TONNELLATE DI FERRO, SPRECO DI PUBBLICO DENARO… ABBELLIMENTO O CI SONO STATI ALTRI INTERESSI?
Un modo insolito per separare la zona portuale dalla strada che la costeggia. La prima è destinata all’imbarco o allo sbarco dei passeggeri. Su di essa sorge il terminal degli aliscafi, con le relative biglietterie ed il punto ristoro. Poi ci sono le auto in sosta, regolamentata però dal disco orario; quindi una lunga striscia riservata alle autovetture adibite a Noleggio Con Conducente, ossia veicoli che effettuano prezzi diversi dai taxi, non hanno un tassametro, e chiedono le tariffe fissate dalla Provincia. Quindi ci sono i bus che consentono i collegamenti con altri centri: quelli della ditta Giunta, e quelli dell’AST i cui itinerari sono stabiliti e resi pubblici da appositi orari. Ma mentre i primi osservano in maniera quasi maniacale l’orario di arrivo e partenza, gli altri sono sempre al centro di critiche spesso feroci, il più delle volte da chi dalla stazione ferroviaria deve attendere invano e deve far ricorso al taxi (pardon, al NCC) sborsando una cifra maggiore, o prendere armi e bagagli e guadagnare a piedi il centro urbano o il porto. Non è finita qui: in una zona riservata, alla quale si accede superando un rigido controllo ed una barra, con tanto di vigilanti privati, trovano posto le auto, tantissime, di chi ha la fortuna di non dover cercare un parcheggio: probabilmente si tratta di persone che lavorano all’interno dell’area portuale. Ma non mettiamo la mano sul fuoco, perché rischieremmo di fare la fine di Muzio Scevola. In ambito portuale, proprio in questa zona, esiste anche una doppia delimitazione: la prima consiste in un cordolo in cemento che separa due mondi, come i cancelli dei cimiteri separano i vivi dai morti! E’ una barriera abbastanza alta che non permette il regolare deflusso delle acque piovane. Se non ci fosse stata, in caso di pioggia si sarebbe allagata anche l’area dove sostano le auto. Al primo sbarramento, ne segue un secondo, progettato da chi pensava che, con il passare degli anni, il mare potesse riversarsi sulla strada; quindi ha pensato bene di ergere a protezione dell’uomo (di Milazzo!) delle dighe! Non c’è niente da ridere: questo progettista meriterebbe il carcere a vita, ma siccome in carcere non va più nessuno, forse chi rimane in mezzo all’allagamento potrebbe scaricare la sua tensione prendendosi la soddisfazione di assestare qualche calcione al progettista proprio lì dove non batte il sole! Non contenti degli sbarramenti, che precludono il passaggio ai pedoni, sono spuntate anche le catene. Non sappiamo chi sia stato l’artefice dello spreco di denaro pubblico, ma è certo che costui conosceva bene l’indole del milazzese e la caratteristica della nostra città, dove chiunque è libero di venire, fare i propri bisogni ed andarsene! Insomma, quel progetto poteva essere realizzato solo in una città come Milazzo! E chi ha pensato di mettere paletti e catene, spendendo i soldi della collettività, sapeva che nessuno avrebbe protestato. Per cui si è perso il conto del numero di turisti o semplici cittadini che passano sotto le catene per superare gli sbarramenti, attraversare la strada e uscire da una zona recintata! Capita anche che le catene, con quel movimento ondulatorio, possano sbattere sulle auto in sosta, provocando dei danni: ma non importa più di tanto. Come non importa a nessuno se diverse persone, anche anziane, siano cadute cercando di abbassarsi per passare sotto le catene o scendere dal gradino molto alto! L’unica salvezza è riposta in qualche cittadino dell’Europa: ci risulta che fra costoro ci siano degli appassionati collezionisti di metalli. Rame o ghisa o ferro o acciaio, non fa differenza! Se dovessero accorgersi che fra il porto e piazza XXV Aprile c’è abbondanza di materiali richiesti, ci troveremmo dalla sera alla mattina… senza catene! E potremmo esultare perché qualcuno ha deciso che quello sarebbe l’unico modo per liberarci dalla… schiavitù, e prima o poi lo farà!