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ALCUNI DIPENDENTI COMUNALI CI SCRIVONO …

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:

Caro direttore, nonchè ex collega, abbiamo letto sul tuo giornale la richiesta avanzata da alcuni consiglieri, e non ti nascondiamo che ci siamo messi a ridere. Non tanto per il gesto inqualificabile nei confronti di un altro collega, che condanniamo apertamente, quanto piuttosto per la richiesta atipica avanzata dagli stessi consiglieri comunali. Che lo abbiano fatto per salvaguardare l’incolumità di noi dipendenti, poco c’importa, e ti spieghiamo subito il perchè: non crediamo che una presenza davanti ai nostri uffici, o la scorta quando usciamo da casa, o un presidio, come essi stessi lo chiamano, possa tutelare la nostra dignità!

Ci spieghiamo meglio, caro Santino, anche se tu hai già capito dove vogliamo arrivare: parliamo di dignità, e non possiamo dimenticare che in questi cinque anni di amministrazione siamo stati derisi, sbeffeggiati, i nostri diritti calpestati, addirittura noi stessi esposti al pubblico ludibrio e presentati alla cittadinanza come fannulloni, mangiapane a tradimento, delinquenti, farabutti, mafiosi, nullafacenti, buoni solo a rubare lo stipendio.

Parecchi di noi sono stati denunciati per ASSENTEISMO, parola che abbiamo imparato a conoscere solo vedendo immagini di altri colleghi di altri enti, in varie città d’Italia, che dopo aver timbrato il cartellino si assentavano per motivi inconcepibili; e mai e poi mai ci saremmo sognati che anche noi avremmo potuto essere accusati di un reato che non rientra nel nostro modo di lavorare. Accusa dalla quale ci dobbiamo difendere in tribunale, in un processo che oltre ad averci segnato, ha turbato profondamente le nostre coscienze, pesando sulle nostre famiglie, le nostre mogli, i nostri mariti, i nostri figli, i nostri cari.

Il tempo è galantuomo, e stabilirà se stare sull’uscio per fumare una sigaretta (sai benissimo che altri lo fanno, in barba alle leggi, nel loro ufficio) possa essere considerato un reato; se andare a portare una delibera agli uffici distaccati, quindi attraversare la strada, sia un reato; se andare a prendere in garage la macchina per accompagnare il sindaco sia un reato; se attendere davanti al comune dopo aver timbrato il cartellino che scatti l’ora di inizio lavoro sia un reato!

Perchè stiamo parlando di un episodio di anni fa che continua a pesare come un macigno? Il motivo è semplice, caro amico: non abbiamo trovato alcuna solidarietà. Non l’abbiamo richiesta, non la volevamo, siamo rimasti soli a lottare contro le accuse che ci piovevano addosso. Abbiamo sopportato anche le occhiate ostili di chi, per strada, ci indicava come delinquenti. Nessuna parola di vicinanza, nessun conforto, nessuna solidarietà, ripetiamo! Non l’avremmo voluta, nemmeno quando un collega non ha resistito al fango che gli era stato buttato addosso, ed ha deciso di farla finita! Sai cosa abbiamo provato quando, nel corso del dibattimento processuale, abbiamo sentito che il suo nome è stato depennato perchè “nel frattempo l’imputato è deceduto“? E come il suo, altri due nomi, di persone sicuramente fragili, deboli, incapaci di fare del male, anche loro usciti dal dibattimento perchè nel frattempo etrano deceduti!

Nessun politico, gli stessi che oggi predicano il cambiamento ed il nuovo, ha speso una parola. Che non vengano oggi a chiederci un appoggio, una preferenza. Non la meritano!

Certo ci sarà chi ha già dimenticato, e al momento opportuno si lascerà andare a scegliere, ad esprimere il suo voto, cancellando con un segno di croce o scrivendo un nome. Noi non dobbiamo niente a nessuno, nè vogliamo niente da nessuno. Per di più, a poco più di due mesi dall’appuntamento elettorale!

Si tratta di ferite che non si rimarginano, e tu, caro direttore, comprendi bene il nostro stato d’animo. 

Come vedi, non abbiamo fatto nomi dei politici, nessuno potrà risentirsi: ma a noi non interessano i loro nomi. Sappiamo soltanto che ci sono cose più importanti che dovrebbero essere fatte per tutelare la nostra sicurezza, il nostro lavoro, la nostra incolumità.

Lasciamo perdere il covid o gli assembramenti, il timore di contagio e la preoccupazione, a parole, di evitarlo. Vorremmo che la loro attenzione sia rivolta alle persone che attendono turni estenuanti prima di accedere in un ufficio, sotto il sole cocente e con decisioni che vanno riviste per la salute degli stessi utenti. Non parliamo della pulizia degli ambienti, dei bagni, dei luoghi di attesa… probabilmente nessuno se ne preoccupa, e noi ci siamo abituati, pur di sopravvivere! 

Ti lasciamo ricordandoti che le sopraffazioni, gli abusi, le violenze, le reazioni inconsulte, anche recenti, contro i vigili, sono figli illeggittimi di quel linciaggio mediatico che abbiamo dovuto sopportare, e che continuerà fino a quando non si farà chiarezza applicando nei confronti di chi ci manca di rispetto e supera i limiti della civile convivenza le leggi in vigore, che in questa città sembrano essere state cancellate.

Sei libero di pubblicare o meno quanto ti abbiamo mandato. E’ stato il nostro sfogo, sentito e appassionato. Forse abbiamo trovato il coraggio di manifestare la nostra rabbia dopo aver visto in che considerazione ci tengono i cittadini… Ai signori politici ripetiamo, per l’ennesima volta, di occuparsi della città, non di noi! Noi ormai siamo abituati ad essere nell’occhio del ciclone!

Abbiamo scelto il tuo giornale perchè sai che nei tuoi confronti la stima è rimasta immutata. E sappiamo che ci darai ascolto.

Ti abbracciamo.

 

Commenti

1 Commento

  1. Onore a voi auguro la verità venga alla luce

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