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IL TORMENTO DELLA VERITA’, nuovo lavoro di Filippo LO SCHIAVO

lo schiavoSARA’ PRESENTATO IL PROSSIMO 11 MARZO ALLE ORE 16.45 NELL’AULA MAGNA DELL’ITT “E. MAJORANA”

Come un sasso lanciato in mare crea cerchi concentrici che, allargandosi, catturano la vista dell’osservatore e lo trascinano verso una suggestiva sospensione dello spirito, così la scrittura di Filippo Lo Schiavo (nella foto) avvolge il lettore con la propagazione di onde narrative che, diramandosi da un punto focale, prima si distendono con ampie volute e poi, con sapiente regia, sono ricondotte in uno stretto magmatico e ben definito sentiero in cui convergono le ragioni del romanziere, dello storico e del saggista. Procedimento stilistico già emerso in passato, ma che ne Il tormento della verità acquista maggiore spessore perché più accentuato è lo sfondo storico in cui si muovono i personaggi e assai marcate risultano le implicazioni di tipo filosofico e religioso che da esso si sviluppano, tant’è che dal concatenarsi delle vicende, attraverso stratificate scansioni temporali, si può delineare una trama corposa ma non indispensabile per rispondere ai numerosi e densi interrogativi suscitati dalla lettura.

I temi della Bellezza che sa farsi dono, attraverso l’artista, a tutto il genere umano, della Verità in conflitto con il dubbio, e quindi del rapporto sempre irrisolto tra fede e scienza, urgono, infatti, nelle pieghe della narrazione producendo un’energia dilemmatica non incline a sciogliersi nell’assuefazione al conformismo comportamentale dettato dall’uso o, ancora più grave se così IL TORMENTO fosse, nella supina accettazione della tradizione religiosa e miracolista.

È quest’energia dilemmatica, la cifra alta del romanzo, che, promossa da un evento localistico, il miracolo della lacrimazione del Crocifisso di Fra’ Umile da Petralia nella chiesa di S. Papino, il 15 aprile 1798, si arricchisce di una valenza universale, quanto mai intensa e lacerante, la stessa che a una grande poetessa come Emily Dickinson consentiva di cantare così efficacemente: “Domandò sottovoce: «Perché caduta?» / Spiegai: «Per la Bellezza» / «Io – per la Verità – sono una cosa sola / Siamo fratelli», disse…”.

Contrapposizione o forse armonia che inquieta e seduce; che incalza, turba, squinterna, rivelando nobiltà e miserie, del cuore e della mente. Ieri e oggi. E quale contesto storico più controverso, cupo e nello stesso tempo irrorato di allettanti prospettive, di quello illuministico, il periodo in cui si fronteggiano modernità e secolare conservazione, spazi nuovi di tolleranza e irremovibili chiusure, rinnovamento socio-politico e strenua difesa dell’esistente? Miracolo, quello del Crocifisso di Fra’ Umile, accolto “con cieca fede e credulità popolare”, che spegne il fuoco dell’anima, o invece quel fuoco s’alimenta al soffio di fede viva che favorisce il dialogo dell’uomo con Dio, s’incarna nella storia, ascolta il dolore del mondo, si china sulla sofferenza del fratello, sostiene il peccatore e lo accompagna lungo un cammino di speranza, dove non c’è più bisogno di ricerca di senso e non più vuoto è il cuore, perché il perdono rende splendente anche la notte più scura?. Bivio verso il quale l’autore indirizza il lettore con argomentazioni convincenti e lasciandogli libertà di scelta sulla strada da seguire.

La generosa fantasia del narratore consegna pure un’attraente storia d’amore e di morte incastonata in una realtà all’apparenza di verghiana memoria per “l’immobilismo sociale” dominante, dal ‘600 ai giorni del fascismo, ma sotto traccia venata di conturbanti increspature. Il profondo respiro del pensiero e il vento sotterraneo e impetuoso dei sentimenti, incontrandosi, concorrono a scavalcare ogni rigida circoscrizione territoriale e di genere rendendo accessibile a un pubblico eterogeneo una “materia” tanto complessa.

L’opera di scavo nella storia locale e non, l’esplorazione nei labirinti della ragione e il fraseggio imprevedibile del cuore si traducono in una fruizione multipla del racconto. Leggere Il tormento della verità significa rivisitare, sulla scorta di una consolidata documentazione, pagine importanti della devozione dei Milazzesi nei confronti del venerato Crocifisso di fra’ Umile; indagare senza pregiudizio sulle relazioni spesso dirimenti, ancora oggi purtroppo, tra religione e scienza, fede e ricerca; restare avviluppati, sino al tragico epilogo, nella rete dell’innamoramento di Alcmena e Basilio.

Un raffinato gioco di intersecazioni e rimandi incuriosisce, cattura, avvince.

Prof. Filippo Russo

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