Ho saputo, e solo casualmente, della scomparsa del prof. GIUSEPPE GIUNTA, residente a Milazzo nell’immediata periferia. Si era spento il 22 aprile, ed i suoi funerali sono stati celebrati nella chiesa di Santa Marina mercoledì 23. E’ triste non avergli potuto dargli l’estremo saluto, soffermarci a pregare o mettere un fiore sulla sua bara. E’ ancora più triste aver saputo della sua dipartita e non avere avuto la possibilità di poterci radunare, noi amici che lo abbiamo apprezzato, poichè tutto è avvenuto all’improvviso.
Ci eravamo conosciuti oltre 60 anni fa, alle ACLI, il sodalizio di via Madonna del Lume, all’incrocio con via del Sole. Peppino era un giovane ventenne, dinamico, colto, riservato ma soprattutto educato e rispettoso. Era sempre sorridente, e mai nel suo sguardo o nei suoi atteggiamenti ho colto dei sentimenti di odio o di invidia nei confronti di altri. Lo avevo rivisto dopo tantissimo tempo, e mi ero avvicinato a lui dandogli quel titolo che gli spettava, PROFESSORE.
“Non ci davamo del TU una volta? Noi ci conosciamo da vecchia data” disse sorridendo e mettendomi a mio agio. Continuammo la conversazione, anche se lui aveva molti più titoli di me, ma era sempre il PEPPINO GIUNTA che io ricordavo. E nella discussione, mi avventurai parlando di Perestroika, della nuova politica di Gorbaciov e di una possibile caduta del muro di Berlino. Si mise a ridere, e colsi in quel suo sorriso bonario il significato che mi ero spinto molto in avanti. Dopo qualche mese, nel novembre 1989, il muro fu abbattuto; ed allora, appena lo incontrai, gli dissi che avevo ragione io! Non fece altro che darmi ragione: il mondo era cambiato.
Ci incontrammo diverse volte in seguito. Peppino non era cambiato, tranne che nell’età! Entrambi ci eravamo fatti più grandi, ma conservavamo sempre lo spirito di un tempo. E quando seppe della mia iniziativa di restaurare la chiesa di San Rocco, tirò fuori dalla tasca una banconota di grosso taglio: “Stai facendo un lavoro pregevole, mi disse, se hai bisogno fatti sentire“.
Lo ringraziai, ma lui si scherniva, generoso e disponibile come era sempre stato.
Ci salutammo affettuosamente.
Adesso vengo a sapere che è andato via per sempre portandosi in dote la sua educazione, la riservatezza, il prestigio, il garbo. Salutarlo in questo breve ricordo è un dovere per me, perché non l’ho mai dimenticato; e mi ha lasciato tanti valori che custodirò con affetto.
AI SUOI CARI VANNO LE ESPRESSIONI DEL MIO SINCERO CORDOGLIO.
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