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BARCELLONA, un comunicato dell’avv. Giuseppe SOTTILE (VOX ITALIA)

Apprendiamo che dal 29 ottobre, dopo la chiusura di tutti i reparti e le dimissioni di tutti i pazienti, l’Ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto torna ad essere Covid hospital. Questo almeno a parole. Nei fatti in realtà è come se fosse chiuso, posto che non c’è l’indispensabile servizio cardiologico e visto che la terapia intensiva non è stata ancora attivata (sembra se ne parli non prima di gennaio).

In pratica, a dispetto delle trionfali dichiarazioni dei nostri deputati regionali, per un verso ci ritroviamo nuovamente senza un ospedale per le patologie non-Covid (che rappresentano oltre il 99% della domanda sanitaria!), e per altro verso senza un ospedale pronto per garantire seriamente l’emergenza COVID.

I percorsi separati “pulito-sporco”  non sono mai stati realizzati. Il personale medico dedicato, “esperto e con specifiche competenze” nella gestione dei pazienti da ricoverare presso le “Unita COVID per acuti” non è stato ancora individuato in numero sufficiente, come auspicato dalla nota Assessoriale regionale del 28.09.2020.

Per contro, pochissimo è stato fatto anche nel vicino ospedale di Milazzo che già a marzo ha dato prova di essere assolutamente insufficiente a rispondere alle necessità dei cittadini dell’hinterland, figuriamoci nei mesi autunnali ed invernali quando è risaputo che il numero di ricoveri aumenta.

Per comprendere la gravità della situazione basta date un’occhiata ai numeri: secondo l’ultimo D.A. Regionale sull’adeguamento della rete ospedaliera (GURS  febbraio 2019), il fabbisogno di posti letto per acuti dovrebbe essere di 3/1000 abitanti e per post-acuti circa 0.69/1000 abitanti. Se si considera pertanto che nell’hinterland di Barcellona-Milazzo, risiedono oltre 100.000 persone, dovrebbero essere garantiti circa 300 posti letto per acuti e circa 70 per la riabilitazione-lungodegenza, a fronte di una realtà esistente dove abbiamo circa un centinaio di posti letto per acuti e nessuno per post acuti, considerando che l’unica degenza riabilitativa dell’ASP in tutta la provincia era quella di Barcellona Pozzo di Gotto, ma è stata chiusa oggi.  

E dire che c’è stato tutto il tempo per riorganizzare l’ospedale di Barcellona in vista di questa fatidica seconda ondata COVID: si sarebbe potuto “isolare” l’attuale reparto di Malattie Infettive,  l’ex-reparto di Dialisi (che da marzo risulta definitivamente chiuso) e l’attuale reparto di psichiatria dal resto dell’ospedale (già disponibili, già dotati di ingressi separati e senza necessità di ulteriori lavori significativi!), disporre una TC negli spazi sottostanti il reparto di Malattie Infettive e lasciare sopravvivere il restante ospedale per i cittadini barcellonesi che hanno la sfortuna di soffrire di tutte le altre patologie non-COVID.

Una deputazione degna di questo nome, anziché sbandierare di aver salvato un ospedale che in realtà si trova – è il caso di dirlo – in rianimazione, avrebbe dovuto ingaggiare una battaglia seria, coinvolgendo i cittadini, per chiedere il completamento dell’ala dell’ospedale sovrastante l’attuale reparto di Psichiatria e concludere definitivamente i lavori di costruzione del nuovo ospedale Cutroni Zoddacosì come previsto dal progetto originale

Tale affermazione non è affatto provocatoria o fantascientifica, se è vero come è vero che in altre parti d’Italia e del mondo, sono stati costruiti interi ospedali in 10-15 giorni, e posto che anche a Barcellona l’attuale reparto di Psichiatria nel non lontano 2018 venne costruito in poco più di un mese, e considerando, peraltro, che non più tardi di una settimana addietro (il 15.10.2020) il direttore generale dell’ASP di Messina, dr P. La Paglia,  ha tranquillizzato il personale dell’ospedale CutroniZodda dichiarando  che “stanno arrivando fiumi di denaro  per gli ospedali interessati dalla pandemia COVID”!

Giuseppe Sottile – Vox Italia   

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