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Un ricordo della mamma di Santino Saraò, la “signorina di Perez”, MARIA LA ROSA

Ho letto un necrologio, uno dei tanti che appaiono ogni giorno sui muri della nostra città. Apparentemente il nome non mi ha detto nulla, ma scorrendo i nomi dei congiunti, del marito, dei figli, e guardando con maggiore attenzione la foto, si sono ridestati improvvisamente tanti ricordi, mai cancellati! Un viaggio nel tempo, lontano, per scoprire che MARIA LA ROSA, detta STEFANIA, altro non era che la “signorina di Perez”!  Da ragazzi la chiamavamo così, e in quel negozio nel quale lei sostituiva il titolare era il nostro quotidiano riferimento… musicale!

Erano gli anni dei complessi, delle feste in casa, dei dischi che arricchivano la collezione di 45 giri. Erano gli anni in cui Perez e Alacqua si facevano la concorrenza ma per noi uno valeva l’altro: non c’erano proposte musicali diverse, e sia Pippo e Totò Alacqua, figli dei titolari del negozio di piano Baele, che la signorina che gestiva professionalmente il negozio di Perez sul lungomare, e della quale ignoravamo il nome, perchè non glielo avevamo mai chiesto, avevano sempre la nostra compagnia. Eravamo infatti appassionati di quelle canzoni che da una settimana all’altra entravano in classifica e si piazzavano ai vertici, ma conoscevamo anche brani che in classifica non avrebbero fatto nemmeno l’apparizione, perchè le proposte erano infinite e non sempre c’era la possibilità per l’interprete, fosse costui un uomo, una donna o addirittura un complesso, italiano o straniero, di essere menzionato nelle top ten che apparivano su Sorrisi e Canzoni, o su Bolero, prima ancora di essere annunciate in radio in una trasmissione che avrebbe fatto sognare noi giovani: Hit Parade, condotta da Lelio Luttazzi

I nostri posti erano sempre lì, dove un giradischi ci permetteva di ascoltare anche all’infinito il brano del giorno, quello che avremmo acquistato perché ritenevamo meritevole di essere riproposto nelle feste in casa, o semplicemente mandato giù a memoria dopo un paio di volte. Ormai eravamo di casa in quei negozi, e con quelle persone c’era un feeling: anche loro, giovani come noi, amavano quelle musiche, innovative rispetto al periodo vissuto dai loro, dai nostri genitori. E ci consigliavano, spesso, dando prova della loro preparazione nel campo! Un po’ come farebbero oggi i conduttori radiofonici, proponevano i brani da ascoltare e poi, eventualmente, comprare! Alla fine, dopo ore di ascolto, si decideva di comprarne uno, a prezzo pieno (750 o 800 lire) ma anche a prezzo scontato (anche 400 o 500 lire, ma solo se il disco non aveva avuto il lancio desiderato e rischiava di rimanere per anni invenduto!).

Conservo ancora oggi molti di quei dischi: 45 giri semplici, spesso insignificanti, proprio perché i motivi non arrivavano neanche in classifica, ma preziosi per quelli della mia generazione. Sono la testimonianza della passione per la musica e delle lunghe ore passate in quei negozi. Mattinate o pomeriggi, ascoltando i successi di Michele, Nicola Di Bari, Rita Pavone, Gino Paoli, Peppino Gagliardi, Adamo, Alain Barriere, Louiselle, Francoise Hardy, la Cricca, i DikDik, i New Dada… Li continuo a custodire gelosamente. Sono i ricordi di un’altra generazione, di un universo di ragazzi cresciuti nel dopoguerra e nel periodo del benessere economico. 

Andando via per sempre, la signora Maria La Rosa, Stefania, anzi la “signorina di Perez” non ha portato con sè i nostri ricordi, ma li ha riaccesi; ed anche adesso, scrivendo questo mio ricordo personale, ho davanti a me il suo viso, le sue proposte musicali, anche la sua pazienza quando uscivamo dopo avere ascoltato un’infinità di dischi senza averne comprato nessuno. E non posso fare a meno di ricordare, affettuosamente, come se fossimo noi giovani testimoni di un amore nato in quel negozio, quel tenero idillio fra lei e Michele Saraò, che le propose di diventare sua moglie, la madre dei suoi figli, per vivere assieme una vita fatta di momenti lieti e tristi, “nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”.

Addio, “signorina”, lassù mi saluti tanto il signor Perez, e gli dica che conservo ancora gelosamente i dischi che egli stesso, prima di chiudere il suo negozio, mi donò sorridendomi e raccomandandomi di custodirli come aveva fatto lui per lunghi anni! Sono certo che sarà contento! 

A Michele, ai figli e ai parenti porgiamo le espressioni del nostro più sincero dolore.

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