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IL VANGELO DI DOMENICA, 7.4, a cura di Mariella Rappazzo

Dal Vangelo secondo Giovanni – Gv 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 7 APRILE 2024 (Gv.20,19-21)

I 4 Vangeli non sono la cronaca giornalistica della vita di Gesù, non sono la sua biografia nel senso stretto del termine. I Vangeli sono una “biografia teologica” cioè l’elaborazione, sotto forma di racconto, di ciò che i discepoli hanno capito di Gesù. Infatti il primo a scrivere su di Lui, fu San Paolo e lo fece 20 anni dopo la Sua morte. Lo seguì Marco che scrisse 40 anni dopo, Matteo 50 anni e Luca 60 anni dopo. Infine Giovanni scrisse il suo Vangelo al termine del I secolo e l’inizio del II sec. d.C. Un lungo periodo di gestazione utile a rielaborare, alla luce dell’Antico Testamento, tutta la vicenda umana di Gesù. Un errore grave che possiamo fare, è quello di leggere il Vangelo in maniera letteralista come se fosse la trascrizione di una videocamera. Per evitare questo, abbiamo bisogno del lavoro degli Esegeti, gli studiosi della Bibbia. I discepoli hanno compreso che la Vita di Gesù non finisce con la morte biologica ma prosegue in una forma nuova. Essi “vedono” con gli occhi del cuore, piuttosto che con gli occhi del corpo. Da notare che nessun Evangelista descrive la risurrezione, ma soltanto il suo annuncio e i suoi effetti. Lentamente e progressivamente acquistano la consapevolezza che Gesù è sempre presente in mezzo a loro in una “forma” inedita. Una modalità capace di dare lo Spirito cioè la forza, l’energia di proseguire nel tempo la Sua missione. Per esprimere questo concetto Giovanni imbastisce una trama che corrisponde a verità teologia, ma non a cronaca. Sono gli occhi pieni di fede che “vedono” Gesù che sta “in mezzo” a loro. Lui al centro, e tutti gli altri attorno formano la comunità, senza alcuna gerarchia e pronti ad accogliere il dono della pace. Coloro che credono nei principi della pace e si adoperano per la concordia tra gli individui, i cosiddetti pacieri, sono chiamati Beati perché Dio li riconosce come suoi figli (Cfr. Mt. 5,9). Per spiegare la risurrezione San Paolo non usa il usa il termine “blepò” che significa vedere con gli occhi fisici, ma il termine “Ofthe” che significa vista interiore cioè comprensione. Si tratta di una illuminazione spirituale percepita come certezza. Pertanto la “visione” di Gesù risorto non è stata un privilegio di pochi individui vissuti 2000 anni fa, ma una possibilità concreta data a tutti. Non c’è bisogno della vista fisica per poter credere, ma credere, fidarsi e dare adesione a Gesù, ci consente di diventare un piccolo segno della Sua presenza vivente e operante in ogni singolo gesto d’amore. MARIELLA RAPPAZZO

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