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PACE DEL MELA, CON “DUE PRETI DI TROPPO” SI E’ CHIUSA LA STAGIONE TEATRALE.

“Due preti di troppo” chiude la stagione del Teatro di Pace del Mela con la benedizione di Madre Chiesa.

Che fantastica stagione! Abbiamo goduto di spettacoli di grande spessore umano e culturale che ci hanno fatto divertire e riflettere tanto… così come vuole il buon teatro. E’ stata di scena la famiglia con tutte le sue problematiche accezioni, i giovani sempre protagonisti e l’amore, tormentato, assurdo, ma sempre salvifico e perno del mondo. Mancava ed è arrivata la “Madre dei Santi\Immagine della Città Superna…”, la Chiesa, come la descrive Manzoni, che nei “Due Preti di troppo”è una Chiesa tanto povera, quanto immensa, come l’Amore di Cristo. Il testo di Antonio Grosso, autore e protagonista, ci porta in quartiere degradato, critico, del Casertano, in una chiesa abbandonata e davvero in condizioni precarie dove Gigino, un giovane dei nostri giorni, dei nostri tempi si è accampato, trasformandola in una sua dimora e centro di spaccio a servizio della camorra locale. Don Sabatino e don Ezio ricevono l’incarico di avviare un’opera di bonifica e, anche se sembra impossibile, il miracolo si realizza. Non certo senza duri colpi da sostenere, sacrifici, ma i due preti raggiungono l’obiettivo. Sabatino ed Ezio sono persone semplici ma tenaci. Don Ezio si immedesima nell’ambiente e si scontra con la gente di quel rione, ma resiste, riesce, con sapienti e adeguate terapie a riportare Gigino sulla retta via. Gigino troverà persino un nuovo lavoro… Don Ezio, grazie alla sua voce alla Gigi D’Alessio, diventa trascinatore di folle. Tutti i rischi sono messi in conto, ma non certo quello di ridurre di numero i due preti. Il lavoro teatrale che può dirsi commedia, malgrado don Sabatino perda la vita terrena, ha un epilogo felice: la comunità è salva, don Sabatino ne diviene angelo custode e don Ezio continua la sua opera salvifica. Lo spettacolo che, chiaramente, vuole essere un omaggio in memoria di Don Puglisi e di quei sacerdoti martiri che hanno lottato a prezzo della vita contro mafie e illegalità, ci presenta realtà ricorrenti dove i sacerdoti si scontrano con problemi di ogni genere, e ci indica quanto e come possa operare la Chiesa in situazioni difficili, solo quando riesce a spogliarsi di regole, convenzioni e di quelle impalcature che la allontanano dalla fragilità degli uomini. La comicità espressa dalla fresca interpretazione, dalla recitazione realistica, grazie anche al dialetto partenopeo degli attori protagonisti, ha divertito il pubblico, ma ha fatto si che tutti, per qualche ora, ci immedesimassimo nella vita senza strade di Gigino che come tanti giovani, aveva bisogno di Amore e sapeva trasmetterlo agli altri.

Rita Chillemi

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