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ALBUM DEI RICORDI: GLI ESAMI DI TERZA MEDIA

RISERVATO A CHI HA LA NOSTRA ETA’… O QUALCHE ANNO IN PIU’…

Alla fine dei tre anni di scuola media erano previsti degli esami per il conseguimento della licenza. Un ambito traguardo anche quello, per molti che si sarebbero ritirati dalla scuola alla ricerca di un lavoro, ed al quale aspiravano, consapevoli che le difficoltà familiari per essere mantenuti negli studi superiori, o i limiti nell’apprendimento riscontrati nel corso di tre anni, assieme a qualche bocciatura, consigliavano di fermarsi ed accontentarsi di un titolo di studio che in quegli anni apriva le porte anche a moltissimi concorsi che suddividevano i partecipanti in impiegati di concetto e impiegati d’ordine!

L’esame di terza media non avveniva davanti ai nostri professori, ma ad un’apposita commissione interna, formata da insegnanti di altre classi della scuola. Costoro conducevano le interrogazioni valutando il nostro curriculum, frutto di tre anni di studio, ma spesso quella loro valutazione era basata non solo sulla nostra preparazione, ma sul nostro… ceto sociale, sulle condizioni economiche e lavorative delle nostre famiglie. Non importava essere alunni diligenti, preparati, aver tenuto per i tre anni un comportamento esemplare, avere risposto esattamente alle domande o avere ottenuto un buon voto alla prova scritta, che come al solito precedeva quella orale, ma era proprio la nostra famiglia a fornire indicazioni sulla nostra carriera futura! E per l’ennesima volta, anche alla fine dei tre anni di studio, si ripresentava l’arcaica ed antipatica distinzione fra alunni di serie A ed alunni di serie B!

Ovviamente, per noi era importante superare l’esame, ottenere il “pezzo di carta” e scegliere, una volta fuori, di iscriverci ad una scuola e seguire altri nostri compagni, quindi non facevamo caso a quanto dicevano gli insegnanti: da loro attendevamo solo il voto finale, aspirando spesso ad una votazione che ci consentisse di evitare, in tutto o in parte, le tasse. Infatti con la media dell’otto si otteneva l’esenzione totale, mentre quella del sette ci consentiva di risparmiare la metà delle tasse previste per l’iscrizione all’anno successivo!

Santino Torre, alunno anche lui della classe di cartone, aveva solo 13 anni, e durante l’esame di terza media fu sottoposto da un insegnante ad un interrogatorio che esulava dalle materie studiate nel corso dell’anno. Le risposte avrebbero dovuto fornire utili indicazioni sulla valutazione, ma l’episodio gli rimase impresso al punto che ha voluto raccontarlo. Gli servì da stimolo per dare a quel docente, che fra l’altro basava il suo giudizio solo sul ceto sociale, una risposta che smontasse certi pregiudizi.

Gli fu chiesto dove abitasse. Rispose “Al Borgo”. Quasi tutti i ragazzini del Borgo in quegli anni erano attratti dall’Avviamento, a San Francesco, piuttosto che dalla media “Luigi Rizzo”, quindi per il professore lo studente era considerato un intruso nella scuola, fiore all’occhiello della città!

Ma non si fermò, anzi continuò: “Che lavoro fa tuo padre?”.

Orgoglioso, come lo eravamo tutti del lavoro dei nostri genitori e dei loro sacrifici, lo studente rispose “Alla metallurgica!”.

Con un tono che non ammetteva repliche, il professore sentenziò: “E allora ti devi fermare!”; ossia, non devi più continuare!

Era un consiglio dato per spingerlo ad aiutare anche lui la famiglia, cercandosi un lavoro? Non lo sapremo mai. Certo è che aveva sottovalutato la volontà ferrea di quel ragazzetto del Borgo che non solo continuò a studiare, con profitto, ma scelse anche una facoltà universitaria al di fuori della nostra regione.

Ed il padre, operaio della metallurgica, umile ma consapevole delle qualità del figlio, continuò a lavorare, con tutte le sue forze, sacrificandosi giorno e notte, per consentirgli di coronare il suo sogno e di diventare un ingegnere.

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