che contano” aggirarsi fra le macerie e promettere. Ma promettere cosa? Una scena vista e rivista decine di volte, da Longarone al Belice, dall’Irpinia al Friuli, pronti a indossare la maschera d’occasione, la commiserazione di circostanza, aprire il rubinetto per fare uscire lacrima di coccodrillo, stringere qualche mano flaccida piuttosto che quelle callose dei lavoratori, degli anziani che ancora aspettano un risarcimento che non arriverà, perchè loro, non sapendo dove andare a vivere, sono rientrati in fretta nella loro casa, nonostante il fango, nonostante abbiano dovuto buttare le poche masserizie, nonostante l’umidità che tarda ad asciugare. Una colpa la loro, è stato detto, e proprio per questo rischiano di non percepire alcun indennizzo: se sono rientrati a casa, vuol dire che “danni non ce ne sono stati “. “Che siamo stati fessi, vero? – ci dice un residente di Bastione che ha perso tutto – Ci sono i furbi, quelli che hanno un’altra casa, e sono andati a vivere lì… E dimostrando per questo che loro, a Bastione, da quella notte non sono più tornati!“. Tutti hanno avuto danni, ma non tutti percepiranno, proprio per questa insolita valutazione, un risarcimento! Ma la cosa che più preoccupa è un’altra, al di là di queste ammissioni che stupiscono ma non più di tanto. E’ la ferita dell’argine, lo squarcio che non è stato più ricostruito, per impedire che la prossima alluvione (perchè ci sarà, ne siamo certi…) possa assestare il colpo definitivo ai fessi, e fare la fortuna dei furbi! “Sono ricomparsi autocarri che scaricano sul letto del torrente ogni tipo di materiale edilizio; ci sono giovani che scorrazzano al suo interno con moto di grossa cilindrata, truccate e prive di targa; ci sono incontri occasionali fra uomini e donne che scelgono di appartarsi proprio lì per cornificare i rispettivi coniugi“, ci dice una signora che ha perduto tutto quella tragica notte, ma non vuole lasciare il rione nel quale è nata e cresciuta. “Non me ne andrò mai da qui, aggiunge, perchè questa casa ci è costata una vita di sacrifici. In questa casa sono nati e cresciuti i miei figli. I politici mi hanno delusa, mio marito viene sballottato da un ufficio all’altro, in attesa di un risarcimento per i danni. Dovevano costruire gli argini, hanno messo cumuli di terra: come se la furia delle acque si potesse impressionare. Alla prossima occasione, si riusciremo a sopravvivere, veglio vedere chi verrà a farci ancora promesse. Ancora una volta toccherà a noi rimboccarci le mani, e rimettere a nuovo la casa… Con i nostri soldi, piano piano… E non chiederemo a nessuno di farci la fattura maggiorata, perchè noi apparteniamo ai fessi. Non mi fate dire altro!“. 

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