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CHECCO ZALONE A MILAZZO: “MA QUESTI SONO DEL MESTIERE?”

Checco Zalone, irriverente e satirico, proprio come noi di TERMINAL, avrebbe detto, così come ha fatto nel suo film QUO VADO, “MA QUESTI SONO DEL MESTIERE?”

L’incrocio fra la Via Giorgio Rizzo e la via Birago era stato variato, con l’azzeramento degli incidenti stradali, dopo quello mortale accaduto a dicembre 1993 a Giorgio Picciolo, che a bordo del suo motociclo si scontrò con una macchina diretta verso il porto e proveniente da piazza Sacro Cuore, grazie all’insistenza dei vigili urbani del tempo. I quali, coscienti che quell’incrocio è stato da sempre pericoloso per una serie di motivi che evitiamo di spiegare (inutile dire che l’incrocio è pericoloso: ce ne sono decine a Milazzo ed in ogni città, ma perchè proprio qui si verifica il maggior numero di sinistri? Poi magari lo spiegheremo a chi vuole saperne di più, con grafici, tabelle e dati inoppugnabili…) trovarono favorevole, al suo insediamento, l’amministrazione dell’epoca, retta dal prof. Filippo Russo, uomo prestato alla politica ma aperto alle richieste che provenivano dalla base che lo aveva eletto e nei confronti della quale era ben disposto! L’assessore alla viabilità era Pino Imbesi, redattore di un piano viario che diede ottimi risultati, in termini di flussi e di tempi di percorrenza. La proposta dei vigili, che preventivava anche la riduzione dei sinistri nell’incrocio Giorgio Rizzo – Sergente Birago, quindi alle spalle del Mulino Lo Presti, prevedeva il divieto di immissione verso il porto da piazza Sacro Cuore, con la prosecuzione su via Col. Magistri e la svolta dal Palazzo La Nave. Mentre la G. Rizzo, proprio a quell’incrocio, prevedeva una svolta a destra, per immettersi nel porto, ed una a sinistra, per raggiungere piazza Sacro Cuore e proseguire, per chi lo avesse voluto, su via Col. Bertè, il cui senso di marcia veniva invertito, fino a piazzale Europa, e da qui, proseguendo per la via Regis, verso Ponente. Operazione che avrebbe permesso di scaricare del 40% anche le auto fino a quel momento convogliate, proprio come ora, su via Giorgio Rizzo. Costo dell’operazione, per le casse comunali, nemmeno una lira. In termini di incidenti ZERO! E in termini di risparmio di carburante, fino a ventimila lire al mese per chi il percorso Giorgio Rizzo – San Papino lo effettuava due volte al giorno. Anche in termini di inquinamento i risultati furono evidenti. La variazione dei sensi di marcia, assieme al piano Imbesi, durò un paio d’anni. Poi, qualcuno decise che fare il giro più lungo dalla via col. Magistri comportava la perdita delle proprie comodità, e cominciò a sparare a zero contro quelli che lo avevano istituito. Il resto immaginatelo voi, con annessi e connessi. Oggi si piange sul latte versato, ma si tratta di una storia vecchia… Le carte continuano a parlare… Il resto sono solo chiacchiere! E ieri sera, l’ennesimo incidente (non se ne registravano da tempo, ma l’appellativo di incrocio della morte è rimasto…) che ha visto coinvolti due veicoli, ha fatto clamore! E pensare che basterebbe poco per evitarli: tornando a quanto era stato fatto circa trent’anni fa. Purtroppo la viabilità è un campo nel quale non è facile avventurarsi, e se non si dispone di dati sui flussi viari, sui tempi di percorrenza, sul numero di veicoli in marcia o in sosta, sull’ampiezza delle strade (quelle di Milazzo sono state concepite da un piano regolatore che risale alla fine della prima Guerra Mondiale, a sua volta redatto su un altro della fine del XIX secolo!) si sbaglia pur sapendo di sbagliare. Checco Zalone, irriverente e satirico, proprio come noi di TERMINAL, avrebbe detto, così come ha fatto nel suo film QUO VADO, “MA QUESTI SONO DEL MESTIERE?”. Intanto piazza XXV Aprile resta vuota, le strisce blu si confondono con quelle del parcheggio all’interno del porto, dove dovrebbero essere bianche, le rotatorie rallentano il traffico e non certo perchè le persone non sanno guidare, all’ingresso di MIlazzo le auto sostano sul marciapiede nonostante il divieto, e i cartelli delle zone disco sono scomparsi! 

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