di ATTILIO ANDRIOLO
Ieri sera ho partecipato in qualità di medico della manifestazione, per la seconda domenica, alla processione di S. Francesco di Paola e della Berrettella, un evento liturgico molto sentito dalla popolazione a terra e quella imbarcata, che, a causa del mare agitato quanto basta, ha accusato in alcuni casi i sintomi classici del mal di mare.
Una volta sbarcati è iniziata la parte finale della lunga processione, interrotta a causa delle avverse condizioni atmosferiche già la domenica precedente. Io stavo sull’auto ambulanza della Charitas alla testa del corteo con l’equipaggio di pronto soccorso (infermiere e barellista), vigile per una eventuale chiamata per un malore di un fedele.
Ciò che mi ha colpito più di tutto è stata l’immagine di un quartiere, Vaccarella, che ricordavo brulicante di pescatori e delle loro famiglie, che riempivano i balconi con i parenti che richiamavano dalle altre strade di Milazzo: ricordo i canestri che si calavano da quei balconi con le offerte per grazia ricevuta, i fiori di mille colori a tappezzare la strada dove passava la statua, qualche imprevista fermata dinanzi ad una casa dove stava un malato grave oppure per ringraziare u santu Patri per la guarigione e le alte voci dagli uscì di casa di Evviva S. Francesco.
Ieri sera non ho visto nulla che mi ricordasse quel tempo passato e le case mi sono apparse melanconiche abitazioni chiuse o abbandonate da anziani e da quei giovani che non credono più che la pesca possa essere il loro futuro.
Vorrei tanto che S. Francesco volgesse di nuovo il suo sguardo verso Vaccarella e alla sua gente perché tutti insieme la facessimo risorgere a nuova, o forse vecchia, vita!
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