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DEFIBRILLATORI, NON SOLO NEGLI IMPIANTI SPORTIVI PER SALVARE UNA VITA UMANA!

AFFRONTIAMO UN ARGOMENTO CHE MOLTI EVITANO, PERCHE’ PENSANO CHE NON POSSA ACCADERE MAI. EPPURE LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI SONO QUELLE CHE PROVOCANO, PIU’ DELLE ALTRE, LA MORTE… PROVIAMO A SAPERNE DI PIU’ E A CHIEDERNE L’INSTALLAZIONE ANCHE IN ALTRI PUNTI DELLE NOSTRE CITTA’.  O SAREMO POI PRONTI A DARE LA COLPA ALLE AMBULANZE CHE SEMBRANO NON VOLERE MAI ARRIVARE?

Ricordate l’assurda morte in campo di Piermario Morosini, giocatore del Livorno (nella foto)? Avvenne il 14 aprile 2012, nel corso dell’incontro di calcio tra il Pescara e il Livorno.

Il giocatore si accasciò a terra al 29′ del primo tempo, e l’autopsia attribuì il decesso ad una cardiomiopatia aritmogena. Alla morte del giocatore, che non aveva ancora compiuto 26 anni, fece seguito l’inchiesta della magistratura, che rilevò carenze nelle procedure di soccorso. In particolare, nonostante nello stadio ci fossero due defibrillatori, non vennero usati! Così come non venne usato il terzo in dotazione all’ambulanza! Al processo per omicidio colposo, il giudice Laura D’Arcangelo del Tribunale di Pescara ha inflitto un anno di reclusione per il medico del 118 di Pescara, Vito Molfese, e otto mesi per il medico sociale della squadra toscana, Manlio Porcellini, e il medico del Pescara, Ernesto Sabatini, riconoscendo le colpe dei professionisti che non hanno fatto ricorso al defibrillatore per salvare la vita al giovane calciatore. Da quel lontano 2012 tutti gli impianti sportivi sono alla ricerca affannosa di un defibrillatore, per evitare che episodi come quello dell’Adriatico di Pescara possano verificarsi ancora una volta.

Ma cos’è il DEFIBRILLATORE?

E’ un apparecchio salvavita in grado di rilevare le alterazioni del ritmo della frequenza cardiaca e di erogare una scarica elettrica al cuore qualora sia necessario. L’erogazione di uno shock elettrico serve per azzerare il battito cardiaco e, successivamente, ristabilirne il ritmo. Composto da due elettrodi, questi devono essere posizionati sul torace del paziente (uno a destra e uno a sinistra del cuore). Una parte centrale è dedicata all’analisi dei dati da essi trasmessi. Esistono quattro principali tipologie di defibrillatori: il defibrillatore manuale, il defibrillatore semiautomatico esterno, il defibrillatore automatico esterno e il defibrillatore impiantabile o interno. Ma ricordiamo che per salvare la vita ad una persona colpita da arresto cardiaco non basta avere a disposizione un defibrillatore, ma occorre anche utilizzarlo quanto prima: per ogni minuto che passa, infatti, le probabilità di sopravvivenza per la persona colpita da arresto cardio-circolatorio diminuiscono di circa il 10%. Per tale motivo, sarebbe opportuno cardio-proteggere il più possibile i luoghi in cui viviamo e quelli che più frequentiamo. Quindi, in una città come Milazzo, o Barcellona, o Messina, non basta installare un defibrillatore all’interno di un impianto sportivo, per intervenire in caso di arresto cardiaco, ma si rende necessario, proprio per salvare vite umane, prevederne l’installazione e la fornitura in punti chiave della città: un ufficio pubblico, il comune, una stazione ferroviaria, le scuole, persone nelle strade e nei pressi di farmacie… Giriamo la trattazione dell’argomento a qualcuno che voglia farsene carico, soprattutto per la salute pubblica, sperando che altri giornali seguano questo nostro appello, ritenuto da noi particolarmente importante!

 

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