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IL 1° MAGGIO SIA LA FESTA DEL LAVORO!

di W.I. –

Il lavoro, inteso in senso moderno come attività volta alla redditività, piegato alle esigenze dell’economia e del capitale, fonte di sfruttamento dei soggetti sociali deboli e luogo di preservazione dello status quo tramite il ricatto economico, non è affatto un fattore di emancipazione sociale e realizzazione personale. Potremmo anzi dire che quando una attività diviene strumento di emancipazione e realizzazione, non è più lavoro, o lo è solo in maniera concomitante e per aspetti che non possono essere definiti lavoro in senso proprio. Da questo punto di vista, essendo il lavoro e il suo sfruttamento il motore del sistema economico capitalistico, ed essendo l’economia capitalistica l’anima insulsa della modernità, possiamo a ben ragione sostenere che il culto del lavoro sia la principale tara moderna.
Oggi, come ogni Primo Maggio, va rispedita al mittente l’odiosa retorica (tanto borghese che proletaria) del lavoro che nobilita, del lavoro che è progresso, del lavoro come etica.
Cogliamo l’occasione, invece, per ricordare il valore inestimabile del tempo qualitativo, dell’azione libera e disinteressata, del nobile bastare a se stessi a fronte di un mondo che ci vuole schiavi. Almeno per oggi e contro tutti.
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