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Omaggio a Nino IARRERA, campione di motonautica e di go kart

Se n’è andato anche NINO IARRERA…

La foto di una persona avanti negli anni fa riaffiorare in quelli della mia generazione i ricordi… la mente torna ai primi go kart, a quelle gare di motonautica che facevano assiepare sul lungomare migliaia di persone, in una Milazzo degli anni 60, del boom economico, dell’opulenza, della pratica di nuovi sport prima sconosciuti.

Quanto tempo ci vorrebbe per raccontare ai più giovani, ai nostri figli e a i figli dei nostri figli, le gesta di quei temerari che in anni lontani amavano lo sport ed il rischio? Come spiegare cosa provava il pubblico che affollava quei circuiti improvvisati, recintati da balle di paglia, nel vedere quei mini bolidi acquistare velocità impensabili quando una utilitaria la si poteva spingere al massimo a 100, e quando per andare a Messina si dovevano affrontare i tornati dei Colli?

Ci sfrecciavano accanto, mentre noi, incuranti delle precarie misure di sicurezza, ci sporgevamo per vedere a che distanza erano gli altri, rimasti attardati. E tutti a fare le previsioni sul nome del vincitore! Avevamo conosciuto i go kart, resi popolari da una canzone di un Gianni Morandi giovanissimo che “andava a 100 all’ora” e invitava la bella del tempo a scendere per comprare il latte! Canzoni che hanno sessant’anni e che anche i giovanissimi conoscono perfettamente.

Il go kart: un telaio, un sedile, uno sterzo, quattro ruote ed un motore. Una macchinetta che avrebbe potuto effettuare un testa-coda con facilità, bastava abbordare male una curva. Realizzato quasi sempre da provetti meccanici, senza bisogno di ricorrere a studi in ingegneria meccanica, ad una scatola di montaggio come si fa oggi o a complicate istruzioni, veniva messo in strada per le prove: era spesso lo stesso meccanico, coraggioso e sicuro di sè, con i nervi saldi, che faceva ruggire il motore e sfrecciava rombando.

Tempo fa abbiamo salutato Ciccio Bartuccio, che in tanti conoscevano, eroe di quei bolidi. Oggi salutiamo Nino Iarrera, che oltre alla passione per i go kart aveva quella per la motonautica, al punto da dominare competizioni nazionali e fregiarsi del titolo di campione italiano.

In anni ormai lontani Milazzo ospitava queste gare, disputate nello specchio d’acqua del lungomare, con gli spettatori che conoscevano i vari Caminiti, Panzera, Iarrera ed altri, ed assistevano alle loro evoluzioni, ai sorpassi, alle virate trattenendo il fiato ed esplodendo in un boato quando veniva tagliato il traguardo da parte dei beniamini di casa.

Nino Iarrera era uno dei beniamini di casa. La conoscenza dei motori marini gli aveva permesso, fin da giovanissimo, di appassionarsi e di applicarsi ad essi con un impegno straordinario. Montati su uno scafo, da lui stesso guidato, avevano la possibilità di esprimersi al meglio; e Nino Iarrera con loro stabiliva un’intesa perfetta, come vecchi amici. Nella solitudine del mare fra l’uomo ed il motore avveniva il dialogo, quando si cercava di recuperare lo svantaggio, di effettuare il sorpasso, di tagliare il traguardo per l’ennesima vittoria, di assaporare ancora una volta il trionfo. Quante volte? Tante, tantissime nella lunga carriera di un uomo che ha dato alla nostra città la soddisfazione di fregiarsi di un titolo nazionale e di avere partecipato a miriadi di competizioni in anni in cui le vittorie non venivano riprese dai pochi mezzi di informazione!

Uomini che se ne vanno in silenzio, salutati dagli amici di un tempo, che rivivono quei momenti e quei ricordi ormai lontani.

TERMINAL rende omaggio ad un campione. Chi scrive ricorda le sue imprese, e ricorda l’uomo rimasto grande nella sua semplicità, nella sua professione, innamorato di quegli sport per “temerari”. Quella sua passione è servita per fare sognare migliaia di sportivi, per fare crescere una scuola, per scrivere il suo nome negli annali della motonautica.

Addio, Nino Iarrera… Non ti abbiamo visto partire… e non ti attenderemo neanche all’arrivo! Era la tua ultima corsa. Una corsa lunghissima, che si è conclusa in pochi attimi: il tempo di chiudere gli occhi e sognare. E poi riaprirli, per vedere da lontano quella bandiera a scacchi e gli altri scafi lontani, sul mare. E sul Lungonare, sulle tribune, uno sventolare di bandiere, ed un boato, e poi il meritato trionfo, con migliaia di amici che ha raggiunto e che lo hanno abbracciato…

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