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UN FATTO GRAVISSIMO: CON CERTI PRETI SI PERDE ANCHE LA FEDE!

funeraleACCADDE A MILAZZO, NEL LONTANO 2004. ERA MORTO UN NOSTRO CONCITTADINO, E LA FAMIGLIA… 

Da anni porto dentro di me un dolore indescrivibile. Era il 2002 quando papà, ex dipendente della Galileo, si ammalò. Una malattia lenta ma graduale, che non avrebbe lasciato speranza. La mia famiglia è composta, oltre che da me, da mia mamma e da altri due fratelli. Per anni abbiamo pregato in silenzio, e non abbiamo fatto mancare nulla a papà. Nonostante le sofferenze, non aveva mai perso conoscenza. E anche se riceveva vecchi amici e colleghi di lavoro, in lui era sempre viva una forza straordinaria, che si alimentava giornalmente. Ma le sue condizioni peggioravano, purtroppo. Un giorno un sacerdote della nostra parrocchia (io abito al Tono) pensò di venire a casa nostra, per somministrare a papà l’estrema unzione. Non avevamo alcun rapporto con lui, e seppe della malattia di papà da alcuni nostri parenti; voglio pensare che il suo gesto sia stato dettato dalla sua missione sacerdotale. Era il mese di luglio 2004. Poiché non avremmo voluto dare a papà la certezza che era giunto alla fine dei suoi giorni (sarebbe morto qualche mese più tardi), abbiamo declinato l’invito impedendone l’ingresso nella nostra abitazione. Quello, con fare rude e poco … ortodosso, cercava di spintonare mamma e di entrare a tutti i costi,. Non ci riuscì, lasciandoci esterrefatti per la sua risolutezza! La nostra decisione, ripeto, fu presa solo per non spezzare le residue speranze di papà: ancora oggi non credo che sarebbe stato contento di avere al capezzale un sacerdote che gli avrebbe impartito l’estrema unzione… Quando papà ci lasciò, per il funerale avremmo voluto scegliere un’altra chiesa, diversa da quella della Parrocchia. Lo stesso sacerdote ci disse che non era possibile, per cui abbiamo accettato. Ma il dolore per la morte di papà, purtroppo, non era finito: il celebrante, ossia sempre quello stesso sacerdote, al momento della comunione rifiutava di dare l’eucaristia a me, a mia madre e ai miei fratelli dicendo che ci eravamo macchiati di un peccato gravissimo, impedendo di somministrare l’estrema unzione a papà, qualche mese prima. Ma può un sacerdote non assolvere il peccatore, ammesso che il peccato sia veramente mortale? Credo piuttosto che la sua sia stata una rivincita, per farci espiare quello che ha giudicato uno sgarbo alla sua persona! Cari amici di Terminal, le sorprese non finiscono qui: quando abbiamo chiesto conto delle offerte dei fedeli (i proventi del cosiddetto Fiore che non marcisce), per farne donazione ad una bambina gravemente ammalata, per potersi curare, quel sacerdote (il quale, durante la preghiera pronunciò la frase “Grazie, Signore, per averlo preso” e non una fra le tante che si addicevano molto di più, giustificandola con la condizione di peccato in cui era caduto…) si mostrava contrariato del fatto che avanzassimo pretese. Vi prego di voler scrivere quel che sto dichiarando. Non temo di essere smentita, né ho paura di essere citata per calunnie: ci è stato riferito (e io stessa ho potuto appurare) che il denaro raccolto è stato speso assieme ad altri confratelli in diverse cene, presso un ristorante di un comune vicino, presumo alla …. no, alla salute non penso proprio, visto che papà era morto… lascio a voi la più congeniale interpretazione. Non mi sto inventando nulla di ciò che dico… sto fornendo il mio nome e cognome, ne sto facendo altri, incluso quello del prete, e mi spiace che nella Chiesa ci siano ancora determinati individui che, indossando un saio o una tonaca, non rendono certamente un servizio alla fede, in un periodo in cui materialismo e ateismo minano alle fondamenta la nostra religione, i giovani sono attratti da nuovi miti, e gli anziani rimpiangono tempi lontani in cui in chiesa si entrava solo per pregare e per raccomandarsi l’anima a Dio!

Lettera firmata

Non stiamo pubblicando né il nome della persona che ha scritto la lettera, né quello del sacerdote. Non abbiamo però omesso la zona di residenza della famiglia, per potere risalire alla parrocchia ed, eventualmente, far tornare alla mente di chi sta leggendo questo inquietante episodio lo sfogo di una figlia, affidato al nostro giornale. Abbiamo contattato la persona che ci ha scritto, per sapere perché ha scelto TERMINAL. Ci ha detto che solo così molti avrebbero potuto sapere, perché noi non avremmo censurato il suo racconto. E solo così avrebbe potuto liberarsi l’animo di un dolore che porta dentro da tanti anni! Non possiamo far altro che ringraziarla per la fiducia. Adesso ognuno tragga le proprie conclusioni: l’assoluzione o la condanna non spettano a noi. Ma ci è lecito pensare, cara amica, che verrà il giorno in cui, al cospetto dell’Altissimo, dove è già giunto, da undici anni, tuo papà, debba giungere anche quel sacerdote… San Pietro, che lo attende sulla porta, non gli offrirà certo il caffé, come fa in una pubblicità televisiva… Secondo noi un amaro! Che per questo sacerdote non aiuta certamente nella digestione dei tanti banchetti fatti con i soldi dei fedeli!

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