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COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 14.4, a cura di Mariella Rappazzo

Dal Vangelo secondo Luca – Lc 24,35-48

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 14 APRILE 2024 (Lc. 24,35-48)

In questo brano Luca imbastisce una trama eclettica in cui sono presenti personaggi e dialoghi utili a “descrivere” l’indescrivibile, Gesù risorto. Il suo intento è quello di farci capire che tra il Gesù vivo che camminava per le strade della Palestina (poi morto sulla croce) e Gesù risorto, c’è continuità di identità. Luca presenta Gesù che “mostra le mani e i piedi e mangia pesce”… questa è una modalità narrativa spazio-temporale per chiarire che quel Gesù che ha vissuto una storia umana con esperienze e relazioni, adesso è risorto cioè “vive nella sfera di Dio”.

Tra il Gesù terreno che mangiava con gli amici (Cfr. Lc. 5,29; Lc. 7,36; Lc.15,2 ) e il Gesù divino, c’è perfetta identità. Gli uomini lo hanno ucciso, ma Dio lo fa vivere per sempre. La risurrezione è un dato di fede metastorico e non può essere oggetto di indagine sotto il profilo scientifico, infatti nessun Evangelista riporta il “come” Gesù sia risorto, ma ne mostrano solo le conseguenze. Per riconoscere Gesù risorto, gli Evangelisti ci danno alcune indicazioni importanti. La presentazione di mani e piedi feriti sono un’indicazione per riconoscerlo vivo nei sofferenti, nei poveri e nelle vittime innocenti di questo mondo. I racconti delle apparizioni sono delle narrazioni teologiche che fanno parte del linguaggio apocalittico e che non possono essere presi alla lettera. (Anche se non possiamo escludere alcune visioni personali). D’altronde il termine greco ICHTHYS, tradotto in italiano con pesce, è un acronimo e significa Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. Gesù che mangia pesce è un invito a riconoscerlo vivo nella convivialità e nella condivisione. Gesù si è identificato nel pane come alimento di vita (Lc. 22,14-19) ed ha chiesto a noi di farci “pane”, alimento di vita per gli altri (Mt.14,13-16). In ogni attività di amore ricevuto e amore donato si fa esperienza di Gesù vivo in mezzo a noi e riconoscibile quando spezziamo il pane cioè facciamo condivisione e solidarietà in conformità al suo insegnamento. Gesù risorto sta sempre in mezzo (Lc. 24,36). Ciò significa che tra i cristiani c’è uguaglianza di relazione con Lui, senza gerarchie o esclusioni. Quando Gesù si “manifesta” dona la pace cioè ispira tutto quello che serve per la pienezza della felicità di tutti. Però questa è una realtà che va realizzata giorno per giorno da ciascuno di noi in conformità ai suoi principi di fraternità e sorellanza. Gesù ci apre la mente e ci fa comprendere le Scritture che vanno studiate con lo stesso Spirito di chi le ha scritte, cioè l’amore di Dio per l’umanità. Infine il Signore manda tutti a diffondere il suo messaggio di conversione che significa vivere non più concentrati solo sui propri bisogni, ma attenzionare e sostenere anche i bisogni degli altri, nell’ottica di una società sempre più giusta e inclusiva.

MARIELLA RAPPAZZO

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