L’autobiografia del Papa è appena uscita e si chiama Spera: obbedendo evidentemente alle regole esistenti, Bergoglio ha capito che per vendere un prodotto è necessario pubblicizzarlo in maniera ottimale. Quanti autori intervengono in talk show culinari ad esempio e poi presentano opere che con la cucina non c’entrano affatto? Però bisogna frequentare un salotto buono e in linea con le convinzioni che si professano. Così l’ennesima intervista da Fazio (e dove sennò) ha dato a Bergoglio l’occasione ideale per presentare l’ultima sua autobiografia: Spera.
Bergoglio, dopo la istoria familiare riflette sull’attualità con immancabili spunti polemici.
Sul tema delle migrazioni da Fazio veicola il suo messaggio: “L’Italia non fa figli. Fate entrare i migranti”, è l’invocazione del Santo Padre.
Su Trump confessa di non averlo sentito avvertendo però che se davvero realizzasse i suoi propositi sarebbe una disgrazia.
Un pensiero anche per il Medio Oriente: “Due Stati è l’unica soluzione”, dice Bergoglio. Quindi ribadisce la sua posizione sui tradizionalisti, esattamente su quelli che preferiscono avere la stessa Messa nel mondo intero piuttosto che fare i superpoliglotti secondo i capricci del curato di turno. Addirittura taccia di occultismo la Messa di Pio V perché pare che molti subiscano un certo fascino per quello che non capiscono e che ha l’aria un po’ occulta.
Bergoglio non si ferma ai testi, ma discute anche di paramenti troppo ricercati, merletti e nastri colorati.
Per Bergoglio la messa in latino quindi rimane un miscuglio tra i riti esoterici e il carnevale di Rio. Queste mascherate, secondo Bergoglio, nascondono a volte degli squilibrati, delle deviazioni affettive, dei problemi comportamentali, turbe psichiche che possono facilmente venire manipolate. La riduzione dell’avversario a malato mentale resta un classico dei regimi dittatoriali.
A questo punto il solo cattolicesimo lecito ed equilibrato sembra essere quello che si inginocchia ai piedi delle statue amazzoniche portate in Vaticano e veste i suoi officianti con i colori di Google e di Windows. Ma sia chiaro, anche a rischio di ripeterci: il progressismo ecclesiastico scomparirà ben presto con i suoi pensionati dai capelli blu che si intestardiscono a portare per il mondo, in Chiese fredde e vuote, i loro ricordi di sessantottini e le loro speranze di fraternità laica.
Segnaliamo infine che, ironia della sorte, “Spera” , oltre a speranza laica si traduce in “Spera in Deo “ proprio nell’introito di quella santa Messa in latino che provoca in Bergoglio pruriti e insulti.
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