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DUE ANNI FA, IL 27 APRILE 2014 MARCO SALMERI VOLAVA IN CIELO…

marco salmeriECCO SU TERMINAL LA TRISTE NOTIZIA CHE QUEL POMERIGGIO DI DOMENICA SCONVOLSE LA VITA DELLA NOSTRA CITTA’:  “MILAZZO PIANGE LA SCOMPARSA DI MARCO SALMERI – Un drammatico incidente, lo schianto ed il volo nel vuoto…” 

di Santino Smedili                                                                                 

In una domenica monotona come tante altre, una notizia fa il giro della città. Un giovane calciatore, Marco Salmeri, ha avuto un incidente sull’autostrada, vicino Patti. Giocava nel Due Torri. Non ce l’ha fatta. Ma come è successo? Marco… No, non può essere vero! … Mentre tanti suoi coetanei sanno chi è Marco, e si recano sul luogo dell’incidente, altri danno su facebook la tragica notizia. Ma per noi di un’altra generazione appare più difficile individuare il ragazzo. Non ci aiutano i dettagli, il suo amore per il calcio, la rete segnata contro l’Avellino nell’anno magico della promozione in Lega Pro. Marco Salmeri deve essere il figlio di uno dei nostri amici d’infanzia! Ma di quale Salmeri? Il cognome è diffusissimo a Milazzo, che ne conta oltre 400. Sì, ci dicono: anche il padre giocava a calcio… Comincia la tragica ricerca fatta spulciando i nomi e i ricordi di chi, come lui, giocava a calcio. Domande sempre più insistenti che non sembrano trovare risposte certe. Sono diversi a Milazzo i Salmeri che hanno giocato al pallone: li conosciamo tutti. La necessità di dare un volto a quel giovane che ha chiuso la sua vita su un tratto dell’autostrada è più forte. La tragica conferma arriva da altri nostri coetanei, amici di sessant’anni o poco più. Solo allora diamo un volto alla famiglia di Marco. Come si è sempre fatto per tutti i giovani: non sappiamo chi siano, ma sappiamo tutto o quasi dei loro padri, dei loro zii, dei nonni. Sono stati tutti vecchi amici, e lo saranno per sempre, in una città come Milazzo, nella quale è essenziale conoscerci tutti. Proprio tutti! Rimaniamo increduli, e non riusciamo a spiegarci il motivo di un dramma che sconvolge una città, colpita ancora una volta negli affetti più cari. A piangere il ragazzo non è solo la sua famiglia, o i suoi amici, o la sua società sportiva, o coloro che lo hanno conosciuto o lo hanno visto tirare su da mani pietose. No, a piangere siamo tutti noi, l’intera comunità milazzese, che è sconvolta per la perdita di un figlio. Milazzo ha perso un suo figlio: tutti noi abbiamo perso un figlio. E mentre subentra lo sconforto, ci domandiamo perché debbano essere ancora oggi i giovani a partire via, per sempre, senza poter fare più ritorno! Ci domandiamo perché i genitori debbano sopportare il dolore straziante per un figlio scomparso. Ci domandiamo infine se sia giusto tutto questo, e che un fiore debba essere reciso quando ancora deve sbocciare. Marco non è il primo, e non sarà nemmeno l’ultimo. La sua vita è stata strappata da quel tragico volo nel precipizio, dopo che l’auto si è schiantata contro le barriere protettive, che non hanno retto l’urto. In una domenica speciale per tutti i credenti, la domenica dei due Papi elevati alla gloria degli altari, un giovane è volato in cielo. La sua breve storia si è conclusa, a due passi da casa sua. Un libro, il suo, finito troppo in fretta. Mi tornano in mente le immagini di un altro libro, quello sulla bara di Giovanni Paolo II, il giorno dei funerali del Pontefice, che il vento ha avuto fretta di sfogliare per giungere all’ultima pagina, e per farci comprendere quanto grande sia il disegno divino. Rimarranno lo sgomento, la disperazione, il dolore, l’incredulità; ma non deve finire mai la fede che ci aiuterà a trovare conforto. Solo allora saremo certi che lui, Marco, figlio dei nostri amici, figlio di ognuno di noi, sarà per sempre in mezzo a noi. Lo vedremo correre nelle vaste distese del cielo, su sterminati campi azzurri, senza avversari che possano impensierirlo, e dirigersi solitario verso la porta dell’altra squadra. Un grande campo sul quale corrono già tanti campioni, chiamati prima di lui a giocare una partita che non avrà mai fine. Lo sentiremo vicino a noi, e avremo la forza di gridare forte il suo nome, di incitarlo, applaudirlo… e lo vedremo sorridere ed esultare. Ciao, Marco. Ti porteremo sempre nei nostri cuori.

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