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AUGURI A PINO RAGUSI: sono 70!

Anche lui taglia il traguardo dei settant’anni, e in quella 3^ A del 1968/69 del Liceo Impallomeni abbiamo un altro “maggiorenne”! Settant’anni! Mamma mia, solo a contarli ci confondiamo… Sono tanti, ma ci sono tutti. PINO RAGUSI, il titolare dell’Hotel IL PRINCIPE, il mio compagno di banco, anche lui classe 1951, era uno dei più piccoli, e in quegli anni anche l’età aveva il suo peso.

Ma non si festeggiava tranne che in qualche sporadica occasione… e sempre a casa delle ragazze; perchè per noi maschietti organizzare una festa di compleanno senza la “materia prima”, ossia le donne, era sconsigliato! E poi Pino non avrebbe potuto festeggiare, perchè ad agosto la scuola era finita da un pezzo e per molti di noi c’erano gli impegni delle ripetizioni estive: a settembre gli esami di riparazione, per chi non era promosso a giugno. Poi, dopo quell’ennesima faticaccia, ecco giunto il meritato riposo prima di riprendere la scuola ad ottobre. E siccome ad ottobre si era stanchi di un’estate passata sui libri e sulla spiaggia, di cominciare a studiare se ne parlava a novembre o addirittura a dicembre, meglio se dopo le vacanze natalizie. Insomma… c’era sempre tempo per la scuola, le lezioni, le interrogazioni e le impreparazioni…

No, non è la storia di PINO RAGUSI, compagno di banco ed amico da sempre, alunno del prof. Cicciuzzo Iannello in quella classe in cui tutti i bambini, da Attilio a Enzo Russo, da Teuccio a Tanino Capone, da Luciano Pergolizzi a Giorgio, da Mario a Nino Bertè avevano il fiocco blu e guai a portarlo stropicciato. E’ la storia di quegli anni spensierati che moltissimi di noi abbiamo vissuto, alunni del Classico, del Magistrale, del Commerciale o dell’Industriale. E’ una storia lunga da raccontare, con episodi che spesso ritornano alla mente e vengono arricchiti da sempre nuove aggiunte, magari inesistenti ma esagerare rende la narrazione più efficace ed avvincente. E poi, chi può contestare certi fatti di cronaca accaduti, se non quelli che quegli anni li hanno realmente vissuti? E loro, protagonisti, testimoni divertiti o complici, non hanno alcun interesse a minimizzare o sminuire o rettificare: quindi via con l’esagerazione, via con i personaggi, via con i fatti… Ritornano in mente la cinghietta di Totò, la bicicletta di Leandro, i giri in motorino di Nicola, i ragazzi spasolati di Carmelo, il sequestro del libro di temi del prof. Saglimbeni, le interrogazioni di Peppino Catanzaro, le scene mute davanti a Rosa Nigro, le paternali di Bertuccelli, le incursioni nella classe della fidanzatina, le file dietro quei tabelloni scolastici con esiti impietosi espressi da quella sfilza di insufficienze, ma anche il dramma per la scomparsa di Achille. Tutti episodi legati alla nostra adolescenza. Poi vengono i ricordi di una vita, la famiglia, i figli, il lavoro, l’addio a persone care andate via per sempre, l’attesa di festeggiare i cento anni della mamma, la convinzione che abbiamo ancora molto da dare, con la nostra eterna giovinezza che giunge, oggi, a toccare la decina in cui il SETTE ci accompagnerà per un decennio.

SETTE, Pino! Come me, come Tonino, come Attilio, come Totò, come Mariella, come Pina, come Cettina, come Fausta… A scuola avremmo fatto salti di gioia per quel SETTE… Possiamo provare a farli adesso, ma evitando eccessi che non troverebbero il nostro fisico preparato… Ah, se ci fosse ancora il prof. Nunzio Nastasi a farci marciare e correre! Avremmo un fisico perfetto, ma anche tantissimi anni in meno! Auguri, Pino…       

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