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MILAZZO E LA PETROLIERA IRANIANA

UN COMUNICATO DEL CIRCOLO COMUNISTA “VENTUNOUNOVENTUNO” DI MILAZZO. LA LINEA DETTATA DAGLI USA PENALIZZA IL NOSTRO PAESE, E NON FA ALTRO CHE ACCRESCERE LE AMBIZIONI IMPERIALISTE DI UNO STATO CHE NON NASCONDE IL PROPRIO RUOLO DI “PADRONE DEL MONDO”. 

Dal 23 Maggio scorso e fino a qualche giorno fa, ha “galleggiato” in rada davanti a Milazzo e alla raffineria una petroliera, la “White Moon” con a bordo migliaia di quintali di greggio. Ma da allora non ha mai attraccato ai pontili dell’industria milazzese. Perché? Se lo domanda “Il fatto quotidiano” che con un importantissimo scoop ha sollevato il caso che ora è all’esame della commissione industria del Senato il cui presidente, il M5S Gianni Girotto, avrebbe già contattato il presidente dell’ENI per saperne di più.

Ma qual è il problema? Dallo scoop de “il Fatto” si evince che, a detta dei vertici della Raffineria e dell’ENI , dai documenti di bordo si tratterebbe di greggio di provenienza irachena di tipo “Basrha Light”. Tuttavia, sempre a detta dell’azienda, le verifiche chimiche evidenzierebbero altre caratteristiche, non identificative di quel tipo di greggio che ne dimostrerebbero una diversa provenienza. Per altro, se così fosse, si configurerebbe, sempre a detta della raffineria, una violazione del contratto che la raffineria stessa ha stipulato con la ditta nigeriana “Oando” che è tenuta a fornire un greggio con determinate caratteristiche. Ma allora perché la petroliera è alla fonda, in rada,da quasi un mese? Sorge il sospetto che si tratti di un problema di politica internazionale e di “sovranità” nazionale. E sì, perché quel greggio, con quelle caratteristiche sembrerebbe essere di provenienza iraniana e, guarda caso, dal 3 maggio scorso, gli Stati Uniti d’America di Trump hanno introdotto sanzioni sul petrolio iraniano con conseguente embargo.

E allora? Cosa c’entra l’Italia con le misure di embargo di una nazione “amica” gli Stati Uniti, nei confronti di un’altra nazione, anch’essa amica?

A novembre 2018 il presidente americano Donald Trump aveva concesso alcune deroghe a Cina, Giappone, India, Corea del Sud, Turchia, Taiwan e Grecia e, appunto, all’Italia. Questi Paesi potevano continuare ad acquistare greggio dall’Iran. Obiettivo, quello di non infliggere uno choc al mercato. Il 22 aprile scorso, però, il dipartimento di Stato ha annunciato che a partire dal 3 maggio tutte le esenzioni, quella a favore dell’Italia inclusa, sarebbero state eliminate; e chi avrebbe continuato a importare petrolio dal Paese mediorientale avrebbe rischiato di finire sulla lista nera con possibili ritorsioni e provvedimenti. Visto l’alto numero delle aziende italiane che lavorano in Iran (Ansaldo Energia, Fata, Contship, Edison, Eni, Italtel, Gruppo FS, Pininfarina e Alitalia), il futuro per il nostro Paese sembra tutt’altro che roseo, anche se potrebbero esserci notizie positive nel caso in cui il nuovo strumento europeo che regola le transazioni (lo special purpose vehicle) diventerà effettivo.

Le sanzioni degli Stati uniti sono una misura unilaterale, che coinvolge “gli alleati” sulla base di una sudditanza servile, in particolare del nostro Paese visto che non risulta che ci sia in atto qualche azione di “peacekeeping” diretta dall’ONU nei confronti dell’Iran.

Altro che sovranismo biascicato dai “ducetti” di casa nostra. Se “lo zio Sam” ordina, il “bel paese” esegue ligio come un cagnolino da passeggio.

Noi comunisti diciamo che, qualunque sia stato il caso di questa nave, è ora di sciogliere una alleanza militare, la NATO, che, dal crollo del regime sovietico, serve solo alle mire imperialiste, soprattutto economiche, degli Stati Uniti, visto che non esistono più le esigenze dei paesi occidentali di difendersi da quelli orientali sotto l’egida dell’Unione Sovietica. L’unione Sovietica non c’è più, paesi che agivano nella sua orbita (l’Ungheria, la Polonia) fanno parte dell’Unione Europea, il mondo è cambiato e altre potenze economiche come la Cina e l’India si impongono sui mercati internazionali.

E mentre l’Italia “abbaia alla luna” la petroliera col suo carico inquinante ha galleggiato per quasi un mese sul mare di Milazzo e su quello più grande e pericoloso dell’indifferenza

                                                                   

                                        Circolo Comunista “ventunounoventuno” Milazzo (ME)

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