Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,23-29
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Parola del Signore.
COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 25 MAGGIO 2025 (Gv.14,23-29)
Chi mi ama, dice Gesù, metterà in pratica il mio messaggio e il Padre gli dimostrerà il suo amore venendo ad abitare in lui. E chi l’avrebbe mai detto che Dio abita in noi? Siamo abituati a immaginare Dio in cielo, lontano, invisibile, onnipotente… arriva Gesù e dice no, vi sbagliate. Sappiate che Dio vuole abitare dentro ciascuno di voi: preparategli un posto, un divano, una poltrona, una sedia, va bene anche uno sgabello! Ma c’è una condizione: se amiamo Gesù. Oltre a un pizzico di ironia, qui subentra la libertà di ciascuno perché, come si diceva domenica 11, Gesù si propone, mai si impone. Il Signore mette in conto la possibilità che qualcuno possa disinteressarsi alle sue parole quindi non amarlo. Dice questo perché l’amore non si può imporre, altrimenti non è più amore ma sopruso e violenza. Nei secoli passati, quando il desiderio di dominio ha prevalso sul Vangelo, i missionari in Africa e America hanno costretto molte popolazioni alla conversione forzata. Brutte pagine di storia. Cosa significa che Dio abita in noi? Significa che la forza vitale e amorevole, che è in ciascuno di noi, può e deve fiorire, può e deve produrre frutti di umanità. Occorre partire da un presupposto: siamo unici e irripetibili, lo dice il DNA, e riceviamo da Dio amore-vita a prescindere dai meriti. Di conseguenza, se gratuitamente siamo stati amati, altrettanto gratuitamente amiamo. In altri termini non dobbiamo cercare di elevarci in alto con preghiere e suppliche per giungere a Dio, ma dobbiamo accogliere Dio-amore che “scende dal cielo” e vuole essere accolto nell’intimo della persona. Il “cielo” è nell’animo di chi lo accoglie e diventa così l’unico vero santuario-residenza da cui si espande l’amore verso gli altri, perché Dio agisce sempre attraverso qualcuno. Da questo concetto scaturisce una logica conseguenza: la forza vitale e amorevole che è in noi ci rende sacri, inviolabili, divini. Ecco perché uccidere un altro essere umano in guerra o in altre circostanze, è abominio! Chi lo fa, usa male la propria libertà, non ha accolto Dio-amore dentro di se ed ha smarrito se stesso. Quando sorge la lotta interiore ed esteriore tra il bene e il male, ricordiamo sempre che non siamo mai soli. Gesù dona ai suoi discepoli, lo Spirito Santo chiamato Paraclito cioè soccorritore, avvocato. Spirito significa forza, energia; Santo significa separato, lontano dal male cioè bene. L’attività dello Spirito Santo Paraclito si svolge in tre direzioni: 1) Separa gli Uomini dal male, quindi crea solidarietà, concordia, pace. 2) Ricorda e fa comprendere le parole di Gesù. Gli Esegeti del Vangelo, chiamati scienziati-antropologi della Sacra Scrittura, decodificano il linguaggio simbolico-metaforico-teologico con lo stesso intento di chi l’ha scritto: promuovere il pieno sviluppo umano. 3) Ispira i Profeti cioè coloro che analizzano la società in cui vivono, evidenziano le problematiche esistenti, e avanzano possibili soluzioni orientate al bene della collettività. Se dovessi descrivere lo Spirito Santo con un’immagine, piuttosto che una colomba, lo vedrei meglio come il gesto di un abbraccio tra persone che si accolgono a vicenda; due che si fondono l’uno nelle braccia dell’altro, modellandosi entrambi in un vincolo di amicizia e pace.
MARIELLA RAPPAZZO
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