Home / Di tutto un pò / FINCHE’ C’E’ GUERRA C’E’ SPERANZA

FINCHE’ C’E’ GUERRA C’E’ SPERANZA

Era il titolo di un celebre film di Alberto Sordi del 1974. Non si tratta di una recensione tardiva bensì di un editoriale di Cristoforo Tramontana per TERMINAL, a proposito della guerra in Ucraina.

PER LA GUERRA E CONTRO LA PACE                                                        

È di pochi giorni fa la dichiarazione dell’’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, riguardo la guerra in Ucraina:”Il dossier più urgente è quello delle munizioni, se falliamo la guerra è a rischio, la Russia spara 50mila proiettili al giorno, dobbiamo fare in modo che l’Ucraina abbia le stesse capacità”. 

Per i guerrafondai europei, inviare munizioni (per mortai, carri armati, missili terra terra, proiettili speciali, ecc.) diventa strategico in questo momento e, se non lo si facesse o si rallentassero i rifornimenti all’Ucraina, la Guerra potrebbe seriamente, rischiar di fallire! Fino a pochi giorni fa, per l’Umanità e per il Pianeta, ad essere “a rischio” era sempre e solo la Pace. L’incombenza della pericolosità delle armi, disseminate per il mondo, è sempre stata una minaccia che ha messo a rischio sia l’incolumità dei popoli, sia la distruzione del nostro pianeta. 

Le sanzioni alla Russia ed il sostegno economico e militare all’Ucraina, da più di un anno, non hanno prodotto alcun effetto sulla guerra tranne, quello di prolungare le stragi di civili e, soprattutto, la distruzione dell’Ucraina.
Certo, più le armi radono al suolo, più i nobili potentati mondiali potranno sperare di aver parte nella ricostruzione.
Non si gioisce solo per i “terremoti”, la guerra produce gli stessi risultati economici per i soliti noti. Naturalmente, in maniera proporzionale all’impegno sostenuto per realizzare la devastazione.
E l’Italia, con lo sforzo economico messo in atto prima, dal Governo Draghi poi, dal Governo Meloni, avrà di certo una parte determinante nella ricostruzione dell’Ucraina.

Il vertice tenutosi a Roma tra rappresentanti del governo ucraino e il Gotha di quello italiano, hanno già pianificato le strategie di pertinenza italiana. La Giorgia d’Italia che, fino a pochissimi anni fa, era la massima rappresentante del “Veto all’Ucraina per l’ingresso in Europa” oggi, a braccia aperte urla a più non posso: “Ricostruiamo l’Ucraina, presto entrerà in Europa”.
Quel che più incanta ed adorna tutto il quadro è il fatto che Meloni e Zelensky hanno segnato sulle rispettive agende l’appuntamento per l’inizio dei lavori: “ci vedremo nel 2025”. 

La Conferenza bilaterale in pompa magna a Roma è servita per garantirsi il “posto al sole”, ovvero la candidatura del Bel Paese per ospitare la Conferenza più importante e risolutiva che si terrà tra 2 anni.

Nella folle esaltazione per tutto il contesto, a cavalcare la tigre è stato Salvini che, senza alcun pudore, ha già individuato e benedetto le aziende italiane in odore di appalti, WeBuild, Mermec e Coldiretti che, assicurandosi le miliardarie concessioni esclusive (si parla di una fetta pari a 400 miliardi di euro) magari, potrebbero ringraziare cospicuamente. 

Hanno fatto i conti senza l’oste? La scommessa è troppo azzardata e, per realizzarsi, obbligherebbe l’Ucraina a scacciare l’invasore Putin e, allo stato dei fatti, l’impresa non risulterebbe facilmente realizzabile visti soprattutto, gli ultimi tentennamenti americani, francesi e tedeschi.

Per il momento pensiamo a far durare, il più a lungo possibile, questa Guerra, senza inficiarla con inutili e antieconomici rischi, sostenuti dell’oppositrice Schlein che plaude alle manovre belligeranti, e sperando che lo Zar Russo non decida di utilizzare la forza bellica missilistica sull’Europa, di Pace troveremo il tempo di discutere quando saranno certificati gli accordi per il totale rifacimento dell’Ucraina.

Cristoforo TRAMONTANA

 

Commenti

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.