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ANCHE NOI DI TERMINAL ABBIAMO UN CORRISPONDENTE DALL’UCRAINA!!!

Ci sono persone coraggiose che scrivono, sotto le bombe, per amore della verità: purtroppo in questi giorni non tutti trovano spazio perchè quello che raccontano “non risulta gradito”. Noi con TERMINAL ci siamo messi a loro disposizione, dando ampio spazio a chi vuole che la voce LIBERA arrivi fino a noi. Ed anche se siamo una piccola realtà locale, sulla scena ormai da 14 anni, abbiamo i nostri lettori, che sono liberi di pensarla come credono. Noi, come abbiamo fatto sempre, diamo libertà a tutti di esprimere la loro opinione: al primo posto mettiamo la libertà di informazione! Benvenuto al nuovo corrispondente dall’Ucraina (del quale, se permettete, non mettiamo il nome per ovvi motivi!). Per il resto, siete liberi di leggere o meno: nessuno vi obbliga… 

Per come la raccontano i media italiani, l’nvasione russa dell’Ucraina sembra una guerra fatta a case, scuole ed asili. Mai che l’esercito russo combatta contro un reparto di soldati ucraini. D’altra parte i militari ucraini vengono sempre ripresi mentre aiutano vecchiette e fuggitivi. Mai che li si veda fare un agguato a un carro armato che salta in aria bruciando vivo tutto l’equipaggio o che si inquadri un cecchino che ammazza un soldato russo uscito dal nascondiglio per pisciare. Insomma la guerra ripresa nei suoi aspetti ordinari che la rendono terribile. Invece, senza mai essere ripresi a sparare un colpo, gli ucraini, per ogni loro caduto uccidono 10 russi, stando a ciò che dicono Zelenskj ed un’ampio stuolo di “analisti”. Ma, magari, è proprio come viene raccontato perché, secondo molti “commentatori”, l’esercito russo ha armi vecchie di venti/trenta anni, secondo altri non ha benzina ed il morale a terra, secondo altri ancora mangia pure cibo avariato Può darsi che sia così, ma davvero impiegando questo esercito con le pezze al culo, i russi pensavano di conquistare, e in qualche giorno, un Paese con quaranta milioni di abitanti, con un’estensione almeno doppia di quella dell’Italia e con truppe, lo ha detto il presidente USA, armate ed addestrate da oltre un anno da americani e forze Nato? E ancora può essere che sia così, ma allora si dovrebbe dedurne che non è pazzo Putin, ma la maggior parte degli stati maggiori militari al comando di uno degli eserciti più forti al mondo; il grosso delle burocrazie statali che amministrano uno Stato di oltre 150 milioni di abitanti, la maggioranza dei politici, che comunque governano un Paese che ha superato il crollo seguito alla caduta dell’URSS ed è tornato a interpretare in ruolo da superpotenza, la maggioranza dei cittadini russi. Insomma a lanciarsi nella guerra, ingiustificabile comunque, sarebbe stata una grande banda di imbecilli allo sbaraglio, per come la raccontano i media italiani. Non si spiega altrimenti il fatto che oligarchi, politici, cittadini russi, non rovesciano -come pure prevedevano tanti “analisti”- “il pazzo” che li trascina alla sconfitta, a contare migliaia di morti, ad una miseria nera. Forse sarebbe più utile, per capire la guerra, rappresentarla in tutti i suoi aspetti; e sarebbe più utile, per capirne le cause, prendere sul serio le dichiarazioni di Biden, quando afferma di armare e addestrare gli ucraini da oltre un anno, e le dichiarazioni di Putin, quando dice di volere sicurezza per la Russia e le minoranze russofone. Partendo da qui, contestare al leader russo che una potenza nucleare non solleva una questione di sicurezza scatenando una guerra dagli esiti imprevedibili e individuando nelle opposte posizioni un terreno concreto su cui operare una mediazione possibile. Magari chiamando la UE ad esserne protagonista rivendicando il proprio ruolo autonomo di soggetto di pace che garantisce libertà di collocazione internazionale ed integrità territoriale per una Ucraina che si impegna a non ospitare insediamenti militari minacciosi per la Russia e a riconoscere ampia autonomia alle minoranze russofone. Questo farebbe una informazione che racconta, riflette, suggerisce. La nostra è schierata, con l’elmetto, per riempire le pagine e gli spazi televisivi fra uno spot pubblicitario che vende telefoni ed uno che vende detergenti intimi per signora; spot che, senza eccezione alcuna, interrompono la scena più tragica o la discussione più accanita. Vendere viene prima. Mi auguro che questo vostro giornale, al quale ho voluto mandare il resoconto di quanto gli altri non osano dire, non abbia altre priorità se non quella di scrivere la verità.  

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