Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,27-30
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 11 MAGGIO 2025 (Gv.10,27-30)
L’Evangelista Giovanni è famoso per il suo linguaggio teologicamente elevato e in questo brano ne dà un’ulteriore prova. Ogni volta che leggiamo un qualsiasi brano del Vangelo è opportuno non estrapolarlo dal suo contesto. Gesù si trova nel Tempio di Gerusalemme, il quartier generale di Scribi e Farisei, chiamati sinteticamente Giudei, quegli stessi capi che lo odiavano. Quando il Signore diceva di essere “Il” pastore-guida del popolo, cioè il Messia, loro affermavano: “E’ un indemoniato, è fuori di sé; perché state ad ascoltarlo?” (Gv.10,19-20). Lo consideravano un pazzo indemoniato perché non solo sminuiva quanto essi affermavano, ma addirittura nullificava la loro autorevolezza. Gesù rappresentava un pericolo e andava zittito perché minava il potere che essi possedevano. Per i Giudei l’affermazione di Gesù di conoscere Dio Padre (Gv.10,14) era cosa intollerabile, quindi con l’animo rabbioso e i denti avvelenati, gli chiedono: “Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se sei tu il Messia-Cristo, quello atteso da Israele, dillo apertamente”. Pongono questa domanda non perché hanno intenzione di accoglierlo… ma per eliminarlo. Allora Gesù risponde: “Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono (Gv.10,27) “ ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore” (Gv.10,26). I Giudei non ascoltano e non seguono perché ciò significherebbe cambiare totalmente mentalità. Ovviamente “ascoltare e seguire” è una scelta libera e personale perché il messaggio di Gesù si propone, mai si impone. Chi sono le “pecore” che ascoltano e seguono? Sono coloro che per amore e rispetto del prossimo, svolgono un servizio e sono capaci di riempire di senso la propria vita e quella degli altri. Ma qual è il criterio per stabilire che è giusto ascoltare e seguire Gesù cioè avere fede in lui? Il criterio è riconoscere che ciò che ha detto e ciò che ha fatto è bene per l’Uomo quindi manifesta la volontà di Dio. La volontà di Dio è che tutti gli uomini vivano nella serenità che scaturisce dall’amore, dalla pace, dalla concordia, dalla solidarietà, dal sostegno reciproco. Dato che le azioni di Gesù procurano dignità e vita, i Giudei devono scegliere che cosa è importante per loro. Cosa viene prima? Il bene della persona come dice Gesù, o la loro dottrina religiosa escludente e selettiva che divide tra puri e impuri, meritevoli e non meritevoli? Devono scegliere se il loro dio è il potere e il denaro oppure il servizio per il bene del prossimo. Dice Gesù: “Io dono la vita eterna”. Questa affermazione non significa che si passa a miglior vita nell’a di là! Ma significa che la Vita di chi fa il bene, acquista una qualità (non una quantità) indistruttibile, eterna. In altri termini la Vita indistruttibile è una qualità da sperimentare durante la vita biologica. I Giudei non potranno mai assaporarla perché sappiamo bene che cosa hanno scelto. Gesù si presenta come il pastore modello cioè colui che per amore del gregge, è disposto a dare la sua vita per le pecore e nessuno gliele potrà mai sottrarre. “Io e il Padre siamo una cosa sola, siamo tutt’Uno”. Quest’affermazione significa che Gesù è la manifestazione visibile e terrena di quello che Dio è: una forza vitale e amante che non esclude o emargina nessuno dal suo amore.
MARIELLA RAPPAZZO
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