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MILAZZO, MORIRE DI SOLITUDINE…

UOMO E CANE 2VIVEVA A CAPO MILAZZO IL PROTAGONISTA DI QUESTA STORIA. UNA STORIA VECCHIA, GIA’ PUBBLICATA SU QUESTO GIORNALE. MA SAREBBE OPPORTUNO CHE QUALCUNO, E NON SOLO QUI, LEGGENDOLA COMPRENDA CHE NON E’ GIUSTO CONDANNARE A MORTE CHI NON HA UN TETTO E DORME AL FREDDO… E POI SCOPRIRE, IL GIORNO DOPO, CHE UN ALTRO BARBONE E’ MORTO …  

In pochi hanno saputo che se n’era andato, in silenzio, qualche mese fa. Gli altri lo hanno letto sul giornale, nella cronaca, non con gli altri necrologi. No, lui non poteva permettersi l’annuncio, non aveva parenti, né denaro messo da parte. Lo abbiamo conosciuto sempre solo… girovagare qui e là, in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti, meglio se offerto da qualcuno, di un luogo dove potersi riposare, la sera, in mancanza di una casa tutta sua…

Amici ne aveva molti. Anzi no: erano semplici conoscenti, pronti a salutarlo, a guardarlo con simpatia, ma all’occorrenza proseguire per la loro strada. E come sempre accade, a fine giornata rimaneva da solo, senza nessuno. Aveva trovato, per un certo periodo di tempo, un solo vero amico, ma abitava a Vulcano. Lui andava a trovarlo, di tanto in tanto, non avendo molto da fare. Saliva sulla nave quasi di nascosto, come se non volesse farsi vedere dagli altri. Tutti notavano che non aveva il biglietto, ma nessuno aveva da ridire sulla generosità dei marinai, perché sapevano che non avrebbe potuto pagare. E quella generosità lui la ricambiava con l’affetto, la riconoscenza. Quando ritornava, allo stesso modo, ripeteva il solito giro, per incontrare le solite facce, e per scoprirne altre che, incuriosite dell’amore che circondava questo strano personaggio, sempre taciturno, ma nonostante tutto sempre desideroso di ricevere sorrisi e affetto da chiunque, il giorno dopo erano pronte a salutarlo, a ricambiare i sorrisi e l’affetto che lui non negava a nessuno.

Aveva delle tappe obbligate, nel suo girovagare per le strade cittadine. Davanti ai locali pubblici erano gli altri a chiamarlo, perché lui non amava entrare. Qualche battuta, tanti sorrisi, e poi una vera e propria gara di solidarietà per offrirgli qualcosa da mangiare, a pranzo e a cena, e non farlo sentire solo… Poi, la sera, tornava a casa. Dicono che avesse trovato ospitalità a Capo Milazzo. A piedi la strada è lunga, specie per chi ha nelle gambe la stanchezza di una giornata. E allora il passaggio, da piazza Roma, dove era fissato l’appuntamento. Prendeva posto sull’auto di un amico che non gli faceva pesare la distanza e il fatto che non possedesse un veicolo, né chiedeva la compartecipazione alle spese… E lui ricambiava, con la solita affettuosità. Una sera l’auto l’attese invano a Piazza Roma. L’amico non sapeva cosa pensare: forse aveva trovato il passaggio, o non era sceso a Milazzo. L’attesa fu vana anche il giorno dopo, e per altri giorni ancora. Nessuno lo aveva visto in giro, nessuno aveva sue notizie. Forse non stava bene… Chi pensò di andarlo a trovare, lo vide esanime, disteso per terra. Se n’era andato in silenzio, solo, così come aveva vissuto, all’improvviso, senza un amico a fianco, senza un’ultima carezza. Succede spesso, anche nelle grandi città, che si muoia da soli, e che siano altri a fare la triste scoperta. Anche a me è toccato fare una scoperta del genere, tanti anni fa. E dicemmo, già allora, che è triste morire da soli, “come un cane”. Così come era morto Baffo, un cane che aveva vissuto da solo. Ma poiché a Milazzo le notizie corrono, tutti, dopo un paio d’ore, seppero della sua morte. Un cane… Un cane, il protagonista di questa storia del XXI secolo… 

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