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ALBUM DEI RICORDI: QUANDO A MILAZZO C’ERANO I SEMAFORI!

NON VOGLIAMO ANDARE TANTO INDIETRO NEGLI ANNI. MA TORNARE NEGLI ANNI 80 SI’. E TUTTI SI RICORDANO QUELL’ENORME PASTROCCHIO CHE… MA PROCEDIAMO CON ORDINE! 

… Un’altra novità dei primi anni 80 che non è stata accolta da consensi unanimi (a parte il carro attrezzi), è stata l’apposizione di semafori: da anni si era tentato, testardamente, di affidare a questi la regolazione dei flussi nelle zone di maggiore traffico. Dopo l’eliminazione di quelli esistenti in Piazza Caio Duilio e di Piazza Roma, ci si è resi conto che il traffico andava regolato solo agli incroci ritenuti nevralgici. Non importava se non fossero incroci ortogonali, anzi in presenza di diverse correnti ci si poteva sbizzarrire meglio, pensando di essere innovativi e suggerire ad altre città le soluzioni adottate a Milazzo. Accadeva perciò che nel largo dei Mille, nel quale confluivano più strade, si era pensato di risolvere in un colpo i problemi legati non solo al caotico flusso delle auto in entrata ed uscita, ma anche ai mezzi in attesa di imbarcarsi per le isole Eolie, agli autocarri che transitavano da via Luigi Rizzo (per i quali era stata creata una corsia preferenziale), a quelli in marcia a doppio senso su via Cavour, agli altri in transito da via Manzoni, persino alle auto in attesa di effettuare il pieno al rifornimento, agli autobus che da anni stazionavano in attesa dell’orario di partenza, e a tutti i pedoni che attraversavano senza procedere sui marciapiedi (che non ci sono!). Gli ordini di servizio del Corpo di Polizia Municipale dei primi anni 80 prevedevano un numero esagerato di Vigili, per controllare il traffico: il tormentone “Largo e Via dei Mille” o “Incrocio Migliavacca – Campanella” (dal nome di un commerciante della stessa strada), riportato sul foglio giornaliero dopo che il Vice comandante, giudice unico ed inappellabile, aveva scritto di proprio pugno, in brutta copia, i nomi dei malcapitati di turno, veniva sempre accolto da una imprecazione. Non era certo agevole controllare il traffico nella zona del porto, specie quando contemporaneamente si dovevano garantire imbarchi e sbarchi dei veicoli ai traghetti, immissioni dagli incroci, soste davanti alla Cassa di Risparmio, lunghe code alla biglietteria della Siremar.

Dopo diversi tentativi di sincronizzare le luci e i flussi, seguiti da accurate lezioni per farne capire il funzionamento a qualche vigile più propenso degli altri ad applicare le nozioni di elettronica, ed un assurdo reticolato sull’asfalto fatto di pittura bianca per individuare le corsie di canalizzazione, le strisce pedonali e quelle di arresto, il primo ad essere disattivato fu proprio il semaforo di Largo dei Mille: una struttura metallica fatiscente è rimasta come simbolo di una scelta inopportuna, e testimonia una spesa mai abbastanza quantificata: ai costi per l’installazione e la manutenzione dell’impianto vanno aggiunte le ore di stress degli utenti e dei vigili, senza escludere le conseguenti malattie, vere o presunte, di questi ultimi.

Ma l’installazione dei semafori fu la causa di fatti paradossali e al tempo stesso comici al crocevia Migliavacca – San Paolino. Qui l’impianto avrebbe dovuto regolamentare il traffico in uscita da Milazzo e quello in entrata, in buona parte penalizzato dall’esistente passaggio a livello. Un’efficiente segnaletica di canalizzazione garantiva la svolta dalla col. Magistri verso San Paolino e dalla Migliavacca verso la via De Gasperi e la vecchia stazione ferroviaria, unica strada in uscita da Milazzo (essendo la XX Luglio concepita in entrata e non esistendo ancora la via Tonnara – Nino Bixio). Ma non tardarono a presentarsi le situazioni paradossali anticipate: la mancata sincronizzazione delle luci semaforiche con il passaggio a livello esistente, dava il via libera ai veicoli in marcia anche quando le barriere erano abbassate, mentre, se le barriere erano aperte, imponeva lo stop a decine di autovetture incolonnate lungo la via San Paolino, impossibilitate a superare i binari. Furono molti i casi in cui le auto rimasero “imprigionate” fra le barriere, nonostante la luce “verde” del semaforo, e i malcapitati conducenti dovevano esibirsi in improvvise manovre per evitare di rimanere sui binari. Al fischio del locomotore e alla risata sarcastica del macchinista, che transitava quasi a passo d’uomo accanto alle auto, seguiva spesso un eloquente segno di rassegnazione da parte dell’automobilista, ma anche un’altrettanto eloquente risposta, sempre con le mani, da parte del dipendente delle Ferrovie, come per dire: “Che vuoi da me? Questi sono i politici che vi siete scelti!”.

Fortunatamente qualcuno si rese conto che la presenza dei semafori non poteva avere lunga vita. In una città con arterie non sviluppate in lunghezza potevano essere di intralcio ai veicoli che procedevano trasversalmente, e non sempre si è trovato il modo di gestire il traffico veicolare, durante le ore della giornata o nei punti nevralgici. …

(da VIABILITA’ E TRAFFICO A MILAZZO, di Alessandra Formica, edizioni Ass. Prov. Statistici della provincia di Messina, con la compartecipazione di CELGAS srl, realizzato per l’Ufficio Comunale di Statistica della città di Milazzo, anno 2008)

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