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ALBUM DEI RICORDI: AUGURI AD UN CAMPIONE DEL CALCIO, PIPPO ROMAGNOLO

Una settimana fa, per l’esattezza il 12 marzo, ricorreva l’ottavo anniversario della dipartita di un grande del calcio, PIPPO ROMAGNOLO. Oggi, 19 marzo, giorno dedicato a S. Giuseppe, sarebbe stato il suo onomastico. Ma andiamo per ordine: nella via Giacomo Medici, sotto i portici, a due passi da Munzueddu, c’era il bar Romagnolo, il cui proprietario, Santi, aveva dato il proprio nome al locale. Accanto, l’ingresso al palazzo dove abitava la famiglia proprietaria del bar e qualche altro condomino (ricordo il ragioniere Di Martino, persona distinta e vero signore di altri tempi); quindi, il Cinema Liga, inaugurato il 22 dicembre 1960, con un film al quale pochissimi mancarono, Maciste nella valle dei re, con Mark Forest, un culturista americano di Brooklyn dal fisico possente (noi eravamo ancora incantati da Steve Reeves), e Chelo Alonso, una bellissima ballerina di origine cubana.

Santi Romagnolo aveva tre figli, Pippo, da tutti chiamato “il ragioniere”, Stefano (Fanino), in seguito Presidente della S.S. Milazzo, e Maurizio, il minore. Tutti e tre avrebbero continuato nella gestione del locale dopo la scomparsa prematura del padre. Il bar Romagnolo attirava, oltre ad una selezionata clientela, anche una variegata gioventù. Seduti ai tavoli, spesso non sempre per la consumazione, questi giovani non ancora maggiorenni erano pronti a sollevare le chiappe dalle sedie appena Franz, mitico dipendente del bar, arrivava a prendere le ordinazioni… Lo facevano a malincuore, ma si rendevano conto che avevano approfittato abbastanza della disponibilità dei proprietari, quindi nessuno osava protestare.

Pippo Romagnolo mi onorò della sua amicizia, come d’altra parte i suoi fratelli. Fu attratto dal calcio fin da giovanissimo, ed aveva militato in Serie A, nelle file del Napoli di Achille Lauro e negli anni in cui con la squadra azzurra giocavano personaggi come Bugatti, Pesaola, Vinicio. Purtroppo per il suo carattere riservato non aveva mai fatto sfoggio dei prestigiosi traguardi raggiunti durante la sua carriera. La discrezione e la signorilità che lo contraddistinguevano erano spesso scambiate per superbia da chi pretendeva da lui un comportamento più disinvolto e confidenziale quando era al bar. Era invece esattamente il contrario di quel che credeva chi non lo aveva conosciuto, e anche fuori dagli stadi si rivelò sempre un campione di educazione e generosità.

Il ragioniere Pippo non mi parlò mai della sua passione, così come non lo aveva fatto con chi era più giovane di lui, ma in occasione di un evento sportivo che avevo organizzato a Milazzo, il VI trofeo Carmelo Bonina di marcia, valido per l’assegnazione del titolo italiano sui 25 e sui 50 chilometri, mi chiamò in disparte nel locale consegnandomi una somma di denaro per coprire i costi della manifestazione: “E’ personale contributo per lo sport”, aggiunse congratulandosi con me per avere saputo regalare una giornata di spettacolo alla città. 

Solo nel 2012 seppi, con stupore e ammirazione, del suo passato di calciatore. Gli dedicammo un numero di Terminal Sport, pubblicando alcune foto in bianco e nero che mi avevano dato i figli Santino e Claudio, raccontando ciò di cui il padre, per la sua naturale riservatezza, non aveva mai parlato. Lo feci perché tutti ricordassero il talento di quel ragazzo che dopo avere tirato i primi calci al pallone al Grotta Polifemo era approdato al Napoli, in serie A, e aveva indossato con orgoglio quella maglia azzurra, militando a fianco del Petisso e d’o Lione, Pesaola e Vinicio!

I più giovani, che non lo conoscevano, si meravigliarono! E senza alcuna esitazione il 12 dicembre 2012 gli consegnammo il PREMIO TERMINAL SPORT al merito per il calcio. 

Il ragioniere Pippo non venne quel giorno: la più terribile della malattie lo stava divorando nella mente, cancellando i suoi ricordi. Ma quel premio fece il miracolo: la sera i figli, tornati a casa, diedero al padre la targa, spiegando che era un premio per lui! In silenzio, il vecchio Pippo la guardò, e il suo sguardo si illuminò come per incanto. Un sorriso, per l’ultimo premio della sua carriera.

Da quel giorno Pippo Romagnolo passava gran parte delle sue giornate attratto da quella targa su cui era scritto il suo nome, sfiorandola, accarezzando il velluto della custodia, sorridendo, rivivendo chissà cosa. I ricordi si saranno susseguiti nella sua mente, riportandolo indietro di oltre mezzo secolo, su quei campi verdi o polverosi, a rivivere le incursioni, i dribbling, le lunghe galoppate, le strenue difese, le esultanze per le vittorie, le amarezze per le sconfitte…

Con il passare dei mesi, le sue condizioni di salute erano peggiorate ed il morbo subdolo, infido, non lasciava scampo.

Pippo Romagnolo, il ragioniere, con la sua educazione, la sua signorilità, la sua riservatezza, era pronto per la sostituzione. Da una decina di giorni era nato Giuseppe, il primogenito di Claudio, un nuovo erede, un altro Romagnolo, l’ultimo in ordine di tempo.

E allora il vecchio combattente, sfilandosi la maglia azzurra del suo Napoli, ha lasciato il terreno di gioco, portandosi con sé i momenti più belli ed esaltanti della sua vita. Avrebbe indossato per sempre un altro azzurro: il colore del cielo.

Ed è volato in alto, sorridendo, salutando i suoi cari, la sua Milazzo, e quella città che lo aveva accolto, giovanissimo, fra i suoi campioni…

Addio, ragioniere Pippo, auguri per questa festa del Papà. Auguri per il suo onomastico.

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