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ECCO LA GROTTA POLIFEMO DEI TEMPI D’ORO…

GROTTA POLIFEMO INTERNO

UN EVENTO FESTEGGIATO AL SUO INTERNO, TAVOLI E COMMENSALI, ORCHESTRA E TANTI RICORDI… UNA RARA FOTOGRAFIA A COLORI DEL MAESTRO GIOVANNI RUSSO!

Riproponiamo un ricordo del caro Gigi Billè, pubblicato su “La Voce di Milazzo”, gen/feb. 2005, e ospitato anche sul libro “Dalla Sena in poi…” 

La prima conoscenza che feci della Grotta di Polifemo – o Grotta Polifemo, com’è nell’uso comune dei milazzesi – risale agli anni ’50, quando l’intraprendenza di alcuni possidenti della nostra città ebbe l’ardire di farne un night club, un luogo di intrattenimento che, vuoi per il luogo davvero ricco di fascino antico, vuoi per l’ottima musica che vi si faceva tutte le notti con orchestrine deliziose che invitavano alle danze, allora di moda, divenne un appuntamento fisso per la denarosa e mondana società messinese. A quel tempo non potevo permettermi minimamente il lusso di pagarmi l’ingresso, ma ebbi la fortuna di frequentare il night “Grotta Polifemo” gratis, perché un mio compagno di scuola era figlio di uno dei gestori del locale. Intimidito da tanto lusso delle belle signore ingioiellate e ammaliato da una musica che mi piaceva da morire, nonché dallo spettacolo delle coppie che ballavano nella pista circolare, perdevo la percezione del tempo e finivo col tornare a casa in ore che sorpassavano di molto la scadenza impostami in famiglia: con le conseguenze che è facile immaginare.

Quell’esperienza di un momento tutto sommato felice della mia vita mi è rimasta dentro, associata sempre alla memoria poetica che la Grotta di Polifemo suscitava in me studente liceale e fresco di studi classici esercitati con amore.

Si, certo, lo so che, nei secoli (lo storico milazzese Piaggia, citando un autore, il Sayve, annota nella sue “Memorie della città di Milazzo” che “il nome d’antro di Polifemo … sembra condurre alla più alta antichità”) la Grotta di Polifemo è stata adibita ad usi assai lontani dai meravigliosi accadimenti del mito (è stata, tra l’altro, una fabbrica per polveri da sparo; è stata antemurale bellico con tanto di cannone puntato verso il mare, nella seconda guerra mondiale; ed è stata, in tempo di pace, rifugio di pastori non propriamente in linea con la tradizione poetica idillico – teocritea), ma ho preferito sempre pensarla legata ad immagini di bellezza e di sogno e capace ancora di parlare a noi con l’intatta potenza evocatrice del mito, sia pure di un mito cruento, quello del mostruoso gigante Polifemo dall’unico occhio sulla fronte che, come racconta Omero, uccide senza pietà i compagni di Ulisse, fino a quando viene accecato dall’astuzia dell’eroe itacese.

La nostra razionalità di moderni abitatori di contrade supertecnologiche ci spinge a sorridere di queste antiche fantasie, eppure, a pensarci, sarebbe bello abbandonarsi ad esse di tanto in tanto, riassaporando il fascino di luoghi e tempi che la memoria ha sedimentato dentro di noi. Basterebbe rompere la corazza delle nostre certezze… Un grande poeta dell’800, Giacomo Leopardi, in gioventù scrisse il “Saggio sugli errori popolari degli antichi”, con l’intento dichiarato di demolire quelli che alla sua cultura illuministica sembravano, appunto, “errori popolari”, favolette nate dalle paure degli antichi, ma, a mano a mano che andava evocando quei miti, se ne lasciava incantare a tal punto da dimenticare quello che si era proposto e da scoprire in essi la genesi fantastica della sua poesia.

Ho messo sulla carta questi quattro pensieri, perché mi premeva richiamare l’attenzione dei lettori (di questo giornale) sulla Grotta di Polifemo, che dopo il letargo di molti anni, è tornata ora a interessare i nostri amministratori comunali. Se abbiamo compreso bene la notizia, la Giunta Nastasi ha deliberato di finanziare con settantamila euro un concorso di idee propedeutico a un progetto di valorizzazione dell’antica Grotta, ancora oggi meta, pur essendo chiusa da decenni, di vacanzieri e di gitanti ingannati da informazioni non veritiere e, pertanto, costretti a guardarla da fuori. È una iniziativa importante perché serve a togliere dall’oblio un bene affascinante, il cui recupero a una valorizzazione culturalmente degna potrebbe essere un autentico valore aggiunto nella politica turistica che si intende perseguire.

Ci auguriamo che le idee che potranno venire siano davvero buone, confacenti con la bellezza, con l’antichità dei luoghi, con l’essere, il bene naturale Grotta di Polifemo, collocato in un’area di grande interesse paesaggistico, archeologico, storico – culturale.

Su questo bene culturale, di proprietà privata, e sulla sua auspicabile valorizzazione, nel tempo, è stato scritto parecchio, e le idee, pertanto, non mancano. L’Amministrazione ne tenga conto.

Gigi Billè, La Voce di Milazzo, Gen/Feb 2005.

 

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