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CORONAVIRUS, una parola per BARBIERI E PARRUCCHIERI

ECCO L’INTERVENTO DI GIACOMO RUVOLO, RESPONSABILE DELL’ASSOCIAZIONE DEGLI ACCONCIATORI DI MILAZZO, IL QUALE PRECISA CHE LUI E I SUOI COLLEGHI SONO PRONTI ALLA RIAPERTURA ATTUANDO LE MISURE PREVISTE DALLE NORME…

Ricordate quanto abbiamo scritto tre settimane fa, a proposito dei barbieri “abusivi”? Un caso nazionale, esploso proprio mentre il governo stava studiando misure per contrastare la diffusione del coronavirus e limitare i contagi. “Un servizio non a norma, senza tutela e sprovvisti di dispositivi di sicurezza offendono la stragrande maggioranza dei professionisti milazzesi che rispettano le disposizioni pur soffrendo lo stop forzato in casa – ci aveva dichiarato al telefono Giacomo Ruvolo, responsabile dell’Associazione dei barbieri di Milazzo – magari nella difficoltà di poter pagare la rata del mutuo o affrontare le spese quotidiane”. Oggi è ancora Giacomo Ruvolo a rincarare la dose, e lo fa prendendo la parola in rappresentanza dei suoi colleghi, allo stremo soprattutto dal punto di vista economico. “Evidentemente il problema non è stato affrontato dal Consiglio dei Ministri, che non conosce tutte le situazioni e che si affida ai cosiddetti esperti dei vari settori che suggeriscono di prendere decisioni contestabili: chiusura totale, senza diritto di replica, poichè non vengono rispettate le misure.” Le immagini che ci mostra la tv sono veramente impietose: per gli uomini, capelli lunghi oltre misura, arruffati, con barbe incolte che vengono fatte crescere poichè sono ancora molti quelli che non sanno come si usi un rasoio USA E GETTA. Per le donne, il discorso è diverso: i capelli lunghi scoprono le radici bianche o nere, che stonano con le colorazioni bionde. Le punte sono spezzate e meriterebbero un taglio per poterle rinforzarle. Per non parlare del volto: il che dimostra che manca la mano esperta che davanti agli specchi aiuta a spennellare e a correggere, a mescolare dosi di fondo tinta, a dipingere le labbra… Insomma, la chiusura di barbieri, parrucchieri, sale di bellezza ha coinciso anche con una sciatteria non considerata, un senso di trascuratezza della persona, che non coincidono assolutamente con l’igiene che dovrebbe essere messa al primo posto in una situazione come questa, e che richiama per l’appunto all’igiene. Chiediamo a Giacomo Ruvolo, in forma provocatoria e per sdrammatizzare, se siamo tornati ai tempi … dei capelloni. Se un tempo i nostri genitori ci riportavano al rispetto di certe norme, in vigore in quegli anni, con una domanda alla quale si replicava con l’obbedienza (Ti è morto il barbiere? – ricordo ancora la frase…), oggi tutti indistintamente, barbieri o parrucchieri, godono apparentemente di buona salute. “Ma non sappiamo per quanto tempo, visto che mancando i mezzi per il sostentamento anche la buona salute verrà meno: è solo questione di tempo – risponde Ruvolo – Evidentemente i “consiglieri” del consiglio dei Ministri non si rendono conto che un barbiere di una città o di un paesino non percepisce uno stipendio come il collega di Montecitorio che arriva ad uno stipendio anche di 137 mila euro l’anno! E imponendo la chiusura per mesi di barbieri, idraulici e baristi non recupereranno le spese pari a 179 milioni di euro che rientravano nel programma dei tagli ipotizzati dai 5 stelle! Riusciranno piuttosto a gettare sul lastrico migliaia di persone alle quale il contentino sarebbe un bonus di 600 euro al mese!”. “Chissà se lo stesso importo – riprende – viene offerto anche al barbiere o al barista del Parlamento! Non si rendono conto, questi signori che hanno tanto a cuore la salute degli Italiani, che un negozio di barbiere in una città come Milazzo, ma anche in tutte le città d’Italia, può benissimo lavorare per appuntamento, limitando i danni economici e rendendo un servizio alla collettività: primo fra tutti a chi, anche se chiuso in casa, ha barba lunga e capelli cresciuti oltre misura; e alle donne, che cercano di darsi una pettinata alla meno peggio, prima di uscire per la spesa. Nei nostri locali si utilizzano rasoi usa e getta, dopo una singola rasatura. Le mantelline che proteggono il cliente dai capelli tagliati che cadono, sono anch’esse utilizzate per una volta sola; così come i guanti, le tovaglie per asciugare la testa, le forbici che vengono messe a bollire prima di essere riutilizzate, e disinfettate con alcool … Se ci viene chiesto di fornire una mascherina ai clienti, non avremmo difficoltà a farlo. In quanto all’appuntamento, basta stabilire i turni per tutta la giornata o per la settimana; ma già molti lavoriamo così, anche prima del coronavirus”. In ogni caso, lo Stato vi riconosce l’accesso ad un contributo di 600 euro… “Potrebbe bastare a pagare l’affitto del locale, ma non a sfamare una famiglia che vive di un unico reddito – prosegue Giacomo Ruvolo. – E i mutui per chi ha messo in piedi un’attività? E le tasse? E l’insegna? E le iscrizioni all’artigianato, il commercialista, i contributi, le altre spese? Chi paga? Sapete quanti di noi saranno costretti a chiudere, alla fine di questa emergenza? Se parecchi non lo faremo… e mi ci metto pure io… è perchè ormai da decenni facciamo questo lavoro…”.

Non ha tutti i torti, e la cosa che ci fa rabbia è che non esiste una categoria nazionale che faccia valere i diritti di migliaia di lavoratori autonomi, in questo caso barbieri e parrucchieri. Se poi al Parlamento credono che il barbiere abbia uno stipendio di 137 mila euro l’anno… beh, i politici che decidono sanno bene che soldi da parte ne avrà parecchi, e potrà benissimo stare un paio di mesi senza lavorare.

Ma questo vale solo per chi ha avuto la fortuna di essere assunto a Montecitorio! E non deve essere necessariamente un barbiere…

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