Cosa dire del signor “Maestro” Iannello? Non finirebbero mai di tesserne le lodi quei bambini che sono cresciuti, così come tante generazioni di Milazzesi, nutrendosi di educazione, rispetto, letture e buoni propositi che quel signore distinto giornalmente trasmetteva.
Non avevano considerato l’amicizia che li avrebbe accompagnati per tutta la vita, però! Classi numerose, bambini provenienti da famiglie diverse per ceto ed estrazione sociale, non tutti necessariamente coetanei, ma spesso con una differenza di età anche di quattro o cinque anni fra il più piccolo ed il più grande! Colpa di scarsa propensione all’apprendimento, di un rapporto conflittuale con i libri ed i quaderni, di una difficoltà ad esprimere, nelle parole, semplici concetti in lingua italiana, abituati a parlare sempre e solo in dialetto. Comportamenti che si riscontrano anche oggi, ma con la differenza che la scuola attuale utilizza parametri diversi, abbondando in voti che un tempo sarebbero stati assegnati solo se l’alunno avesse dimostrato di conoscere in maniera approfondita gli argomenti; di generose elargizioni a fine anno, per tutti, visto che la differenza di preparazione fra il migliore ed il peggiore consigliano valutazioni in eccesso rispetto a chi, con il Maestro unico di un tempo, sarebbe stato costretto a ripetere l’anno! Non sarebbe stato contento di tutto ciò quel Maestro che coltivava la classe come un giardino di fiori ancora in boccio.
Impeccabile nel vestire, sempre a posto la cravatta, era ogni mattina puntuale ad attendere i suoi alunni, e gioiva quando un raggio di sole illuminava quelle classi della vecchia scuola comunale, negli scantinati! Le sue parole, le sue spiegazioni, i suoi esempi, la vita quotidiana e i riferimenti ad un passato recente che lui aveva vissuto, come i nostri padri, estasiavano quei bambini che oggi lo ricordano per il suo modo di porgere, per quella sua bontà, per il quotidiano miracolo che riusciva a fare plasmando gli uomini del domani!
Se non tutti riuscivano a mantenere in perfetto ordine quei grembiuli neri sui quali spiccava un fiocco blu, sapeva anche che lo si doveva alle modeste condizioni economiche delle famiglie: e regalava loro la possibilità di sedersi su quelle panche, allineate nel vasto corridoio ai lati dei tavoli, per attendere i pasti caldi, la cotoletta o la cotognata della refezione. Un premio per i più meritevoli, i più buoni: quelli che avevano evitato, con il loro comportamento, la bacchetta. Quelli che per un giorno, e poi per il successivo, e per gli altri ancora erano contenti di essere stati fra i premiati.
Tutti quegli alunni con il Maestro Iannello avrebbero instaurato un rapporto di affetto. Così come con gli altri vecchi Maestri, quelli che ancora oggi ricordiamo scandendo i loro nomi come i giocatori della formazione di calcio della nostra squadra del cuore: Foti, Picciolo, Romano, Iannello, Orioles, Lombardo, Spadaro, Merenda, Calogero, Buemi, Fiorello, per citarne solo undici, ma con una panchina lunghissima fatta non di riserve, ma di altrettanti titolari, e di Maestre che non abbiamo avuto la fortuna di avere, al contrario di oggi. Anche quella era una prerogativa di anni lontani, in cui alle elementari i maschi più numerosi delle femmine, in cattedra!
Giuseppe Saja, Franco Impellizzeri, Tommaso Corsi, Vincenzo Falletta, Vincenzo Pergolizzi, Alberto Oldani, Pippo Freddura, Giacomo Legrottaglie…. sarebbe stato contento di loro il vecchio Maestro Iannello, con un pensiero rivolto affettuosamente a Carmelino Miano, a Franco Coppolino, a Santo Salmeri, ad Antonio Mottola partiti improvvisamente e prematuramente lasciando quel gruppo di compagni di classe. Ed un pensiero particolare per Nino Caragliano, “Cilindro”, che dalla Normandia segue sempre con affetto i suoi vecchi compagni, con l’augurio di vederli al più presto…
Ha tanto seminato il signor Maestro Iannello, insegnante di una scuola irripetibile sia dal punto di vista formativo ma soprattutto umano. La prova tangibile è l’affetto che ancora lega i suoi alunni, dopo 60 anni! Distanti fisicamente, in Francia, in Spagna, a Bologna, a Magenta, ma che quando possono sono sempre i primi a rispondere PRESENTE, per la gioia di stare insieme, così come hanno fatto al ristorante IL GABBIANO, alcuni giorni fa…
Anche se non sono più quei ragazzi in grembiule nero e fiocco blu, è rimasto l’amore che il vecchio Maestro ha inculcato. E’ il miracolo fatto da un uomo che ancora oggi suscita emozioni ed esercita un richiamo al quale non si può restare insensibili.
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