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IL TRUFFATORE CHE RIFILA GIACCONI HA UN NOME!

TRUFFAGRAZIE ALLA PRONTEZZA DEL NOSTRO DIRETTORE EDITORIALE. ORA TUTTI POTRETE SVENTARE LA TRUFFA AI VOSTRI DANNI!

E così lo abbiamo smascherato, un po’ come farebbero Jimmy Ghione, o le Iene! Ormai il giornalismo d’assalto dà i suoi frutti, e TERMINAL non si poteva sottrarre a questa nuova regola, per aiutare i lettori, e, tramite loro, grazie alla pubblicizzazione e ai consigli che stiamo dando, altri amici che non ci seguono, ma che possono essere facile preda di un numero sempre maggiore di malintenzionati! Ecco come si è svolto l’approccio, ed ecco in sintesi il dialogo. Ero appena uscito da casa, e stavo percorrendo la strada verso il centro. Un tizio, non quello della volta scorsa, mi si avvicina sorridendo e pronto ad abbracciarmi. Penso subito: “Aùra iè...” ma non lo dico. Penso ancora: “Chisti pènzuno chi iò haiu ‘a facci ‘i fissa e mi vonnu fari ‘u paccu!“. Ciao, carissimo, come stai? Lo anticipo: “Aspetta… tu sei…. Santino Smedili! Ma che fine hai fatto? Non ti vedevo da almeno… quanti anni sono passati? 25? NO, forse di più… Che mi racconti?” tutto in un fiato, forse sorprendendo anche il truffatore. “Accidenti, che memoria, ti ricordi ancora il mio nome, mi dice quello, come se fosse lui il vero Santino Smedili, e non io, io sono all’estero, ormai da tanti anni. Ci siamo persi di vista. Tu piuttosto… sempre la solita vita?“. Già, la solita vita, penso io… solo che ogni tanto qualche deficiente vorrebbe prenderti per i fondelli. “La solita vita? Beh, diciamo di sì… sono passati tanti anni… E tuo padre, mi ricordo di papà, don Andrea, lavorava al Bar Castelli, a quest’ora sarà in pensione…” aggiungo, per evitare un caso di omonimia: potrebbe esserci qualche altro Santino Smedili in giro, ma che anche lui abbia il padre che si chiama Andrea, che lavora al Bar Castelli, è impossibile. “Sì, papà è in pensione, ormai è grande, e si riposa!“. Mai risposta fu più veritiera, penso: papà si riposa da 15 anni, è morto nel 2000. Ma questo che ne può sapere? Gli do corda, lo lascio parlare e alla fine tira fuori dalla macchina il solito giaccone. Addirittura due. Stessa trafila, ormai il copione lo mandano giù a memoria, e fingo di abboccare. Non vuole nulla, è solo un regalo… Aspetto che mi offra a prezzo stracciato anche il terzo, per fare il pacco completo. Fingo di restarci male, per il suo inaspettato regalo, ma lui insiste: “No, mi fai restare male, mi dice, dopo oltre venti anni… ecco, ti prego di non insistere…“. E’ fatta! Però gli devo assestare il colpo di grazia e farlo scappare a gambe levate. “Scusa, il cellulare… ” fingo di rispondere al telefono… “Sì… sì… sì… Quando? Ci sono feriti? Dove? Porca miseria, arrivo… Se la pattuglia è fuori, venitemi a prendere, sono sotto casa…“. Quello mi guardava perplesso, e probabilmente pensava: “Feriti? Pattuglia? Ma chi cacchio è questo? Meglio che tagli la corda prima che arrivi qualcuno che mi faccia passare la voglia di fare pacchi…”. E allora io… “Scusami, Santino, era il comando. Un incidente grave, con feriti… Tienimi un momento i giacconi… il tempo di fare un’altra telefonata al 118… e chiamo anche l’ispettore… scusami se ti faccio perdere tempo… stavo per portarti al bar per un caffè… sempre contrattempi. E’ il mio lavoro. Mi chiamano giorno e notte, da quando sono il nuovo comandante…. Scusami… pronto, un’ambulanza con urgenza, a Milazzo. Sono il dottor…“. Ovviamente la telefonata è inventata… Mi giro di spalle. Sento un’autovettura partire, con i due giacconi e con il truffatore… Un bel pacco… solo che a rifilarlo sono stato io! Ecco, amici: se vi ferma qualcuno che non conoscete… dite che vi ricordate di lui, e chiamatelo proprio con il vostro nome… Non vi dirà mai il suo, ma starà al vostro gioco, e confermerà di essere proprio lui… come ha fatto con me. Poi, fingete la telefonata… esagerando! Se fate passaparola, e vi comportate come vi sto suggerendo, faremo piazza pulita!  

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