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10 marzo, 150° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI GIUSEPPE MAZZINI, eletto tre volte DEPUTATO dai messinesi

di LUIGI CELEBRE

150 anni or sono, il 10 marzo 1872, morì a Pisa, esule in Patria, sotto il falso  nome  di Giorgio Brown, Giuseppe Mazzini. L’anniversario mi dà l’occasione per ricordare che Mazzini nel 1866 venne eletto per tre volte consecutive deputato di Messina. La prima volta il 25 febbraio. L’elezione non venne convalidata perché Mazzini era stato condannato a morte nel 1858 dalla Corte di Appello di Genova.

Si rivotò il 6 maggio ed il Comitato presieduto dal medico Emanuele Pancaldo che si era dimesso da deputato il 1.4.1865 ripresentò la candidatura di Mazzini. Anche questa seconda volta i messinesi gli riconfermarono la fiducia rieleggendolo. Però anche questa volta l’elezione non venne convalidata dalla Camera dei Deputati.

Dopo il successo della seconda votazione Mazzini da Londra scrisse al comitato elettorale di Messina: “”una stretta di mano di fraterno riconoscimento a voi che tanto vi adoperate perché il mio nome uscisse due volte dall’urna.””

Si rivotò per la terza volta il 29 settembre 1866. L’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica internazionale era puntata su Messina. E Messina lo rielesse per la terza volta consecutiva deputato al parlamento.

Dinanzi alla tenacia dei messinesi e di fronte all’opinione pubblica internazionale, la Camera convalidò l’elezione. Però Mazzini non accettò per non giurare fedeltà alla monarchia.

Messina con la triplice elezione determinò la cancellazione della condanna a morte che era stata inflitta a Mazzini dalla giustizia della monarchia dei Savoia.

Nel ricordare Mazzini fondatore de “La giovine Italia”, de “La giovine Europa”, triumviro della gloriosa Repubblica Romana del 1849, ritornano in mente sia l’opinione del cancelliere dell’impero Austriaco principe Metternich che aveva definito l’Italia “una espressione geografica” che i versi del vate Giosuè Carducci.

Il Metternich così si espresse: “Ebbi a lottare con il più grande dei soldati, Napoleone. Giunsi a mettere d’accordo tra loro imperatori, re e papi. Nessuno mi dette maggiori fastidi di un brigante italiano: magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome Giuseppe Mazzini.”

Giosuè Carducci gli dedicò, fra l’altro, questi versi:

“………

egli vide nel ciel crepuscolare

co ‘l cuor di Gracco ed il pensier di Dante

la terza Italia; e con le luci fise

a lei trasse per mezzo un cimitero,

e un popolo  morto dietro a lui si mise.

Esule antico, al ciel mite e severo

Leva ora il volto che giammai non rise,

-tu sol- pensando o ideal, sei vero.”

Ma l’azione di Mazzini non si limitò solo all’azione di apostolato per l’unità della Patria. Guardò oltre tanto che il suo pensiero è ancora attuale ed anche valido per l’avvenire. La limitazione del suo pensiero all’unità della Patria è una contraffazione dell’immagine ad opera della “cultura della reazione” come ricordato a suo tempo da Arcangelo Ghisleri. 

Con “capitale e lavoro nelle stesse mani” Mazzini vedeva la trasformazione del lavoratore salariato in lavoratore imprenditore. Forse è bene ricordare che nel 150° anniversario della nascita di Mazzini sul periodico “L’Idea Repubblicana” dell’on. Giulio Andrea Belloni venne presentata la “Dichiarazione di socialismo mazziniano” che oltre alla firma di Belloni portava le firme di Vittorio Parmentola, Antonio  D’Angelo, Giovanni Marchi, Prof. Giuseppe Chiostergi, avv. Alfonso Luciani, ing. Raffaello Puddu, Prof. Giuseppe Garrani, ing. Remo Recchioni, tutti autorevoli studiosi e interpreti del pensiero del Mazzini. Alle firme dei proponenti si aggiunsero poi molte altre firme di adesione  tra le quali anche la mia.

Il socialismo di Mazzini venne definito nel manifesto Socialismo di Movimento ed in contrapposizione al socialismo di sistema. Nel manifesto si parlava anche di “Azionariato di Lavoro”.

Con la scomparsa improvvisa e prematura dell’on. Belloni cessò le pubblicazioni “L’Idea Repubblicana” e non vennero approfonditi i temi sostenuti nel manifesto. Nel 1982, 25°anniversario della morte di Belloni, “l’Archivio trimestrale” a cura di Vittorio Parmentola e con la presentazione di Giovanni Spadolini, pubblicò il volume “Socialismo Mazziniano”. Mi auguro che nelle doverose commemorazioni uno spazio venga dedicato ai temi economici-politici-sociali anche per trattare del manifesto sul socialismo mazziniano.

Luigi Celebre

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