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GIANFRANCO TRUSIANO se ne va. Ci lascia una valigia carica di ricordi della nostra giovinezza…

COSI’ CE NE ANDREMO. Un dramma di Ignazio Calvino il cui protagonista è un uomo che, concluso il suo viaggio sulla Terra, voleva giungere nell’Aldilà, portando con sé una valigia contenente dei ricordi (alcuni piacevoli ed altri un po’ meno) da cui non voleva assolutamente separarsi, e che riviveva attraverso le immagini di persone che gli furono più o meno care.  Era il 1968 quando il Maestro Nino Magistri, soprannominato Brighella, mi propose di unirmi al neonato gruppo teatrale per provare, non più di un’ora nei giorni stabiliti, il lavoro che aveva scelto, prima di fare il nostro esordio al Trifiletti. E noi, come attori consumati, mandavamo giù a memoria il copione, mentre il protagonista, l’attore principale, viveva quella parte dimostrando doti invidiabili nella recitazione. Toccava a Gianfranco TRUSIANO, uno dei ragazzi della Sena di un tempo, figlio di don Peppino Trusiano e della signora Francesca, la parte principale! 

Quando stamattina mi è arrivata la notizia di questa ennesima partenza, inattesa, improvvisa, dolorosa, ho rivisto quella scena finale al Trifiletti: lui, Gianfranco, protagonista del lavoro di Calvino, che saliva i gradini di una scala e giunto alla sommità spiccava il volo verso l’eternità, rinunciando a quella valigia ricca di ricordi. Un volo accompagnato dal silenzio del Trifiletti, dalle luci che si spegnevano per rendere credibile la scena, dal fumo che avvolgeva l’ambiente; dal sipario che si riapriva immediatamente dopo che Gianfranco aveva spiccato il salto non verso l’alto, ma verso il basso; sulle tavole di quel palcoscenico in legno dove il Maestro Ciccetto Lampone, scenografo di talento, aveva posizionato un materasso per attutire l’atterraggio ed agevolare l’uscita dalla scena.

COSI’ CE NE ANDREMO… era l’anno 1969, il 22 gennaio!

Mercoledì 4 maggio 2022, 53 anni dopo, Gianfranco ha spiccato ancora una volta il salto, verso l’infinito. No, non sul materasso posizionato da Ciccetto Lampone, lasciando la valigia e scomparendo agli occhi degli increduli spettatori, alunni delle scuole milazzesi presenti quel giorno, pur di perdere qualche ora di lezione.

Gianfranco TRUSIANO, uno della nostra generazione, ha preferito portare con sè quella valigia carica di ricordi, lasciando ad ognuno di noi che l’abbiamo conosciuto fin da quando eravamo bambini altrettante valigie, tutte piene di ricordi. Ognuna conterrà sorrisi, divertimenti, lacrime, gioie, dolori, problemi irrisolti, preoccupazioni, messaggi augurali, commozioni, fotografie, canzoni dei nostri anni migliori, discussioni, incomprensioni, scherzi, battute esilaranti, amici dei quali avevamo perso le tracce… Non ha voluto nulla lasciare qui, non sapendo cosa scegliere, e al contrario del protagonista del lavoro di Calvino, non si è separato da quell’immenso bagaglio. Sapeva di dovere affrontare un viaggio lunghissimo, di avere davanti a sè l’eternità, per passarli in rassegna, per connettersi con ognuno di noi, per sentirci uniti così come lo siamo stati in vita, nonostante la distanza fra la nostra città e l’altra dove lui da anni viveva.

Amava Milazzo, Gianfranco. Al punto che quando ci siamo sentiti l’ultima volta avevamo programmato qualcosa che lo aveva reso felice: un gemellaggio teatrale fra la sua compagnia, frutto della sua passione mai venuta meno, ed una delle compagnie milazzesi; per recitare ancora una volta: con i suoi attori, ai quali aveva distribuito le parti, insegnando anche le battute in siciliano per i lavori dialettali; applaudire egli stesso, che non li aveva conosciuti, gli attori milazzesi molto più giovani di lui, artisticamente parlando! 

Verrò, Santino! In estate ci vedremo“, mi aveva assicurato. E quando gli comunicai che avrebbe ottenuto il PREMIO TERMINAL per la sua carriera teatrale, lontano dalla sua città, era contento, non pensava assolutamente di ricevere un premio che per lui era una novità, un valore aggiunto, un motivo di affetto!

No, ragazzi. Non verrà più Gianfranco. Ci dovremo accontentare di saperlo vicino a noi nelle nostre preghiere, di tenere vivo il ricordo, di parlare di lui così come parliamo di tanti amici che non ci sono più, rapiti da quel vento impetuoso che strappa via tutto.

In compenso ci ha lasciato una valigia piena di tante cose, sistemate meticolosamente, con scrupolosa attenzione. Non ci sarà confusione, magari quella, inizialmente, affollerà le nostre menti; ma pian piano riusciremo a rimettere ordine, a richiamare i ricordi, a rivederci così come eravamo… Immagini mai dimenticate, ma chiuse come in uno scrigno… Noi, con i nostri anni, la nostra adolescenza, i nostri amici, i nostri cari …

E’ l’eredità che ci lascia GIANFRANCO TRUSIANO, uno della nostra generazione. E’ l’eredità che ci lasciano tutti gli amici che vanno via per sempre… Gli amici che ci aspettano, senza farci premura, perchè sanno che ci ritroveremo…

Il dolore, le lacrime, la rassegnazione fanno parte della nostra esistenza, cari amici, che mi avete raccomandato di scrivere qualcosa per Gianfranco… Ho cercato di farmi partecipe di quel che ognuno di voi vorrebbe dire… Ho l’approvazione di Gianfranco, che condivide tutto, proprio tutto… E ci aspetta lassù, senza dimenticare di salutare per noi i nostri cari, di abbracciarli tutti. 

Ciao, Gianfranco…. Che Dio ti accolga fra le sue braccia!

 

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