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MILAZZO, DONNE E MIMOSE NEL RICORDO DI MIAH

Un 8 marzo milazzese tra meeting, messaggi, proposte, polemiche e cartoline filateliche postali, ma il simbolo per eccellenza della festa della donna resta la mimosa. Certamente le mimose non costituiscono un pericolo per la salute nell’attuale emergenza pandemica, ma ci è stato fatto notare che chi vende fiori in strada, in spregio alle norme, commette un reato!

Quel fiore giallo, come la colorazione regionale dettata dal DPCM, viene infatti venduto a prezzi stracciati da cittadini stranieri fermi agli incroci e ovunque ci sia passaggio di autovetture; la vendita continua anche con la bici per le strade, sotto gli occhi di tutti.

Sono abusivi – ci è stato detto – che effettuano una concorrenza sleale nei confronti dei fiorai, degli esercenti obbligati a praticare prezzi superiori rispetto a chi vende senza emettere scontrino, praticamente in nero in una giornata che rappresenta un’opportunità di guadagno interessante per negozi e attività! Proprio loro, che improvvisamente escono dalla loro invisibilità, oggi vengono additati come responsabili di un danno economico nei confronti di chi opera onestamente, sottraendo risorse allo Stato e a noi tutti…

Invisibili, così come lo sono stati per un anno, e che oggi, approfittando della festa della Donna, della pubblicità commerciale di qualcosa che affonda le sue radici nello sfruttamento, vengono improvvisamente fuori per sbarcare il lunario. Eppure per un anno nessuno li ha cercati, nessuno si è interessato di loro, nessuno si è chiesto se avessero la possibilità di vivere o quanto meno di sopravvivere! 

Ed ecco che arrivano le domande, pretestuose e formulate per fare i conti in tasca a chi, per dodici lunghi mesi, ha sofferto in silenzio sorretto solo dal volontariato e dalla generosità… Dove prendono le mimose, quanto le pagano, e a quanto ammonta il loro guadagno?

Ormai li conosciamo quasi tutti, perchè da dicembre frequentano la chiesa di S. Rocco per ritirare vestiario, giocattoli e alimenti. E con noi hanno parlato: Ruvel, del Bangladesh, è posizionato con Samir all’incrocio di San Papino quando arriva il collega rifornitore Ajar in sella ad una bici. Hanno paura delle forze dell’ordine perché sprovvisti di licenza. Racconta che le mimose riesce a venderle ancora nel pomeriggio a due euro al mazzetto, ma con il passare delle ore proporrà tre mimose al costo di cinque euro, per evitare di regalarle arrivando a fine serata. Ammette che non le ha comprate all’ingrosso dei fiori, ma raccolte sugli alberi nelle campagne della Piana.

Più avanti, a Piazza Roma, c’è Saphala. I costi delle mimose hanno un prezzo di circa cinquanta euro, in una scatola che contiene pressoché cento pezzi. Questi vengono divisi e confezionati in mazzetti ancora più piccoli, e li vediamo sul marciapiede.

E le mimose comprate dal grossista? Sono state emesse regolari fatture, così come si fa per un compratore italiano? Stendiamo un velo pietoso…

La venditrice srilankese festeggia i diritti nel suo giorno, e dichiara che tra ieri e oggi ne ha venduti novanta: moltiplicato per due euro totalizza centoattanta euro. In compagnia del veterano Alok è poco, ma serve per vivere e quindi conviene.

Tutti attendono di tornare a vendere sul lungomare Garibaldi i loro gadget, cuffie e portacellulari, anche quelli rigorosamente abusivi, aspettando che il virus e il governo entro l’estate permettano il ritorno e la vendita della merce, ad un numero maggiore di clienti!

Altri continueranno a vendere le rose, assillando i clienti dei ristoranti e delle pizzerie; infatti la mimosa “tira” giusto per la festa una volta l’anno. Ma sulle rose ci sarebbe molto da raccontare… 

A sedici mesi dalla morte di Miah Fozlu, il simpatico venditore di rose originario del Bangladesh colpito da una letale malattia, amato dalla movida milazzese, che con la sua triste storia aveva sensibilizzato le coscienze con una raccolta fondi solidale in suo sostegno, ci troviamo oggi di fronte ad un’attenta riflessione sul tema dell’accoglienza e dell’integrazione civica.

Il commercio abusivo, superfluo ribadirlo, è un danno concreto all’economia regolare e all’erario, ma è anche spesso l’unica soluzione che hanno molti irregolari di guadagnarsi da vivere, sfruttati a loro volta da coloro che forniscono prodotti illegali.

Sull’argomento diverse volte ci si è divisi, specie sui social, ma rimane il fatto che nonostante l’ambulantato abusivo resti un’illecito da sanzionare, la solidarietà collettiva verso chi è in forte difficoltà è un sentimento impossibile da condannare. E chi vende mimose all’angolo delle strade non ha certo ricevuto i cosiddetti ristori da parte dello stato.

Figuriamoci oggi, 8 marzo.

 
 
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