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INCENERITORE: LA MAFIA CONTRO I CITTADINI DELLA VALLE DEL MELA!

FALLITI FOTOEcco il comunicato dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente

Nel corso degli ultimi mesi l’Associazione Medici per l’Ambiente è stata ascoltata in varie Commissioni parlamentari e Consigli comunali per dare un contributo di chiarezza sui progetti di nuova industrializzazione pesante nel Comprensorio del Mela. E’ stato più volte ribadito che bruciare CSS non conviene né all’ambiente né alla salute e le motivazioni che si forniscono per giustificare questa pratica “sono pericolose ed inconsistenti”. Bruciando CSS invece di combustibili fossili si riducono di poco le emissioni di CO2 mentre “aumentano le emissioni di metalli pesanti“. La combustione del CSS ha un impatto negativo sull’ambiente derivante dai composti che questa genere, come diossine, furani, PCB, normalmente assenti nelle emissioni da combustibili fossili. Questo tipo di composti tossici emessi in atmosfera, presentano un particolato ultrasottile (PM 2,5; >0,1) che non viene sufficientemente intercettato dai sistemi di filtrazione e abbattimento negli inceneritori. Nel CSS è ammessa la presenza di cloro sino all’1% e ciò lo rende in grado di incrementare le emissioni di diossine e altri composti tossici clorurati persistenti in palese violazione della Convenzione di Stoccolma sui POPs ( inquinanti organici persistenti ). L’Italia è attualmente al terzo posto in Europa per numero di inceneritori operativi contravvenendo alle più recenti direttive europee, che chiedono ripetutamente agli Stati membri l’abbandono completo dell’incenerimento entro il prossimo decennio (quindi un inceneritore di CSS non farebbe altro che porre le basi per imminenti altre vertenze lavorative). Le lobby degli inceneritori fanno gruppo non solo perché hanno in comune interessi economici ma anche perché è il modo che hanno per sopravvivere.

La manifestazione di Domenica 27 Settembre ad Archi è stata l’ennesima manifestazione della VOLONTA’ popolare che va ben al di sopra di uno striminzito referendum limitato al solo Comune di S. Filippo già asservito ai colossi industriali  e che, in questo momento, sarebbe non strumento di democrazia come quello del 1989 contro la trasformazione a carbone della Centrale Enel, ma grimaldello della lobby industriale per esercitare un inutile ricatto occupazionale sulla Cittadinanza però dell’intero Comprensorio.

Le tremila e passa persone che hanno manifestato ad Archi non sono scese in “passerella” ma hanno reso testimonianza della disattenzione della politica con la “p” minuscola che ha venduto Salute e salubrità dell’Ambiente per meri vantaggi economici e logiche di scambio di voti. Tremila Cittadini hanno il DIRITTO di dettare qualunque agenda politica, a maggior ragione in ASSENZA palese delle Istituzioni locali.

I vari Sindaci di S. Filippo, nessuno escluso, non hanno avuto e non potranno mai avere alcuna patente di “ambientalista” perché hanno contribuito nel corso degli anni non solo al continuo degrado ambientale ma anche e soprattutto alla mancata bonifica dell’area, recitando (loro) litanie, assentendo ad ulteriori insediamenti industriali.

E’ ambientalista chi RISPETTA i CITTADINI e le naturali vocazioni del territorio. I lavoratori sanno benissimo che, in questo momento, sono “carne da baratto” per via di un Presidente della Regione che, pur conoscendo l’esubero della produzione nella nostra Regione di energia elettrica di ben del 10% in più, sta autorizzando nuovi elettrodotti e dismissione di impianti con conseguente incenerimento di rifiuti. La “mafia” non è un evento personale e personalizzato ma è quella che stanno subendo i Cittadini del Comprensorio del Mela da troppi decenni al punto che il Presidente Crocetta ha ABBANDONATO la Valle del Mela. I lavoratori saranno continue vittime di ricatti occupazionali per assoluta mancanza di programmazione a livello regionale se non coglieranno l’occasione per accogliere le osservazioni del vero mondo ambientalista. Troppe evidenze medico-scientifiche stanno dalla parte dei Cittadini!

Presso la Direzione Generale dell’Ambiente della Commissione Europea è in corso di valutazione una proposta di procedura di infrazione contro l’Italia proprio in relazione alle norme che hanno definito l’uso del CSS. In particolare motivo di contestazione è il fatto che tale CSS non potrebbe perdere la qualifica di “rifiuto“ come avviene in Italia in quanto, qualora venisse bruciato in impianti, mancherebbe di un presupposto necessario e cioè che “l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porti ad impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana” come recita l’art 6 § 1 lettera D della direttiva 2008/98/CE .

Milazzo 30 Settembre 2015                                                                                              Dr. Giuseppe Falliti

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