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ALBUM DEI RICORDI, I VECCHI MESTIERI: DONNE, E’ ARRIVATO L’ARROTINO

L’arrotino affilava di tutto, dalle forbici di casa a quelle per potare, dalle posate alle roncole, dai coltellacci alle accette o alle asce, dai coltelli di ogni tipo agli attrezzi da lavoro, in particolare quelli dei falegnami. Quando passava per le contrade, gridava per farsi sentire da chi aveva attrezzi da affilare: “Donne, è arrivato l’arrotino!”. Portava con sé il banco con la mola, che aveva una grande ruota fatta girare con un pedale. La mola poteva essere sostituita a seconda del tipo di affilatura da ottenere. Ce n’erano principalmente di due tipi, quello di sabbia e quella di smeriglio. Era necessario che la mola fosse sempre bagnata, in modo che la lama che si affilava non si scaldasse perdendo così la tempra. Perché ciò avvenisse era necessario lasciar continuamente cadere un filo d’acqua da un barattolo munito di un rubinetto che regolava la quantità di liquido desiderata.

Il lavoro dell’arrotino non era molto difficile, ma richiedeva una certa attenzione, per non rovinare le forbici o i coltelli che affilava. Alle forbici, prima di affilarle, levava il perno e ne lavorava mezza per volta; a operazione ultimata doveva rimettere il perno, facendo attenzione a ribatterlo nel modo giusto, non tanto libero ma nemmeno tanto stretto, in modo che le forbici tagliassero al meglio. 

Il lavoro veniva svolto in mezzo alla contrada, dopo che era andato dalle famiglie a raccogliere i coltelli da affilare e aveva preparato la mola attaccando le cinghie. Era un piacere stare lì ad osservare come svolgeva il suo lavoro, quanta attenzione ci metteva nell’eseguirlo bene, per non sentire lamentele e guadagnarsi, magari, un bicchiere di vino. Per i bambini e i ragazzi era un divertimento riunirsi attorno a lui e guardare quello che faceva.

Quando se ne andava, staccava la cinghia della ruota grande che faceva da volano, prendeva il banco che davanti aveva una ruota in legno col cerchio in ferro per i due manici posteriori e lo portava via come fosse una carriola. Spingerlo richiedeva molta forza, anche quando l’arrotino doveva affrontare una minima salita, specie se la strada aveva sassi.

Con l’andare del tempo anche l’arrotino si aggiornò, girando con una bicicletta con sopra la mola. Per affilare, metteva la bicicletta su un cavalletto, staccava la catena dalla moltiplica della ruota posteriore e la collegava dai pedali alla mola da far girare. In questo modo poteva lavorare comodamente, restando seduto sulla sella della bicicletta e pedalando. 

Altri arrotini hanno anche girato, in seguito, con un’auto o una motocicletta. Quando si fermavano per affilare i coltelli, collegavano la mola alla trasmissione del motore, il che consentiva di risparmiare molta fatica. Ma il loro caratteristico richiamo, a dispetto degli anni, è rimasto sempre lo stesso: “Donne, è arrivato l’arrotino”!    

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