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Bambino di 7 anni se ne esce dalla scuola, ma dalla finestra del bagno. Qualcosa non va…

Proprio così… QUALCOSA NON VA perchè ad essere messa sotto accusa in questa nostra analisi è la società, e non solo la scuola, la nostra scuola. Magari qualcuno, chiedendo la didattica a distanza, potrebbe trovare la soluzione dei mali che affliggono la scuola… ma i problemi sono altri. Partiamo dal fatto, accaduto in un istituto scolastico della provincia messinese. Non chiedeteci quale e dove: lo hanno fatto altri giornali, e non ci va di rigirare il coltello nella piaga; potrebbe accadere dovunque, e vi assicuriamo che non è bello trovarsi, da docente o da dirigente, sul banco degli imputati.

Nella mattinata di venerdì 26 febbraio un alunno di soli 7 anni si allontana dalla scuola. La giovane madre decide di denunciare ai Carabinieri l’incredibile caso, e presenta una querela nei confronti del personale docente e scolastico dell’istituto dove frequenta il figlioletto. Dalle dichiarazioni si evince che il bambino, come tutte le mattine, è stato prelevato alle 7.45 dal pulmino del comune di Spadafora per essere accompagnato alla Scuola Primaria. Ma come è successo il fatto? Con calma che ci arriviamo: il piccolo avrebbe riferito ai suoi familiari di essere stato CHIUSO in bagno da un altro compagno, del quale NON HA RIVELATO l’identità, quindi PRESO DAL PANICO è scappato dalla finestra APERTA del bagno, posto a piano terra, uscendo nel cortile, da dove attraverso il cancello principale APERTO, si è allontanato da solo. Il bimbo non è riuscito a spiegare alla mamma nè ai militari dell’Arma perché ha deciso di allontanarsi senza chiamare qualcuno per fare rientro in classe. Fortunatamente un passante lo ha notato e lo ha accompagnato presso i Carabinieri, che hanno avviato le indagini per fare chiarezza sulla fuga indisturbata del piccolo dai locali scolastici, e stanno svolgendo tutte le attività per ricostruire fatti e le responsabilità della Scuola Primaria al centro della bufera.

Questo, purtroppo, non è l’unico caso di bambini che sono sfuggiti al controllo di insegnanti ed educatori, e molte altre storie simili nella forma solo casualmente sono finite bene.

A questo punto è necessario interrogarsi sul funzionamento della Scuola in generale per evitare che episodi del genere continuino ad accadere.

Quali sono le criticità? Purtroppo da oltre un anno la pandemia ha fatto perdere di vista i problemi più importanti legati alla didattica e all’apprendimento, alla presenza in aula ed alla socializzazione, al rapporto fra gli stessi alunni con i docenti ed al ruolo della famiglia.

Lasciando da parte sedie a rotelle e distanziamento, che certamente non dureranno in eterno, ci sono fattori che non bisogna trascurare, anche se da anni si progetta ma il tutto rimane, grazie a Dio, sulla carta: infatti chi saprebbe organizzare l’evacuazione dell’istituto in caso di un sisma? O piuttosto non è pensabile che si ceda al panico? Ed allora continuiamo ad interrogarci e a porre quesiti che devono, necessariamente, trovare risposte: ogni scuola ha un piano di sicurezza, ma deve fare i conti con la qualità delle strutture scolastiche; un alunno esce dalla finestra e si trova per strada, ed ecco che si scopre che qualcuno non ha fatto il proprio dovere e viene denunciato il dirigente! Ma chiediamoci anche se il numero dei docenti e del personale in forza alla scuola siano adeguati, se il rapporto di collaborazione scuola-famiglia esiste. Per continuare a divagare, crediamo che sia indispensabile un lavoro preventivo sulla struttura, sull’organizzazione e formazione del personale e sui rapporti interpersonali, affinché un episodio negativo non mini i rapporti e la qualità del lavoro svolto dalla Scuola, il primo luogo per eccellenza in cui si entra in un contesto sociale e si creano relazioni.

Ma andiamo al nocciolo della questione: non crediamo, comunque (ma qui sono le forze di Polizia a indagare) che un bambino di sette anni, costretto a uscire dalla finestra perchè chiuso in bagno, non sia rimasto zitto e non si sia messo a battere i pugni o urlare! E che abbia omesso di fare il nome del compagno che lo ha, volontariamente o sbadatamente, chiuso in bagno! E se ci trovassimo di fronte ad un episodio di bullismo? Non sottovalutiamo il fenomeno, e non dimentichiamo che proprio il baby bullismo, fin dalla primaria, è in allarmante crescita e spesso viene messo in atto da bambini piccoli, giustificati dai genitori perchè piccoli!

Minimizzare ed evitare che il fenomeno emerga è il modo migliore per incoraggiarlo, e che continui a diffondersi per mietere sempre più vittime, anche in età precoce.

Logicamente le nostre sono solo ipotesi, dettate dalla gravità di un episodio, svoltosi in una scuola d’Italia, una città qualsiasi, che ha visto protagonista un bambino di sette anni, costretto a ricorrere ad una uscita di … emergenza ed andarsene a vagare per strada. Le domande a questo punto potrebbero succedersi all’infinito: e se fosse stato un ragazzo disabile? E se fosse stato nostro figlio? E se la finestra si fosse trovata al piano superiore? E se per strada lo avesse trovato un malintenzionato? E se fosse finito sotto una macchina? E se…. eccetera eccetera!

Per trovare una soluzione, suggeriremmo di intensificare incontri per parlare della gravità del baby-bullismo, creare occasioni perché tutti ne prendano coscienza e sappiano degli effetti negativi che può provocare in futuro. Ma, se in questo caso, si riuscisse a risalire (si riuscirà, ne siamo certi) al responsabile dell’azione coraggiosa nei confronti di un coetaneo o di un bambino più piccolo, magari timoroso di fare il nome e denunciarlo apertamente… beh, non limitiamoci alla sola ramanzina! Io da genitore lo avrei punito severamente. Da insegnante o da dirigente non lo so… la legge non dà quei poteri che un tempo sarebbero stati il toccasana di tanti mali! Per questo suggeriamo anche ai genitori di chiedere ai loro figli, specie se bambini piccoli, di raccontare cosa avviene a scuola, e se anche loro subiscono soprusi da parte dei più grandi: non saranno molto loquaci, è vero. Ma facendo sentire la vicinanza della famiglia, almeno in questi casi, avranno il coraggio di raccontare come passano le loro giornate con i coetanei o i più grandicelli…  

 
 
 
 
 
 
 
 
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