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MILAZZO, storie di fantasmi ed altro…

CONTINUA, A PUNTATE, LA NARRAZIONE DEL PROF. PIETRO TORRE PER TERMINAL E PER I LETTORI CHE HANNO VOGLIA DI VIAGGIARE NELL’IGNOTO O RIASCOLTARE EPISODI SENTITI CHISSA’ QUANTE ALTRE VOLTE… IL PRIMO “MISTERO” SI SVOLGE AL CASELLO FERROVIARIO DI SANTA MARINA, IL SECONDO, CHE ANCORA OGGI METTE I BRIVIDI, SEMPRE NELLA PIANA, MA NON E’ SPECIFICATO DOVE… 

3^ puntata

… E veniamo ad una storia un po’ meno tragica: era il 1976, credo gennaio o febbraio, e sul giornale apparve la notizia che presso un vecchio casello ferroviario fra Milazzo e Santa Marina, da qualche sera, si riuniva tanta gente per sentire i misteriosi lamenti che da esso sembravano provenire. Preso da curiosità e accompagnato da un mio intrepido alunno, mi recai sul posto ed effettivamente constatai che la gente si portava fin quasi sulla linea ferroviaria aspettando il verificarsi del fenomeno: mi dissero che esso si udiva sul far della sera e si intensificava dopo il passaggio di un treno. Io e il mio allievo ci mettemmo in attesa e in effetti, venuto il crepuscolo, un lamento straziante che sembrava umano iniziò a farsi sentire: passò un treno e davvero il lamento sembrò più chiaro e più forte.

A quel punto dissi al giovane che era con me: “Andiamo!”

La gente, capite le nostre intenzioni, ci disse: “Ma dove volete andare?”

Noi però, sicuri e spavaldi, non prestammo ascolto e ci portammo alla vecchia porta d’ingresso del casello, posta sul retro rispetto alla facciata che guardava sui binari; la porta aveva un vetro fatiscente e lineato, che il mio accompagnatore ruppe facilmente riuscendo a girare la maniglia, cosicchè potemmo entrare, nel buio più assoluto. E a questo punto un rumore di ali proveniente dalla travatura in alto ci fece notare la presenza di una famiglia di rapaci, probabilmente di barbagianni, uccelli che, come è noto dalla letteratura, sono capaci di imitare il lamento umano!

Venne così svelato l’arcano e tutti si convinsero, apprezzando il nostro coraggio, di come stavano realmente le cose, anche se qualcuno cominciò a parlare di violazione di proprietà privata e cose simili … a quel punto ce ne andammo, contenti di aver reso comunque un servizio alla verità dei fatti, senza creare ulteriori questioni e alimentare una nascente leggenda.

Una storia davvero surreale fu quella che si dice accaduta, in un quartiere non ben precisato della Piana, in tempi molto antichi, ad una signora anziana, che era solita andare ogni mattina ad ascoltare la prima Messa, quella delle 6: di norma a quel tempo la gente si alzava molto presto, non certo come quella pigra e indolente di oggi: si andava a Messa e poi a lavorare duramente, chi in campagna, chi, ormai anziano, in casa: così la nostra protagonista. Una mattina però, sentì suonare le campane della prima Messa ad un’ora che le sembrò troppo in anticipo rispetto al solito, ma, credendo di essersi svegliata troppo tardi (ricordiamo che a quel tempo ci si regolava con la luce dell’alba, col canto del gallo, ecc. perché solo le famiglie ricche potevano permettersi un orologio…), si vestì è si affrettò ad andare nella chiesetta del luogo per la Messa.

Notò che c’era un po’ più gente del solito e vide che il prete non era il solito; ma poiché i preti si ammalano anche loro e talora vengono sostituiti per qualche tempo, non badò più di tanto alla cosa e si raccolse in preghiera. Ad un certo punto si accorse che la sua vicina di sedia la guardava e in essa le sembrò di scorgere una persona che credeva defunta. La cosa la turbò e la indusse a guardarsi meglio intorno, scoprendo che lì c’era tutta gente certamente morta.

Fu presa da comprensibile panico e portatasi pian piano verso l’uscita, scappò così frettolosamente da lasciare in una fessura del portoncino di legno ormai logorato dalle intemperie, un pezzetto dell’orlo della lunghissima gonna, un frammento di merletto che strappatosi rimase lì attaccato. La donna però aveva solo voglia di raggiungere casa e qui, buttatasi sul letto, iniziò a pensare a quanto accadutole poco prima, convincendosi alla fine che doveva aver sognato.

Sì, certamente aveva sognato, perché adesso c’era più luce in cielo e suonava la campana della Messa delle 6.

A questo punto, tranquillizzatasi un poco, si diresse di nuovo in chiesa e vide i suoi compaesani che la salutarono mentre il prete che di norma diceva la Messa era il solito e stava per cominciare il rito. Al termine, le venne in mente di togliersi ogni dubbio guardando il portone dove, se davvero fosse stata prima in chiesa, doveva trovarsi il pezzetto di merletto… stupefatta e impaurita constatò che il pezzo di stoffa lì c’era davvero e per poco non cadde a terra svenuta.

Ma, ripresasi un po’, bianca in viso e tremante, volle parlare della cosa al prete e così fece. Questi, dopo averla ascoltata, le disse che c’era colà una leggenda secondo la quale, più o meno ogni secolo, le anime dei defunti della zona che erano andate in Purgatorio si riunivano per partecipare all’ultima Messa prima di salire in Paradiso. C’era davvero tale leggenda, o lì per lì il prete si inventò questa storia? Non è dato saperlo, né sappiamo cosa ci sia di vero in tutto questo racconto. Ho potuto però constatare che anche in altre parti del Sud d’Italia, specialmente in Calabria, esistono narrazioni più o meno identiche.

Pietro Torre (fine della terza puntata – continua)

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