CHI NON E’ STATO SULLA STRADA NON PUO’ SAPERLO. E NEMMENO IMMAGINARE CERTI DIALOGHI, SPESSO IN DIALETTO SICILIANO… ECCONE UNA PROVA…
In questi ultimi tempi sono stati presi di mira, i Vigili Urbani. E’ sempre così, purtroppo, ma in questa pagina un po’ controcorrente vogliamo spezzare una lancia a loro favore… I Vigili Urbani: relegati dopo il passaggio a livello, in una scuola, l’ex Media Zirilli che di spazi ne ha a volontà, al punto che ospita “di tutto, di più”. La lontananza continua a creare problemi ai cittadini, che non avendo un interlocutore diretto al quale rivolgersi per una contestazione (molti si recano al Comune, e dirottati alla Zirilli preferiscono soprassedere…) si lamentano per la poco felice dislocazione del Comando di Polizia Locale, e si scagliano contro l’Amministrazione, colpevole di non tenere una rappresentanza all’interno del Palazzo. Ma per non divagare, è giusto parlare, anzi scrivere, dei Vigili Urbani: e vogliamo scrivere A DIFESA di questi amici che tutti conosciamo, e proprio per questo vogliamo che facciano il loro dovere, o che non lo facciano affatto! Nel senso che, se FANNO, perchè fanno. E se NON FANNO, perchè non fanno! Chiaro il concetto?
Un esempio pratico: se verbalizzano un’auto in divieto, il trasgressore arriva con il solito “Auccà, cca sugnu, staiu arruvando! Minchia, un minutu… Chi è, ’a scrivisti ggià? A pigghittilla di novu! E ora c’haiu a ffari? Aspittavi ’a mmia? Mancu ’u tempu ’i scìndiri mi dastu?” e via discorrendo…
Se non verbalizzano, “Ma a cchiddu no vidi? A mmia l’autra vota m’a stampasti! Avja ’ccumpagnatu a mme sòggira und’u dutturi… n’a vidisti ch’è ciunca? In doppia fila? Ma chi schifiu dici, ci passava un camiu, ci passava! E a chiddu picchì non cià fa? Faciti chiddu chi vuliti… ora cci fazzu ’na fotografia… Veni ccà, fammi ’u testimoni, ora ’u denunciu… Basta chi vi mittìti ’a divisa, non canusciti cchiù a nuddu! A facitivi vidiri ’o spissu!”.
Ecco: questi sono solo alcuni esempi di un linguaggio confidenziale e colorito, al quale si assiste spesso sulla strada. Si assiste, perchè il dialogo non si svolge mai fra due persone, il vigile e il trasgressore, ma alla presenza di altre… e più sono, meglio è! Solo così il trasgressore si può atteggiare a vittima, e fa di tutto per commuovere o farsi commiserare, con una sceneggiata alla quale il vigile dovrebbe abboccare, ritirare il verbale già scritto, e dire “Non ti preoccupare, ridammelo, vediamo che posso fare, parlo con l’ufficiale”; e il trasgressore, gongolante, essere soddisfatto, pensando “’u pigghià pu culu, a stu strunzu…!”.
Ma se il vigile, dall’alto del suo ruolo, si mostra inflessibile, tiene le distanze, e con lo sguardo severo non pronuncia nessuna parola, tranne che “Lei mi sta minacciando! Ci vediamo in Pretura!”, e rivolgendosi ai presenti “Lo state sentendo? Voi siete testimoni…”, perchè da artista consumato è lui che fa, adesso, la sceneggiata, allora il capannello si dissolverà… E sarà il trasgressore a rincorrere il Vigile, con la coda fra le gambe, o, come si dice in gergo, “gettandosi sotto le bandiere”: “M’hav’a scusari, vidissi chi ppò ffari! Sbagghià! haiu ’i me cazzi, accamòra… Me muggheri è incinta, iò non travagghiu… Ossìa è un patri ’i famigghia…”. Al che il Vigile dovrebbe solo rispondere: “Camina, vidi und’andari! Tu dissi iò mi ci fa ffari n’autru figghiu? A vatindi, e cecca mi parri picca…”. Solo per limitarci alle frasi lecite…
Abbiamo ascoltato, perché ci è stato raccontato per pubblicarlo, e proprio da parte dell’automobilista, quello che accadde tra lui ed un vigile, fermato in un posto di blocco (???) per un normale controllo. Il suo racconto integra quello che ha raccontato, fin dove è stato presente, il vigile: “Lei non ha la cintura…”.
Al che l’automobilista: “’a cintura? Mi chi schifiu dici? Iò ll’haiu ’a cintura…”. “Guardi che lei la cintura non l’aveva allacciata…”.
Ma l’automobilista, scendendo e sollevandosi il pullover: “Ci staiu dicendu chi iò a cintura ll’haiu… È vecchia, ci fici n’autri ddu puttusa pi quantu staiu ssiccandu! E me mugghieri mi dissi mi mi mettu puru i bratelli chi mi càdunu i causi…U vidi, sì o no?”.
Al che il vigile, cercando di mantenersi serio: “La cintura di sicurezza, quella deve portare allacciata…Lo sa che senza cintura le devo levare cinque punti?”.
“Cincu punta? E c’havìa, ’a donna e ’u cavaddu? E s’avìa ’u tri mi ’ndi livàva deci? Avanti, ’a finissi… i punta… Ma chi semu, ’o spitali?.”.
A questo punto il Vigile volle chiudere la discussione: “Se ne vada, si allacci la cintura… altrimenti, i punti…Vada, vada…”.
L’automobilista ripartì, e rivolto alla moglie, che non si era resa conto del perché fossero stati fermati: “Sintìsti? I punta! Mi vulìa livari cincu punta…”.
Al che la moglie: “Cincu punta? Ma chi è loccu? Havi un annu chi ricugghiemu i punta… spicciti, andamu ’o supemmeccatu, pigghiamundi sta cassalora pi ppremiu, picchì si ndi femma cacchi n’autru e ci spilunu puru a iddu ’i punta, mancu ’u cumbògghiu ndi putemu pigghiari! …”