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SAN GIOVANNI, UN TUFFO NEGLI ANNI 60…

carlotto diòk dikCONCERTO DI ROBERTO CARLOTTO, GIA’ DIK DIK, E NON SOLO PER I NOSTALGICI…

Un repertorio vastissimo, che spazia da SOGNANDO LA CALIFORNIA, storica California dreamin dei The Mama’s & The Papa’s, a INNO,  la Let’s go to S.Francisco dei The Flower Pot Men tradotta da Mogol. Un repertorio conosciutissimo, da SENZA LUCE (A whiter shade of pale dei Procol Harum), sicuramente il motivo migliore in assoluto e il più innovativo fra tutti quelli degli anni 60, a IL PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA, in cui l’estro e la bravura dei parolieri e del cantautorato italiano (fu composta dallo stesso Giulio Rapetti, con Cristiano “Popi” Minellono e Mario Lavezzi, ex “Camaleonti”) regalano ai Dik Dik ed alla musica italiana un successo senza tempo alla fine di un decennio favoloso. E proprio i “favolosi” anni 60 sono stati i protagonisti di sabato sera, 25 giugno, in piazza San Giovanni a Milazzo: artefici, Roberto Carlotto, alias Hunka Munka, soprannome che lo rese celebre nel suo passaggio con il complesso milanese nel quale ebbe il compito non certo facile di sostituire Mario Totaro alle tastiere; AntonioNello” Vivacqua, tarantino di origini calabresi, bassista che da anni rappresenta la voce possente e inconfondibile del gruppo; Matteo Criscuolo, il cui cognome tradisce le origini campane (“la costiera amalfitana è ricca di Criscuolo“, tiene a precisare), chitarrista e al tempo stesso maestro di quello strumento che con lui sembra acquistare la parola; Walter Costantino, calabrese, subentrato per rimpiazzare alla batteria Cucciolo, ossia Nunzio Favia, a sua volta chiamato a sostituire il mitico Sergio Panno, alla fine di un sodalizio durato fino al 2000, che con lo stesso Carlotto aveva rinverdito i fasti dei primi Dik Dik. Pubblico non più giovanissimo, quello che attendeva l’esibizione del gruppo: lo abbiamo visto assiepare le prime file, addirittura con le sedie portate da casa da ogni spettatore che aveva “guadagnato” le migliori postazioni incurante delle amplificazioni che diffondevano i suoni a centinaia di metri di distanza, fino al porto di Milazzo. Che ci fossero i coetanei degli stessi musicisti non c’era dubbio, è ovvio che un repertorio di mezzo secolo abbia i principali estimatori nei giovani di ieri; ma la popolarità dei brani, che sono arrivati fino a noi superando indenni il tempo e lo spazio, ha coinvolto anche i giovanissimi, che riconoscono le note dei classici e la qualità di una musica scritta con l’intenzione di permanere ai primi posti delle classifiche discografiche e di lasciare tracce indelebili! Entusiastici cori stimolati dallo stesso Nello Vivacqua, che non ha voluto prendere fiato nelle due ore e più di concerto, esibendosi in un applauditissimo duetto per chitarra con Matteo Criscuolo, quando è giunto il momento di tributare un omaggio a Lucio Battisti. E Lucio Battisti, lo ricordo a me stesso, è stato il primo autore italiano che i vecchi DIK DIK, quelli di Pietruccio, Lallo, Pepe, Sergio e Mario, hanno interpretato, quando sul retro di 1 – 2 – 3, cover dell’omonimo brano di Len Barry, era stata incisa SE RIMANI CON ME. Lo stesso cantautore di Poggio Bustone scrisse anche il retro di SOGNANDO LA CALIFORNIA, in coppia con Mogol, DOLCE DI GIORNO; mentre nel 1968 affidò al gruppo IL VENTO. In una serata in cui si sono rivissuti momenti forse dimenticati, Roberto Carlotto e i suoi “ragazzi” hanno regalato al pubblico anche HO IN MENTE TE, dell’Equipe 84: novità assoluta con l’accompagnamento dell’organo, notoriamente assente nell’interpretazione di Vandelli e C, che suonavano solo le chitarre (Ceccarelli e Sogliano, oltre al “Principe”) mentre il piccolo Alfio Cantarella era il batterista! Ancora emozioni riascoltando VOLANDO, che ci restituisce le magiche atmosfere di Sailing, di Rod Stewart, mentre PICCOLA MIA fa rimpiangere l’amore perduto per una donna; e HELP ME affronta il tema della conquista dello spazio, e ci introduce in un mondo fatto di suoni psichedelici e voci metalliche, grazie alla collaborazione fra Andrea Lo Vecchio e Shel Shapiro dei Rokes. Non sembra voler finire mai il concerto, nemmeno quando gli organizzatori fanno segno, a più riprese, che il prossimo brano “deve essere l’ultimo…”. Gli applausi della piazza e i giovani di ieri che si accalcano per stringere le mani ai loro miti hanno il sapore di una serata vissuta tanti anni fa. Ma le foto ricordo scattate a ripetizione con gli smartphone di ultima generazione ci riportano al 2016: ai nostri tempi questa tecnologia non esisteva! Gli anni sono passati, però i nostri eroi da vicino ci appaiono quelli di sempre: qualche capello bianco, qualche ruga sul viso, ma l’età è la nostra! E con le canzoni della nostra generazione ci hanno regalato, in una calda serata estiva, i momenti più belli ed emozionanti, che forse qualcuno aveva dimenticato o aveva lasciato chissà dove. Roberto Carlotto è contento, Nello Vivacqua non riesce a nascondere l’entusiasmo, mentre Matteo Criscuolo distribuisce foto e firma autografi, e Walter Costantino cerca di smontare la batteria, assalito da qualche “irriducibile” fan probabilmente più giovane. Anagraficamente parlando, ovviamente: perchè sabato sera, 25 giugno, in piazza a San Giovanni, il tempo si è fermato. Anzi, è tornato indietro, per due ore… e tutti abbiamo creduto di avere sedici, diciotto, venti anni!

 (nella foto, da sinistra, Walter Costantino, Roberto Carlotto, Nello Vivacqua, Matteo Criscuolo)

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