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MILAZZO, INCIDENTE STRADALE CON FERITO E CON LETTERA DI ACCUSE…

Il pensionato 88enne Gino La Rosa è stato sottoposto martedì scorso ad un delicato intervento chirurgico di osteosintesi dopo le fratture a tibia e perone e di artroprotesi al ginocchio presso il centro polispecialistico Cristo Re di Messina, eseguito dall’equipe ortopedica diretta dal dottor Michele Salpietro. Tornato a casa, per lui adesso seguirà un lungo processo di riabilitazione. Nel frattempo il nipote scrive alle testate giornalistiche una lettera piena di amarezza… Eccola. 

“Mi chiamo Francesco Smedile e vi scrivo con amarezza, rabbia e senso di impotenza. Lo faccio pubblicamente perché da troppo tempo i cittadini di contrada Grazia attendono ascolto, e ogni canale ufficiale, ogni segnalazione inviata, ogni grido d’allarme lanciato è caduto nel silenzio più assordante. Qualche giorno fa, mio nonno, un uomo di 88 anni, è stato investito mentre cercava semplicemente di attraversare la strada che conduce all’ospedale. Oggi, a causa di quell’incidente, non potrà più camminare o, quanto meno, non potrà più vivere la sua vita come prima. Non è il primo, e purtroppo temo non sarà l’ultimo. In quella stessa strada, in passato, altre persone hanno perso la vita. Eppure nulla è mai cambiato. Da oltre vent’anni, noi residenti chiediamo, segnaliamo, supplichiamo. Ma il Comune, e qui mi rivolgo indistintamente a tutte le amministrazioni che si sono succedute, ha fatto orecchie da mercante, compresa l’amministrazione attuale, che fino a oggi non ha mosso un dito per sanare una situazione indegna di un paese civile. Nel corso degli anni, le segnalazioni documentate via Pec da parte di cittadini, comitati e residenti sono state numerose e precise. La risposta più frequente da parte dei vigili urbani è stata un banalissimo, rassegnato: Ma noi che possiamo farci? Sicuramente i dissuasori non possiamo metterli perché passano i mezzi di soccorso.

Mi chiedo: quali mezzi di soccorso? Quelli che restano bloccati dalle auto parcheggiate in mezzo alla strada e sui marciapiedi, mentre nessuno interviene? La strada in questione è un incrocio pericoloso, con visibilità ridotta e traffico selvaggio. Gli automobilisti parcheggiano in mezzo alla carreggiata e sui marciapiedi — spesso per andare a prendere il pane o le sigarette — bloccando ingressi di abitazioni e attività commerciali. Provate a farlo notare a chi infrange le regole: nella migliore delle ipotesi vi rispondono con un “vabbè, sono due minuti”, nella peggiore vi minacciano. Nel frattempo, con la chiusura del ponte che collega Milazzo a Barcellona, il traffico si è moltiplicato. Ma cosa importa se i mezzi di soccorso restano bloccati? Cosa importa se un uomo di 88 anni resta a terra, sull’asfalto, e l’ambulanza non riesce a passare? A questo si aggiungono altri due problemi noti a chiunque percorra quella strada: il manto stradale dissestato e l’assenza totale di dissuasori, semafori, dossi o controlli, che consente alle auto di correre come se fossero in autostrada.

Mi domando: fino a quando dovremo aspettare che qualcosa cambi? Fino a quale numero di vittime? Qual è il prezzo minimo, secondo voi, per meritare attenzione? A livello personale non posso non esprimere anche il mio profondo dispiacere e disgusto per come sono state trattate le mie parole da alcuni esponenti della politica locale o da loro fedelissimi. In un momento di dolore e rabbia ho rilasciato una dichiarazione a un giornale locale dove ho parlato del divario tra centro e periferia. Ho usato l’italiano, quello che si impara tra la quinta elementare e la prima media, eppure qualcuno ha preferito mistificare, ridicolizzare e beffeggiarsi di quanto detto. E qui lo ribadisco chiaramente: lettura e comprensione del testo si imparano in quinta elementare. Non è accettabile che si finga di non capire o si strumentalizzi una denuncia seria solo per difendere politicamente l’indifendibile. Frasi come “a Milazzo cade un fulmine e la colpa è del sindaco” oppure “c’è chi approfitta di ogni occasione per attaccare l’amministrazione” non meritano risposta. La mia non era una critica a questa amministrazione in particolare, ma a vent’anni di immobilismo da parte di tutte le giunte che si sono alternate.

Ma ciò che non posso ignorare — e che grida vergogna — è il comportamento di un membro del Consiglio Comunale che, al momento dell’incidente di mio nonno, anziché prestare aiuto o almeno capire cosa stesse succedendo, ha pensato bene di strombazzare con il clacson e urlare “IÓ HAIU DA FARI!” davanti a un anziano a terra e cittadini che, nel caos, tentavano semplicemente di agevolare i soccorsi. Da questo individuo, che rappresenta le istituzioni, la mia famiglia si aspetta delle scuse pubbliche. Non per orgoglio personale, ma per decenza civica, per rispetto di ciò che dovrebbe essere il minimo sindacale da parte di chi ha l’onore — e l’onere — di rappresentare la collettività.

Se questo è il livello istituzionale della nostra città, c’è davvero da vergognarsi.
E permettetemi di aggiungere un’altra riflessione personale: mi fa davvero specie che io, a 29 anni, debba insegnare — scusatemi il termine — l’educazione e il rispetto a persone adulte, grandi, che ricoprono ruoli istituzionali all’interno del Consiglio Comunale e dell’Amministrazione Cittadina. Un messaggio anche per chi verrà. A breve, a Milazzo, ci saranno le elezioni comunali. Questa lettera, dunque, non è solo un appello a chi oggi governa, ma anche un messaggio diretto a tutti coloro che intendono candidarsi o ricandidarsi per ruoli politici in città.

Sappiate che i cittadini non dimenticano. Sappiate che ogni promessa non mantenuta, ogni silenzio complice, ogni arroganza istituzionale, oggi ha un nome e un volto. E quando verrà il momento delle urne, tutto questo — ve lo garantisco — verrà ricordato.

A voi, sindaco, assessori, consiglieri, chiedo: quando intendete assumervi la responsabilità politica e morale per quanto sta accadendo in Contrada Grazia? Quando vi deciderete ad ascoltare e ad agire? Perché se non siete in grado di garantire sicurezza e dignità ai vostri cittadini, allora la domanda è un’altra: che ci state a fare? In attesa di fatti concreti — e non post, promesse o passerelle — vi saluto con il rispetto che meritano i cittadini, non i politici distratti”.

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