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IL CASO: LA MESSA PUO’ ESSERE INTERROTTA?

QUANTO SUCCESSO A GALLIGNANO SONCINO, IN PROVINCIA DI CREMONA, HA SUSCITATO I COMMENTI PIU’ DISPARATI, MA CI SONO DEI LIMITI CHE NON DEVONO ESSERE SUPERATI: DA UNA PARTE O DALL’ALTRA. CI SEMBRA DI ESSERE TORNATI ALLE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO E DELLE CATACOMBE!

Don LINO VIOLA, il sacerdote che ha celebrato la messa davanti ad un gruppo di fedeli, ha definito “inaccettabili” i metodi usati dai Carabinieri che hanno fatto irruzione in chiesa; e aggiunge che non pagherà la sanzione comminata poichè non viene contestato, nel verbale, la presenza dei fedeli ma che egli stesse officiando la Messa! Insomma, un cavillo che dovrà essere interpretato da un organismo giuridico.

Lo stesso parroco non si attendeva di essere invece condannato senza appello dal Vescovo della Diocesi, secondo il quale “il sacerdote doveva attenersi alle disposizioni di legge“. Nessuna solidarietà, solo un gesto che ricorda da vicino quello fatto, quasi 2000 anni fa, da un certo Ponzio Pilato, Governatore pagano! Solo che a farlo, adesso, è un cristiano!

Ma non sono mancate le prese di posizioni, segnali autentici di solidarietà che vengono da posizioni ecclesiali gerarchicamente superiori a quella rivestita dal Vescovo: in primo luogo il Cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il quale ha ribadito che “… deve essere difeso il principio che a nessuna autorità è consentito di interrompere la messa. Se il celebrante è reo di qualche infrazione sia ripreso dopo, non durante!”.

Non si fermano qui gli interventi a favore di don Lino Viola: il Cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità, lo ha chiamato al telefono, esprimendogli “… solidarietà e preghiera. E un abbraccio”. Il Cardinale, che ricordiamo per il suo intervento in un immobile romano all’interno del quale ha azionato l’interruttore che erogava energia elettrica, non ha voluto entrare nei particolari della contesa. Con il suo atto ha voluto sostenere il sacerdote perchè “sostenerlo in un momento di attacchi… è compiere elemosina cristiana”. Ovviamente il tutto senza accusare il Vescovo, per avere preso le distanze dal gesto del sacerdote della sua diocesi, ma appare fin troppo chiaro che i gesti successivi devono essere interpretati come una condanna.

Come finirà? Se ci riferiamo al verbale di 280 euro, ci sarà modo per discuterne davanti all’organo competente. Che sia accolto o meno il ricorso, una cosa è certa: per difendere dall’epidemia di coronavirus è stato consentito di invadere un campo, quello religioso, vietando celebrazioni liturgiche, a partire dalla benedizione delle Palme o dalla Santa Messa di Pasqua, per continuare con i matrimoni, i funerali, i battesimi, le comunioni ed ogni altra cerimonia, senza che ci siano state proteste formali da parte della Chiesa. In nome della salute dei cittadini, tutto è lecito, e può essere giustificato. Ma è stata la migliore scelta? Se le limitazioni sono state intese come un peccato, la Chiesa è tenuta a dare l’assoluzione; ma che non si chieda di porgere l’altra guancia con interventi che sanno di prevaricazioni!

 

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