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SI INGOZZA COME UN MAIALE, RISCHIA DI MORIRE!

Salvato dal pronto intervento del medico accorso nella notte!

Nostro servizio particolare

ambulanzaNon è bello ascoltare quello che dicono i vicini nelle loro abitazioni, ma se succede di notte, e tutto il condominio si sveglia di soprassalto per il suono della sirena di un’ambulanza, non si può fare a meno di sentire i dialoghi, spinti dalla curiosità di conoscere cosa in realtà sia accaduto. Fu così che quel che accadde in una calda e appiccicosa notte d’estate, potevano essere le due e mezza, ci viene adesso riferito per raccontare noi un fatto di cronaca nera che poteva assumere risvolti drammatici.

In una casa con finestre e balconi aperti (una delle poche senza condizionatore, che ti permette di dormire serrato come se fosse inverno) un poveraccio si dimenava contorcendosi nel letto:

“Ahi, ahi, ahi, mamma gioia! Staiu murendu! ’a panza, ’a panza!”. Fammi l’acqua cu lauru!”.
Il medico accorso con l’ambulanza cercò di saperne di più per fare una prima diagnosi:

“Dutturi, vinni me cugnatu, avìa vint’anni chi era ’nto Canadà, si fici ’na casa – si lamentava il malcapitato – e andammu mi ndi manciamu ’na pizza… Ahi ahi ahi, non vogghiu moriri, duttureddu!”.
“Si calmi – lo rincuorava il medico, che aveva dato una vigorosa gomitata all’infermiere che aveva pensato alla Casetta in Canadà e la canticchiava sottovoce – si tratta di una semplice indigestione. Cos’ha mangiato?”.
Dicci chi manciasti – interveniva la moglie – iò no sacciu, era ssittata ’i ll’autru latu, cu mme soru. Diccillu… fossi fu ’a pizza?”.
“Fossi, ma prima mi pigghià bruschetti e patatini. ’a pizza era cu peperoncinu. Ma chiddu non mi fa mali…”.

“Ha preso dell’altro?” chiese il medico convinto che solo la pizza non poteva essere.
“Dutturi, l’antipastu: provula, salami ’i Santanciulu, alivi salati, ’na picca i ricotta…’na birra…alla spina, fredda… freddissima”.

“Tutto qui? Allura fu ’a provula – asserì l’infermiere – a mmia mi fa ’ndigestu. A provula fu, dutturi!”
“O fossi i maccarruni ’i casa, parìa mali! Era un tris: risotto alla scogliera, maccarruni ’i casa e penne all’arrabbiata. Me cugnatu insistìa…”.
“Finito, vero? O c’è altro?” si insospettì il dottore.

“Altro… i cozzì, poi ’na fettina di ricciola, me figghiu lassò i gamberoni e i calamari: pi quantu custunu, ci desi ’na pulizzìata ’o piattu…”.

“I lumachi, dutturi – intervenne la moglie che si era ricordata della vecchia passione del marito -, non ti pigghiasti puru i lumachi?”.
“Ah, anche le lumache? Ma ha passato in rassegna il menù, lei?” soggiunse il medico, convinto di avere trovato l’origine del malanno.
“M’hannu sempri piaciùtu, dutturi, avìa ’na vita chi non ndi manciava… Ci facìa cumpagnia a mme cugnatu, ’nto Canadà non ndi manciunu…!”.
“Ci fermiamo qui, o le porto il conto”, ironizzò il dottore.

“U mulùni, ’u mulùni…”.

“Presumo una fetta, quanto meno…”

“E a ccu avìa ’a ffari rìdiri! Menzu, dutturi, in ghiaccio! Minchia, un capolavoro. Ma ’a semenza ’a sputà!”.
“Fine delle trasmissioni?” riprese incuriosito il dottore.

“Sì, almenu ’nta pizzeria! Poi mi vosi cattarì nucillina e calìa: ’nda manciamu sulu p’a festa ‘i Santu Stefunu!”.
“L’ha mangiata tutta, vero?”.

“E chi facìa, ’a lassava? Tutta, puru i ciciri, i favi com’a Vicenzu Patti, ma lei non su ricodda, i nuciddi e puru i pistacchi!”.
“Ma non è chi fu ’u gilatu, dutturi? Poi ’ndi pigghiammu ’u gilatu. Veru iè!” intervenne la moglie, convinta di avere trovato la vera origine dell’indigestione.  

“Certo, il gelato! Ecco la vera causa. Un solo gelato, a quell’ora il freddo nello stomaco, una congestione. L’ha scampata bella” ironizzava il dottore.

“E allora che si fa? – chiese l’infermiere – lo portiamo sull’ambulanza?”.

“Certo, di corsa, al primo bar aperto. Un sulu gilatu cci ittò picca. Può darsi chi si ssi cala un puzzettu, ’u stomucu s’abbitua! Lei è d’accordo, vero?”

“Dutturi, iò mu manciassi… Ma non è chi poi mi fa mali? Sa pigghia lei sta responsabilità?”. Erano le tre di notte, in effetti il caldo lo suggeriva un gelato. 

Ovviamente i nostri lettori avranno capito che non possiamo fornire alcuna generalità: nè dell’amico che si era ingozzato come un porco, nè tanto meno del medico e dell’infermiere. Neppure del condominio, del ristorante e del bar dove nel cuore della notte il “malato” andò a svuotare una intera vaschetta di gelato!

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