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RITORNA L’OPERETTA! CON “CIN-CI-LA'” MESSINA REGALA LA SPENSIERATEZZA ED IL SORRISO

LUNGAMENTE APPLAUDITA AL “VITTORIO EMANUELE” NELLA SERATA DELL’ESORDIO, LA COMPAGNIA DEL TEATRO AL MASSIMO DI PALERMO REPLICHERA’ OGGI, SABATO 23 DICEMBRE, ALLE 17.30 E ALLE 21.

UMBERTO SCIDA, regista e interprete protagonista di CIN-CI-LA’, è definito al termine dello spettacolo IL RE DELL’OPERETTA.

Calabrese di Crotone, una lunga carriera alle spalle, brillante e geniale nelle interpretazioni di personaggi popolarissimi ai quali sono legate le strutture della stessa operetta, ci ha convinti! Che sia lui l’erede di Renato Trucchi, di Nuto Navarrini, di Elvio Calderoni, di Alvaro Alvisi, di Sandro Massimini? Anche se la sua carriera è costellata da successi, il pubblico di Messina, selezionato ed attento, ma soprattutto incuriosito dal titolo di un lavoro che all’epoca destò stupore e scandalo (era il 1925, il Ventennio era cominciato da poco, e le tendenze musicali si orientavano più per la rivista che per la musica lirica) ha bisogno però di altre prove per poterlo stabilire! E queste verranno certamente se Messina in primis, con il suo TEATRO VITTORIO EMANUELE, con la professionalità e la competenza del suo Sovrintendente, Egidio Bernava, e del Direttore artistico musicale Matteo Pappalardo ospiterà altri lavori del genere “leggero”, quello snobbato dalla critica che tende a relegare l’operetta in un cantuccio. Eppure le voci di soprani, di tenori, di baritoni, di mezzosoprani acquistano una bellezza insolita quando ad esse si abbina anche il divertimento, la risata, la magia delle scene, il cromatismo dei costumi, l’improvvisazione delle battute, il balletto. E’ bastato puntare su un binomio collaudato e popolarissimo, Lombardo e Ranzato, per restituire spensieratezza e sorriso al pubblico. La coppia, popolarissima nel mondo dell’operetta (così come Mogol e Battisti rappresentano il connubio più felice del nuovo corso musicale del panorama nazionale, Lama e Bovio l’espressione più prolifica della canzone partenopea, Pisano e Cioffi il simbolo della macchietta, e ci fermiamo qui…) aveva scritto CIN-CI-LA’ dopo il successo de IL PAESE DEI CAMPANELLI, che aveva suscitato entusiasmo al punto da ottenere nei teatri il TUTTO ESAURITO e capace di porsi come valido antagonista alla celeberrima VEDOVA ALLEGRA di Lehar. La trama è in anticipo sull’epoca: i doppi sensi, gli ammiccamenti, le effusioni sentimentali consumate dietro la porta lasciavano spazio a maliziosi pensieri, così come le lezioni di educazione sessuale impartite ai due novelli sposi, Myosotis, alias Federica Neglia, e Ciclamino, ossia Leonardo Alaimo. Ma oggi sono solo leggerezze che fanno sorridere. E’ vero che son passati quasi cento anni, ma il mondo ha fatto passi in avanti notevolissimi: chi crede ancora oggi che i bimbi vengono portati dalla cicogna o nascono sotto un cavolo? Ma forse per tale motivo, per la scabrosità (?) degli argomenti trattati, Cin-ci-là venne snobbata dai critici (sempre loro!) per i quali incarna l’aspetto deteriore dell’operetta; ma amata dal pubblico e dalle compagnie, che non possono fare a meno di rappresentarla, forti della popolarità e del successo garantito! Nell’incedere della trama, si attendono motivi come La favola delle tortore (Nel Pencilì la fiaba racconta) con protagonisti i due futuri sposi; o la Canzone della Margherita con Cin-ci-là, straordinaria Isadora Agrifoglio, che affianca Myosotis e Ciclamino. Brani storici che il pubblico accompagna sottovoce, pere non turbare la magica atmosfera che si respira all’interno del teatro… fino a quando non interviene Petit-Gris, il comico, lo spasimante di Cin-ci-là, che invita il pubblico non solo a battere le mani, ma anche a tirare fuori la voce e cantare! Esperimento riuscito a metà, vista l’età media degli spettatori, che di voce ne hanno ben poca! Ma ormai siamo in ballo… e “cantiamo”. Cosa importa se ci sono stonature o se l’acuto non arriva? La sala si diverte, la platea risponde all’appello, la galleria si scalda, e il sipario si apre più volte per consentire agli attori di raccogliere gli applausi meritatissimi e di pregustare un ritorno nella città, in un teatro che da qualche anno è il riferimento per gli appuntamenti importanti. Bravi tutti, anche quelli che, assenti sul palcoscenico, costituiscono la struttura portante della compagnia: il successo è anche merito loro, vera forza di ogni spettacolo!  In quanto alla domanda che ci siamo posti all’inizio… abbiamo un nuovo RE, di nome UMBERTO? Rassicuriamo i lettori: nessun timore per la Repubblica; se di RE si tratta, sarà gradito da tutti coloro che amano la buona musica! Noi ci siamo! 

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