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INQUIETANTI EPISODI DI DELINQUENZA MINORILE… RICORDATE LO SFREGIO ALLA MADONNINA DEL TINDARI?

COSA C’E’ DIETRO CERTE BRAVATE CHE OFFENDONO IL SENTIMENTO RELIGIOSO E FANNO EMERGERE IL DISAGIO E LA MANCANZA DI VALORI FIN DALLA ADOLESCENZA? ECCO UNA PRIMA ANALISI, FORMULATA DALLA DOTT.SSA DANIELA ALTUNI, PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA. POI, MA SOLO SE LO VOLETE, VI RACCONTEREMO UN ALTRO EPISODIO DI BULLISMO PASSATO SOTTO SILENZIO… DICIAMO CHE CI SONO TUTTI GLI INGREDIENTI PER NON DORMIRE SONNI TRANQUILLI!

Gli episodi di violenza e vandalismo che si registrano anche nella popolazione dei più giovani e che, per certi aspetti, hanno interessato il nostro territorio, costringono ad un’analisi che possa tentare di individuare alcuni dei fattori implicati in tale fenomeno.

La recente vicenda della ‘ngonia del Tono, in cui è stata danneggiata la Madonnina del Tindari, rappresenta una ferita al nostro tessuto sociale che indigna e spaventa per due ordini di ragioni: innanzitutto, perché essa ci pone davanti alla presenza di un’aggressività distruttiva e priva di scopo, nella quale non è possibile rintracciare un senso ed una finalità orientata; e poi perché gli attori del reato sono poco più che bambini. Altro elemento in grado di colpire le coscienze è inoltre che il deturpamento della Madonnina esprime lo svuotamento di alcuni dei valori fondanti l’umanità: quello della sacralità, del dono ricevuto e del rispetto della collettività. Sacro, dono e bene comune vengono dunque spogliati del loro significato, perdendo il carattere dell’inviolabilità e del diritto alla riverenza.

La svalutazione e la negazione dei valori etico-sociali sono sintomi della crisi culturale che interessa l’attuale sistema sociale; un sistema fragile nel fornire ai giovani lo spazio per il riconoscimento ed il contenimento delle paure e delle agitazioni che caratterizzano la crisi evolutiva dell’adolescenza. Il mondo oggi appare scarno di principi positivi, contraddittorio, disgregato, impegnato nella frenetica corsa dell’apparire e dell’avere piuttosto che dell’essere. Per citare Spinoza, è l’epoca delle passioni tristi, del relativismo perenne, della precarietà diffusa, dello scetticismo e del disincanto: è l’epoca nella quale il futuro ha cambiato volto, da futuro-promessa a futuro-minaccia. E allora, la naturale spinta vitale contenuta nella propria aggressività, che è alla base dei comportamenti finalizzati verso un obiettivo, che nutre l’impegno e l’ambizione, che alimenta il desiderio di migliorarsi, subisce i colpi della perdita motivazionale e rischia di mantenersi ad uno stadio primitivo: è un’aggressività priva di rappresentazione mentale e senza scopo, che sfoga la sua carica energetica in comportamenti distruttivi e caratterizzati dal non-senso. Manca, in questi casi, la capacità di riflessione, di percepire emozioni e desideri, di cogliere gli stati mentali, di attribuire significati all’esperienza, di valutare le possibili conseguenze di un’azione.

Alla natura complessa e ambivalente del mondo che i ragazzi si trovano a decodificare, a volte con mezzi non ancora sufficienti, si aggiunge poi un modello educativo incoerente e lassista, a danno della formazione della coscienza morale. La tendenza generale delle figure d’autorità è infatti quella del compromesso, della revocabilità e della provvisorietà: per fare un esempio, lo stesso sistema giuridico presenta scorciatoie con premi e sconti di pena che, in chiave simbolica, contribuiscono a diffondere e normalizzare il concetto della deresponsabilizzazione.

Da sempre c’è nei giovani il desiderio di portare a compimento la loro lotta per la separatezza e l’affermazione di sé, per la conquista di una nuova definizione identitaria. La storia è ricca di conflitti generazionali e di “attacchi al sistema”. Ma quale regola è possibile trasgredire oggi che non esiste più censura e che tutto è concesso? Di quale piacere godere oggi che l’attesa ha perso il gusto del desiderio, della motivazione, ed è percepita solo nella sua componente di frustrazione? Nel caso dell’atto vandalico compiuto ai danni della Madonnina del Tindari, al Tono, qual è il messaggio? Qual è la richiesta implicita? Sarebbe presuntuoso qui azzardare delle risposte perentorie, senza neanche conoscere i volti di questi ragazzi o le loro famiglie, ma vengono in mente: la necessità della trasgressione come passaggio evolutivo che consenta di demarcare una linea di confine tra l’Io e il Tu; l’adeguamento alle “leggi del mercato”, dove la visibilità e il far notizia sembrano essere diventati la prova inconfutabile della propria esistenza; il bisogno di appartenenza, che nella segreta condivisione di un’azione, a maggior ragione se proibita, rafforza la vicinanza e la complicità tra i membri di un gruppo; la perdita di motivazione legata alla difficoltà di riconoscersi in un ruolo sociale attivo e propositivo, veicolata dalla sfiducia degli adulti; il bisogno di “far rumore” e provare a dare una qualche sembianza al vuoto esistenziale.

È certo che la famiglia rimane il primo e più importante spazio vitale nel quale si struttura la propria visione del mondo, in cui prendono forma idee e principi morali; ma essa non costituisce l’unico contenitore sociale in grado di esercitare un’influenza psicologica. Durante lo sviluppo, l’intera società contribuisce, in misura maggiore o minore, a modellare ed incanalare le potenti cariche energetiche tipiche della giovinezza. Si fa dunque pressante il bisogno di avere “portatori sani” di valori positivi, ovunque: nella comunità, nelle scuole, nei centri sportivi e religiosi, nei programmi dei mass media, nella politica, nell’arte.

dott.ssa Daniela Altuni – psicologa, psicoterapeuta 

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